
Autocensura di Francesco all'Angelus. Leggendo il discorso, il Pontefice omette la denuncia della crisi morale della città. E si limita a un invito al «senso civico».Papa Francesco non ha voluto rovinare la festa al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e così si è autocensurato evitando di darle un terzo «schiaffo». Ieri, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni della capitale, le parole pronunciate dal Pontefice al termine dell'Angelus, affacciato dalla finestra del palazzo apostolico, davanti a una piazza semivuota per il caldo asfissiante, non sono state fedeli al discorso già distribuito ai giornalisti. Il testo che doveva leggere recitava, quasi in conclusione: «In questa festa dei patroni principali di Roma, auguro ogni bene ai romani e a quanti vivono in questa città. Esorto tutti a reagire con senso civico ai segni di degrado morale e materiale che purtroppo anche a Roma si riscontrano». Francesco, durante la lettura, però, ha saltato la parola «degrado» e la frase è diventata la seguente: «In questa festa dei patroni principali di Roma auguro ogni bene ai romani e a quanti vivono in questa città. Esorto tutti a reagire con senso civico dinanzi ai problemi sociali che purtroppo anche a Roma si riscontrano». Bergoglio, dunque, avrebbe cambiato idea a distanza di poche ore, forse per non infierire ancora una volta contro il primo cittadino pentastellato, che in questi giorni sta combattendo sicuramente contro il degrado materiale considerato lo stato della città dove la Asl, a causa dell'accumulo dell'immondizia fuori dai cassonetti, gli incendi e il caldo eccessivo, ha lanciato l'allarme sul rischio epidemie, invitando tutti i cittadini a gettare i rifiuti usando mascherina e guanti.Del resto papa Francesco, che è anche vescovo di Roma, già la settimana scorsa, in occasione del Corpus Domini, durante la visita pastorale a Casal Bertone, quartiere nella periferia Est della capitale, non era stato tenero, parlando di una «città bisognosa di amore e di cura». Infatti, durante l'omelia il suo attacco al Campidoglio era stato inequivocabile: «Tutti sono chiamati a mettersi in gioco per sollevare i più fragili in una Roma che soffre di degrado. Nella nostra città affamata di amore e di cura, che soffre di degrado e abbandono, davanti a tanti anziani soli, a famiglie in difficoltà, a giovani che stentano a guadagnarsi il pane e ad alimentare i sogni». Quei sogni che il M5s non ha saputo realizzare malgrado la promessa del cambiamento dopo l'amministrazione dem. Poi aveva lanciato un monito a tutti, politici compresi, spiegando: «L'amore fa grandi cose, con piccole cose e l'Eucaristia ce lo insegna, perché ci trasmette la mentalità di Dio. E ci porta a dare noi stessi agli altri. È triste vedere con quanta facilità oggi si maledice, si disprezza, si insulta. Presi da troppa frenesia, non ci si contiene e si sfoga rabbia su tutto e tutti. Spesso purtroppo chi grida di più e più forte, chi è più arrabbiato sembra avere ragione e raccoglie consenso». Del resto anche lo scorso marzo, durante la sua visita in Campidoglio al sindaco Virginia Raggi, aveva ricordato che «Roma è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi».
Diego Moretti (Ansa)
I dem che hanno sempre criticato l’ex sindaco Anna Maria Cisint firmano una mozione sul lavoro nei cantieri navali. Ora vogliono superare il modello di immigrazione a basso costo.
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».
Elly Schlein (Ansa)
La leader Pd dice che la manovra «favorisce solo i ricchi», come se avere un reddito da 50.000 euro lordi l’anno fosse da nababbi. In realtà sono fra i pochi che pagano tasse dato che un contribuente su due versa zero Irpef. Maurizio Landini & C. insistono con la patrimoniale. Giorgia Meloni: «Con me mai». Pure Giuseppe Conte non ci sta.
Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.
Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Dopo aver sfidato lo «sceriffo di Salerno» il segretario dem si rimangia tutto. E per Roberto Fico conta sui voti portati dal governatore, che impone ricompense per il figlio. Sulla partita veneta, Ignazio La Russa apre a Luca Zaia nel governo.
«Vinciamo»: il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, Fulvio Martusciello, capodelegazione azzurro al Parlamento europeo, lo dice alla Verità e sembra convinto. L’ennesima manifestazione elettorale di Fi al centro di Napoli è un successo clamoroso: centinaia di persone, il ritratto di Silvio Berlusconi troneggia nella sala. Allora crede ai sondaggi più ottimisti? «No», aggiunge Martusciello, «credo a quello che vedo. Siamo riusciti a entrare in tutte le case, abbiamo inventato il coordinatore di citofono, che si occupa di curare non più di due condomini. Parcellizzando la campagna, riusciremo a mandare a casa una sinistra mai così disastrata». Alla remuntada in Campania credono tutti: da Giorgia Meloni in giù. Il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, sente aria di sorpasso e spinge sull’acceleratore.
Matteo Zuppi (Ansa)
Il cardinale Matteo Zuppi, in tv, svela la fonte d’ispirazione della sua dottrina sociale sui migranti: gli «industriali dell’Emilia-Romagna». Ai quali fa comodo la manodopera a buon mercato, che riduce le paghe medie. Così poi la sinistra può invocare il salario minimo...
Parafrasando Indro Montanelli, viene da pensare che la Chiesa ami talmente i poveri da volerne di più. Il Papa ha appena dedicato loro un’esortazione apostolica, ma le indicazioni di politica economica ai cattolici non arrivano da Leone XIV, bensì dai capitalisti. E vengono prontamente recepite dai vescovi. Bastava ascoltare, venerdì sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, intervistato a Propaganda live: l’immigrazione, ha insistito il cardinale su La 7, «è necessaria. Se si parla con qualsiasi industriale in Emilia-Romagna dice che non c’è futuro senza».






