
Il nuovo piano prevede un’iniezione di liquidità entro la fine del 2022. Attesa per la decisione Ue sul rinvio dell’uscita dello StatoServono altri 2 miliardi e mezzo di aumento di capitale per il Monte dei Paschi. E vanno trovati entro il 2022. L’ad, Guido Bastianini, non è evidentemente scaramantico considerando che ha deciso di varare il nuovo piano industriale 2022-2026 di venerdì 17. Così come sempre il 17 dicembre, ma di un anno fa, la banca aveva licenziato il vecchio piano, mai approvato dalla Ue e poi congelato dalle trattative con Unicredit poi naufragate. Quello passato al vaglio del board di ieri lo sostituisce integralmente e sarà determinante nel negoziato con le autorità europee sulla proroga di almeno 12-24 mesi della discesa dello Stato dal Monte. Con la fine dell’anno si avvicina la scadenza di quel processo di privatizzazione che il Montepaschi non è stato in grado di completare. E se l’intenzione di Roma è fissare una scadenza elastica per ricapitalizzare nel frattempo la banca con un’operazione di mercato a cui il Tesoro parteciperà pro quota, l’obiettivo della Dg competition è evitare che il prolungamento del regime di nazionalizzazione del Monte risulti distorsivo della concorrenza nel mercato bancario.Il documento sarà trasmesso al ministero dell’Economia in vista del confronto con Bruxelles che potrebbe porre dei paletti più rigorosi, come già accaduto nell’ambito della trattativa sulla ricapitalizzazione precauzionale del 2017. La palla passa quindi adesso alla Bce, al Single resolution board e alla Dg comp. «Le posizioni delle autorità», si legge nel comunicato di Mps, «costituiscono un presupposto per l’operazione di rafforzamento patrimoniale prevista dal piano. Attualmente la banca non è in grado di fornire una stima precisa dei tempi necessari alle autorità competenti per portare a termine i rispettivi processi, ma fornirà il massimo impegno a collaborare affinché i suddetti processi possano essere completati con successo e tempestività». Non solo. Il piano, viene aggiunto, «potrebbe tuttavia dover recepire eventuali modifiche e cambiamenti, anche rilevanti, per riflettere quanto derivante dal confronto» con Bruxelles e Francoforte. Il nuovo piano stima un utile pre tasse di 700 milioni nel 2024 e un cost-income ratio al di sotto del 60% con ulteriori riduzioni negli anni successivi. È poi attesa una riduzione continuativa dei rischi legali legati all’informativa finanziaria, inferiori a 2 miliardi (al lordo degli accantonamenti già effettuati). L’aumento di capitale da 2,5 miliardi permetterà circa 800 milioni di investimenti It, circa 1 miliardo di costi di ristrutturazione e la «completa rispondenza» alle indicazioni emerse dagli stress test del 2020 e agli attuali requisiti Mrel. Sul fronte del contenimento dei costi è inoltre prevista l’attivazione di un piano di uscite volontarie di personale, con circa 275 milioni di risparmi annui che potrebbero essere per la maggior parte realizzati entro il 2024, in funzione delle negoziazioni con i sindacati. Non si parla quindi di cifre (le ultime indiscrezioni riportavano 4.000 tagli, pari al 20% dell’attuale forza lavoro) che andranno definite con i sindacati e poi con la Ue. Nel frattempo, dalla politica, ieri sono arrivate le parole del segretario del Pd: «Man mano che i giorni passano ci si rende conto che è stato un bene che la vicenda Unicredit sia finita come sia finita. Quella non era la strada giusta», ha detto Enrico Letta a margine di un incontro a Siena. Dove è stato eletto alle recenti suppletive andando a occupare il posto di deputato lasciato libero da Pier Carlo Padoan, oggi presidente proprio di Unicredit.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.
L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.






