2020-04-06
Alberto Bagnai: «Il Pd dice che il Mes è superato ma lo accetta con altro nome»
Il leghista: «Nell'Ue c'è una volontà neocoloniale ammantata di una dimensione quasi religiosa legata all'euro. Vogliono vincolarci ed evitare la via maestra: l'azione della Bce».Alberto Bagnai (Lega) presiede la Commissione Finanze del Senato. Ma, al di là del suo attuale ruolo politico e istituzionale, è interlocutore imprescindibile per ragionare sulla crisi dell'Ue e sulla risposta di Bruxelles all'emergenza Coronavirus. Il suo saggio Il tramonto dell'Euro porta la data del 2012, e il professor Bagnai ha accettato una conversazione a tutto campo con La Verità, essendo reduce da una videoriunione in cui i rappresentanti dell'opposizione hanno interloquito con il Governo. Colpa o dolo, Professore? Intendo dire, nel rapporto tra Roma e Berlino-Bruxelles, come vede il mix tra imperizia e volontà di farsi mettere al guinzaglio?«Nel passaggio dalla mia esperienza di intellettuale a quella di politico “praticante", ho imparato a dare il giusto peso al ruolo della stupidità e della negligenza: prima tendevo a ricondurre i fenomeni alla razionalità e al cui prodest. Tuttavia…».Tuttavia?«Le ultime vicende mi hanno fatto capire quanta ipocrisia ci fosse in un paio di affermazioni…».La prima?«Da parte degli uomini di governo sentivo spesso dire: “Ci farebbe comodo una posizione chiara del Parlamento". Ma ora Roberto Gualtieri e il governo evitano il Parlamento…».E la seconda?«Da parte dei funzionari mi si diceva: “Quella volta è andata male perché da Roma non avevamo una chiara linea politica...". Ma da due anni vediamo la trattativa sul Mes procedere nonostante il partito di maggioranza relativa si sia sempre dichiarato contrario. L'ambiguità non è una scusa credibile».Lei è stato tra i primi a denunciare - in epoca non sospetta - il fatto che le trattative italiane sul Mes fossero condotte da parte dei funzionari del Mef (non si capisce con quale mandato politico, peraltro) in una condizione di impossibilità di controllo parlamentare e di opinione pubblica…«Attenzione. A noi Roberto Gualtieri ha detto che i funzionari stanno seguendo le sue indicazioni. Quindi, se diamo credito al ministro, la fattispecie penale di infedeltà in affari di Stato va esclusa… Anche se, a essere maliziosi, l'evidenza data dai media al ruolo del deep state potrebbe essere finalizzata a precostituire dei capri espiatori, se le cose andassero male…».Mes. C'è da temere che l'apparenza di una «dura battaglia» servirà a confondere meglio la capitolazione italiana?«Vedo che il Pd, da un lato, dice di considerare il Mes uno strumento superato, ma in realtà ne accetta la riproposizione in altra forma. La realtà - sociologicamente parlando - è che Gualtieri è un “animale" dello “zoo" di Bruxelles, e quindi non vuole dare dispiaceri ai suoi amici. Politicamente, invece, e questo è molto più grave, facendo entrare l'Italia nel Mes, questa maggioranza vincola i governi successivi, consentendo a Bruxelles di ingabbiarli preventivamente».Si dirà che le condizionalità peggiori sono state evitate e che c'è un mitico «pacchetto». Vogliamo esaminarne le componenti? Intanto, lei ha scritto che un «Mes senza condizioni» è come «un'austerità espansiva», praticamente un ossimoro…«Nella migliore delle ipotesi, non sanno di cosa parlano. Nella peggiore, lo sanno bene. Quando fu istituito il Mes, fu modificato l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, aggiungendo un comma che stabilisce che ogni concessione sarebbe stata soggetta a “rigorosa condizionalità". Se oggi volessero fare una cosa seria, dovrebbero togliere questo comma, oppure chiedere la disapplicazione della parte del Two Pack che consente di modificare le condizionalità in seconda battuta. Senza queste precauzioni giuridiche, di che parliamo?».C'è poi questo fondo Sure per la cassa integrazione. Ma nella migliore delle ipotesi più di 10 miliardi (sempre in prestito, peraltro) non potranno arrivare… Ci facciamo ingabbiare per così poco?«Qui la condizionalità è in re ipsa: la proposta è di prendere i soldi in prestito per adottare un modello alla tedesca, simile al Kurzarbeit, sulla cui validità molti tedeschi hanno dubbi».E infine si valorizza il ruolo della Bei, che però non è una banca centrale né può surrogarne il ruolo…«Come i lettori della Verità sanno, né il Mes né la Bei sono strumenti di soccorso per un'emergenza a seguito di una catastrofe. E in entrambi i casi c'è un capitale iniziale che fa da garanzia per raccogliere altro capitale, quindi la potenza di fuoco immediata è limitata. La realtà è che vogliono evitare la strada maestra…».Si riferisce alla Bce.