2023-05-20
Il piano di pace del Papa: 2 messi in partenza per Kiev e Mosca
Matteo Maria Zuppi (Imagoeconomica)
Il Pontefice avrebbe individuato due profili per la mediazione: monsignor Claudio Guggerotti incaricato di recarsi in Russia, mentre il cardinale Matteo Maria Zuppi siederà al tavolo di Volodymyr Zelensky. Diplomatici vaticani sorpresi dal Papa.La missione «segreta» del Papa per mediare una pace in Ucraina alla fine sembra prendere forma. L’aveva annunciata sul volo di ritorno dal suo viaggio a Budapest, il 30 aprile, quando appunto disse che per la pace «è in corso una missione, ma ancora non è pubblica», e «quando sarà pubblica ne parlerò». Sono poi seguite smentite sia dall’Ucraina che dalla Russia, quindi il 13 maggio c’è stata l’udienza del presidente Volodymyr Zelensky in Vaticano, dove quasi in tenuta mimetica si è seduto davanti al Papa e ha fatto sapere poco diplomaticamente che «con tutto il rispetto per il Papa, noi non abbiamo bisogno di mediatori». Ma secondo le indiscrezioni che circolano da un paio di giorni, la Santa Sede non molla. Quando il Papa parlò sull’aereo lo fece in quanto sembra che tramite le rispettive rappresentanze diplomatiche la Segreteria di Stato avesse già fatto richiesta a Kiev e a Mosca di valutare la possibilità di ricevere due inviati del Papa. La risposta sarebbe stata una disponibilità di massima e contestualmente sarebbe stato chiesto il nome degli inviati, perché i nomi fanno la differenza, sia in Ucraina che in Russia.Ebbene, secondo le indiscrezioni, i due agenti del Papa, per dir così, su cui ci sarebbe un primo accordo di massima, sarebbero i cardinali Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, diretto a Kiev, e l’arcivescovo Claudio Guggerotti, capo del dicastero vaticano per le Chiese orientali, in partenza invece per Mosca.Tutto ciò mostrerebbe che il Papa quando ha annunciato la «missione» parlava sapendo che in realtà qualcosa era effettivamente in ballo, e quindi le rispettive smentite sarebbero state solo un riflesso pavloviano delle diplomazie impegnate nel «riserbo». In fondo il cardinale Pietro Parolin, dopo quelle smentite che seguirono le dichiarazioni di Francesco, aveva riportato la palla al centro, per usare un gergo calcistico, dicendo appunto che «non sono state smentite, avevano detto di non saperne nulla ma poi ci sono stati contatti da ambo le parti dove si è chiarito che si è trattato di un misunderstanding, un equivoco». Insomma, gli elementi per dire che Francesco non mentiva, né bluffava quando annunciava la sua volontà di farsi mediatore ci sono tutti. A quanto apprende La Verità le voci di un incarico al cardinale Zuppi e a monsignor Guggerotti sono molto verosimili, sebbene ancora in divenire.L’arcivescovo di Bologna peraltro era vice parroco a Trastevere quando la Comunità di Sant’Egidio, la cosiddetta Onu di Trastevere appunto, nel 1990 iniziò a Roma la trattativa che due anni dopo portò a uno storico accordo di pace in Mozambico dopo 16 anni di guerra civile. Per questo Zuppi è stato fatto anche cittadino onorario del Paese africano, insieme ad Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio. Il nome di Zuppi sarebbe stato proposto per la missione in Ucraina direttamente da Francesco, dimostrando ancora una volta che al Papa argentino piace procedere con il suo fiuto e i suoi uomini più fidati. L’arcivescovo Guggerotti a Mosca, invece, è una figura più istituzionale essendo il prefetto del dicastero per le chiese orientali.La mission impossibile più difficile sembra proprio quella che dovrebbe affrontare Zuppi a Kiev, visto che le resistenze e le condizioni più da difficili da smussare per provare a intavolare una mediazione vengono da Zelensky, come ampiamente dimostrato nel suo recente tour tra Roma, Berlino, Parigi e Londra. A Mosca la situazione potrebbe avere più facilità, anche se pesano sulla bilancia i rapporti non proprio semplici con la chiesa ortodossa russa che in qualche modo ha più volte benedetto l’aggressione. Il Papa mostra, lo dicevamo, ancora una volta di agire motu proprio, se non altro anche per i modi di comunicare (svelare la «missione riservata», ad esempio) e si colloca in uno spazio che lui stesso ha definito di «neutralità positiva», uno spazio in cui si muove anche scavalcando la felpata diplomazia vaticana. Ora la Santa Sede si trova in una posizione geopolitica di maggior vicinanza alla Cina, che sembra la meglio posizionata sul fronte russo ed europeo col suo inviato speciale Li Hui nel ruolo di mediazione, e di maggior distanza invece alle posizioni di Nato e Stati Uniti. Ma la Cina, per quanto si voglia riavvicinarla anche con il famigerato «accordo segreto per la nomina dei vescovi», è meno vicina di quanto possa sembrare da piazza San Pietro, o comunque la forza del Vaticano per influenzare Pechino in un tavolo di mediazione sembra molto ridotta. Dicevamo comunque che la missione papale più difficile è a Kiev, dove il cardinale Zuppi dovrebbe confrontarsi con uno situazione sul campo che in questo momento gli ucraini non vogliono nemmeno congelare, visto che favorirebbe le posizioni acquisite dai russi. Una tregua, invece, potrebbe essere più favorevolmente accolta da Mosca, per le ragioni contrarie. La «missione riservata» dei due monsignori quindi è certamente in fieri, ma potrebbe ancora impantanarsi.Peraltro nella chiesa rimbombano le parole di Sua Beatitdine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che lo stesso giorno in cui con improbabile protocollo il presidente Zelensky incontrava il Papa, in un convegno alla Lumsa ha detto che «non si tratta soltanto della guerra di un paese contro un altro, né tantomeno di una semplice “operazione militare”, ma di un vero genocidio del nostro popolo e di terribili crimini della guerra della Russia in Ucraina, causati anche dalla distorsione della storia con una esplicita connotazione ideologica».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)