2020-11-07
Il misterioso caso dei «fantasmi» che si candidano alle elezioni
Aperta una indagine: casi sospetti segnalati nei piccoli centri. Poliziotti sott'inchiesta disciplinare per i permessi elettorali.Un mistero attraversa l'Italia elettorale. Alle ultime amministrative del 20-21 settembre Maria Galasso, un'infermiera che vive in provincia di Foggia, decide di candidarsi come sindaco a Posina, un paesino di 558 abitanti in provincia di Vicenza, per un movimento che si chiama L'Altra Italia. Nulla spiega perché la donna scelga come luogo di candidatura un Comune a oltre 700 chilometri di distanza da casa, né perché i suoi sette compagni di lista siano, come lei, tutti foggiani. L'infermiera a sorpresa ottiene comunque 17 preferenze, cioè il 5,3% dei 319 voti validamente espressi: non le consentono di diventare primo cittadino, ma la fanno comunque entrare in consiglio comunale. A quel punto, però, il caso si complica perché l'eletta rinuncia alla carica, adducendo problemi personali, e altrettanto fanno i suoi colleghi di lista. Risultato: il seggio d'opposizione resta vacante, e il segretario comunale segnala il fatto alla Procura di Vicenza.E qui comincia il vero mistero, perché della strana vicenda s'accorge un deputato vicentino, Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, che a fine ottobre presenta un'interpellanza a Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno. Zanettin, infatti, rivela che una vicenda molto simile a quella di Posina è avvenuta al Comune di Carbone, un centro di 567 abitanti in provincia di Potenza, dove con la lista «Onesti e liberi» otto agenti di Polizia, calabresi e siciliani, si sono candidati e sono stati tutti eletti. Con appena 78 voti, in effetti, Onesti e liberi ha addirittura ottenuto il sindaco perché una lista locale non è stata ammessa per un ritardo nella presentazione. Per questo stesso motivo L'Altra Italia, che si era presentata anche a Carbone, con soli 14 voti ha ottenuto gli altri tre consiglieri. Nessuno degli eletti ha però accettato l'elezione, costringendo così il prefetto di Potenza a nominare un commissario straordinario. Da queste strane coincidenze, Zanettin trae il sospetto che la strana «transumanza elettorale» nasca dal diritto al congedo retribuito garantito dall'ordinamento dell'amministrazione di pubblica sicurezza del 1981. L'articolo 81 di quella legge stabilisce infatti che «gli appartenenti alle Forze di polizia candidati a elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento dell'accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale». Al ministro Lamorgese, quindi, Zanettin chiede se anche a Posina per caso si siano candidati agenti di polizia, e se siano in vista azioni disciplinari per «abuso del diritto all'aspettativa retribuita».A rispondergli si presenta in aula il sottosegretario Achille Variati, del Pd, che al pari di Zanettin conosce bene Posina perché negli anni Novanta è stato sindaco democristiano di Vicenza. Il sottosegretario aggrava il caso, rivelando che alcuni dei candidati foggiani dell'Altra Italia, nel rinunciare al seggio, hanno «dichiarato di non aver mai firmato l'accettazione di candidatura», e conferma che della vicenda si sta occupando la Procura. Variati, inoltre, risponde a Zanettin che nessuno dei candidati di Posina è dipendente del Viminale o di altre amministrazioni pubbliche, al contrario degli otto poliziotti eletti a Carbone, nei cui confronti il sottosegretario annuncia l'avvio di un procedimento disciplinare per «comportamento deontologicamente non corretto» e per «un grave danno all'immagine e al prestigio dell'amministrazione». La sanzione, dice, «potrebbe arrivare alla sospensione o alla destituzione dal servizio». Intanto il caso si gonfia e in meno di una settimana diventa scandalo. Striscia la notizia, il tg satirico di Canale 5, inaugura la rubrica «Candidopoli» e scopre che lo stesso misterioso paradigma elettorale ha riguardato altri piccoli centri. Per esempio Orciano, un Comune con 328 elettori in provincia di Pisa, dove all'Altra Italia sono bastati 13 voti per eleggere tre consiglieri, tutti residenti a Ugento in provincia di Foggia, ma fin qui nessuno di loro ha accettato l'incarico. Anche ad Aquila D'Arroscia, un paesino di 155 abitanti in provincia d'Imperia, l'Altra Italia ha presentato candidati foggiani, e Striscia ne intervista alcuni: cadono dalle nuvole, negano di conoscere il partito e ignorano perfino dove si trovi Aquila D'Arroscia. I vertici dell'Altra Italia preannunciano querele, ma l'inchiesta di Striscia prosegue imperterrita. Ieri anche Zanettin ha presentato una nuova interpellanza al ministro Lamorgese: dice di aver scovato casi anche a Vighizzolo d'Este, 590 anime in provincia di Padova; e a Oneta, 588 abitanti in provincia di Bergamo. S'ignora se si tratti di aderenti alle forze dell'ordine. Il deputato scrive però che i candidati sono «in larghissima misura pugliesi, originari della provincia di Foggia». Zanettin parla di un «quadro inquietante», si domanda quali siano i «motivi oscuri» dietro al fenomeno. Chiede «accertamenti sulla genuinità» delle firme delle liste. In quanti altri Comuni si sarà spinta la strana transumanza elettorale? E perché?