«Certo. La Bce può immettere la liquidità che occorre senza queste condizionalità e trappole. Ovviamente il gioco non sarebbe ripetibile all'infinito, perché esiste un rischio di inflazione. Ma oggi siamo in deflazione, quindi pericoli non ce ne sono».Ci sveli la logica di Gualtieri. Perché non ha preso atto di ciò che è stato già deciso dalla Commissione Ue (sospensione del Patto di stabilità) e dalla Bce (acquisti illimitati di titoli degli stati membri)? Con tutti i limiti, la strada per un ministro dell'Economia coraggioso sarebbe tracciata: assumere decisioni di spesa ingentissime, emettere titoli, e scommettere sul fatto che la Bce li acquisti…«Ci sono più spiegazioni. Quella sociologica che davo prima. Un po' di conformismo intellettuale. La malizia politica di vincolare i governi successivi a patti vessatori. E anche un elemento ideologico: gli esponenti dell'area cosiddetta progressista sono schiavi del feticcio della moneta come merce, e non la concepiscono come istituzione da gestire politicamente». E le controparti, cioè Berlino e Bruxelles?«Alcuni hanno una volontà di sopraffazione, una specie di progetto neoocoloniale».Da questo punto di vista, sarà una sfida lunga…«Lo dico a quelli che vorrebbero “tutto e subito". Il parallelo che mi viene alla mente è quello di quattrocento anni fa, la Guerra dei trent'anni. E anche qui c'è - per cosi dire - un processo ammantato da una dimensione “religiosa". Se volessi scherzare, potrei dire che la formula “gli stati la cui valuta è l'euro" andrebbe sostituita con “gli stati la cui religione è l'euro". Alcuni sono preda di una dimensione religiosa che uccide la critica e il dissenso…».Torniamo all'attuale governo italiano. Lei dice: vuol vincolare i governi futuri italiani, realisticamente di centrodestra. Ma loro invece cosa vogliono? Forse un ruolo alla Tsipras, cioè da esecutore dei desiderata della Troika, anche se, con furbizia scenica, fanno un po' di chiasso alla Varoufakis?«Premesso che vedo differenze molto sfumate tra Varoufakis e Tsipras, mi pare che il tentativo di quest'ultimo di ingraziarsi l'Ue per costruirsi un percorso politico non gli abbia portato molto bene in patria… Questo dovrebbe sconsigliare eventuali emuli. Ma ciò che conta è la differenza tra Grecia e Italia».La espliciti.«In primo luogo una differenza di dimensioni: noi siamo un'economia molto più grande. Questo significa che se l'Ue intende “salvarci" (tra virgolette) facendoci fallire sul modello greco, questo è molto rischioso per le banche tedesche e francesi. Loro lo sanno e stanno provando a segmentare il mercato, a isolare i Btp. Per questo, per noi, il tempo di agire e di opporci è ora».Ma vedo che il senatore Zanda è già pronto a dare in garanzia gli immobili…«La logica degli interlocutori Ue è: ti do i soldi se mi dai in garanzia il Colosseo (per capirci…) e se fai ciò che ti dico io. Mi domando: ha senso farci ricattare così?».Lei ha assunto una posizione coraggiosa. Pur criticando, ovviamente, l'austerità nordica, ha detto che ha poco senso criticare le mosse politiche di Germania e Olanda. Loro hanno saputo negoziare regole a loro favorevoli, l'Italia troppe volte no, invece…«Purtroppo è così. Da questo punto di vista, la lettera di Calenda è una manifestazione di sfrenato provincialismo: altro che afflato europeo… Oltre a suscitare per evidenti ragioni reazioni di fastidio viscerale, si espone a un'obiezione da parte tedesca: i governi italiani hanno sempre accettato quei negoziati…».Domanda controcorrente. Poniamo che invece sia accolta la richiesta che in Italia molti (non solo a sinistra) fanno, e cioè quella degli Eurobond. Ma non sarebbe pericoloso in prospettiva? A quel punto, a fronte di una mutualizzazione dei rischi, Bruxelles e Berlino avrebbero gioco facile a pretendere omogeneizzazione fiscale (la chiamano «armonizzazione»), di fatto togliendo la leva fiscale ai governi futuri…«Sarebbe un esito infausto. E infatti gli Eurobond non sono a mio avviso una buona idea. Vede, i nostri Btp (e l'Italia in 160 anni non è mai andata in default, diversamente dalla Germania o da pezzi di Germania) sono garantiti dalla capacità italiana di creare valore aggiunto. Invece, quale gettito fiscale sarebbe a garanzia degli Eurobond? A quel punto, ci sarebbe fatalmente la richiesta di “tasse europee", da parte di soggetti che evidentemente non ci rappresentano». La nostra conversazione avviene dopo un'ennesima videoconferenza tra opposizione e governo. Le sembrano disponibili a recepire qualche proposta?«Sono ottime persone, ma hanno il guinzaglio Ue. E non c'è modo di sapere quali nostre proposte potrebbero essere accolte, perché, per le risorse, stanno aspettando Godot. Cioè Bruxelles».