2021-10-02
Il petrolio impenna verso i 200 dollari. Parigi blocca i prezzi per paura di rivolte
Emmanuel Macron congela le bollette fino a maggio per fermare i Gilet gialli. E l'Eurogruppo di lunedì farà finta di discutere di inflazione.Il prezzo di un megawatt di energia elettrica ha superato i 200 euro. Le opzioni di acquisto del Brent con data di scadenza dicembre 2022 ieri sono arrivate a valere 200 dollari. Sono cifre al di là di ogni fondamentale e sono il segno di una totale schizofrenia energetica. Le cause sono di natura contingente e strutturale. Il primo pilastro dei rincari è dovuto ai colli di bottiglia che si sono formati con la ripresa dopo i lockdown. Mentre il pilastro di lungo termine è strettamente correlato alle politiche di transizione energetiche imposte dall'Europa ai Paesi membri e alle aziende del Vecchio continente. A tutto ciò si aggiungono le complesse manovre cinesi in grado di impattare sui mercati globali. Un esempio su tutti riguarda il carbone. A dicembre del 2020 Pechino ha deciso di fermare tutto l'import di carbone dall'Australia. Il carbone dell'isola è tra i migliori in circolazione e per anni ha rifornito le centrali cinesi con interessanti ritorni produttivi. Da che Pechino non acquista più a Sud, si rivolge ad almeno una dozzina di player che però estraggono carbone di qualità inferiore. Il risultato è che l'offerta è sempre inferiore alla domanda. Da lì la benzina che partecipa ad alzare le fiamme del falò energetico. L'Ue dal canto sue ha deciso di tagliare le gambe alle fonti tradizionali sacrificando una fetta importante della propria industria, ma lo fa anche nel momento peggiore. Eppure le piazze italiane ieri si sono riempite di manifestanti vogliosi di appoggiare le decisioni del governo. Chiedendo ancor più transizione e ancor più sacrifici. Scena che nelle ultime settimane abbiamo visto in altre nazioni dell'Eurozona. L'unica eccezione al momento è la Francia. I ministri francesi dell'Economia e dell'Ecologia, Bruno Le Maire e Barbara Pompili, hanno scritto al presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, e alla Commissione Ue per chiedere una maggiore cooperazione tra gli Stati membri davanti al caro prezzi causato dall'aumento dei costi dell'energia e una revisione del funzionamento del mercato europeo del gas e dell'elettricità. Sul medio lungo termine, i due ministri hanno chiesto anche la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico in Ue e di ridurre il più rapidamente possibile la dipendenza da Paesi esportatori di gas come la Russia, di recente accusata in conferenza stampa da Le Maire di «giocare» sulle forniture «per far salire i prezzi ed erodere l'indipendenza politica» della Francia e dell'Europa. Nel frattempo l'Eliseo ha annunciato il congelamento degli aumenti in bolletta fino al prossimo maggio. L'obiettivo che traspare dalle dichiarazioni dei politici e dagli articoli della stampa francese è quello di evitare che la stagione fredda sia accompagnata da migliaia di manifestazioni che permetterebbero ai Gilet gialli di paralizzare il Paese. Su questo i francesi sanno come fare pressione sul governo a differenza nostra. Certo, non basta. Dopo maggio il delta tra il prezzo calmierato e quello di mercato sarà comunque spalmato sulle bollette almeno per i sette mesi successivi. A detta del governo francese basterà un intervento tampone. Poi i prezzi scenderanno. È in fondo la linea del resto dell'Europa. La stessa della Commissione e pure dei vertici di Bankitalia. I rincari, e più in generale il ritorno dell'inflazione in Europa, saranno al centro delle discussioni dei ministri delle Finanze dell'area euro lunedì, nell'Eurogruppo che si riunisce in Lussemburgo. È probabile che i ministri ne parlino anche nella colazione di martedì mattina prima dell'Ecofin. In realtà nessuno dei presenti potrà essere trasparente. Nessuno sarà in grado di esternare le previsioni inflattive sul 2022. A tutte le problematiche logistiche e alle strozzature dovute alla transizione ecologica, si sommerà anche la politica monetaria. Il Recovery fund porterà altra inflazione. E nessun governo potrà intervenire e spezzare il circolo vizioso in cui si è infilato. Probabilmente non vorranno nemmeno farlo. Perché è il modo migliore per diluire l'enorme ammontare del debito pubblico. E il tutto sarà sulle spalle del ceto medio e dei lavoratori dipendenti. Per questo è importante per l'Ue trovare il modo di passare dall'emergenza sanitaria a quella climatica. Se il mondo sta per finire chi non sarà disposto a soffrire e impoverirsi pur di fare la sua parte? La domanda è purtroppo retorica. Perché sempre meno voci si alzano per smontare lo storytelling.