2019-03-14
Il ministro Grillo tifa per l’eutanasia: «Basta aspettare, è ora di fare la legge»
La grillina parla di priorità per il Paese e così piazza una mina sul tavolo gialloblù: tra 5 stelle e Lega sul tema non c'è accordo.«La legge sull'eutanasia è assolutamente prioritaria per questo Paese. Penso che abbiamo aspettato tanto, ci è arrivata anche una sollecitazione dalla Corte Costituzionale. Non so cosa serva ancora per spingere il Parlamento a legiferare». A margine della presentazione del rapporto sulle cure palliative, il ministro grillino della salute Giulia Grillo va oltre il testamento biologico e piazza l'ultima «mina» sul tavolo del governo gialloblù. Tema politicamente «sensibile», eticamente «divisivo», la regolamentazione del fine vita è da sempre terreno di scontro tra governi e opposizioni. E tra M5s e Lega non andrà diversamente, perché non basterà un sì o un no, visto che ci sono diversi interessi costituzionali da bilanciare perché c'è un diritto alla vita ma anche un diritto a dire no. Infatti, se i grillini, soprattutto i più radicali, sono per l'eutanasia, la Lega è sempre stata per la protezione della vita. La Grillo ha anche ribadito che sull'eutanasia «deve lavorare il Parlamento, non ci può essere un'iniziativa governativa. La scorsa legislatura ha fatto un passo avanti con le disposizioni anticipate di trattamento (Dat, ndr). Spero che in 5 anni di legislatura, che sono tanti si arriverà ad un punto sul fine vita».Piuttosto cauto ma chiaro Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri): «Noi medici abbiamo un codice deontologico che all'articolo 17 dice quello che 2.400 anni fa sancì il giuramento di Ippocrate: il medico non può fare atti che provocano la morte e questo è l'indirizzo costante dei medici. Il ministro ha fatto una sua personale riflessione. Certo i medici devono vivere nella società del loro tempo e se si arriverà a un dibattito anche noi lo avvieremo. La questione di fondo è una: quanto è forte una legge e quanto lo è un dettato deontologico. Il codice non va contro i diritti previsti dalla Costituzione».Preoccupati da un'accelerazione sull'eutanasia i senatori Maurizio Gasparri (Fi) e Gaetano Quagliariello (Idea): «La pessima legge della scorsa legislatura sulle Dat ha aperto un varco all'eutanasia nel nostro Paese, la Corte Costituzionale ci si è infilata dentro per allargarlo, e i sostenitori della “dolce morte", ben rappresentati anche nell'esecutivo e nella maggioranza, si fanno forti dell'assist giudiziario perché venga portata avanti la propria agenda. Purtroppo, a dispetto dei contratti di governo, fuori dal palazzo la realtà e i tribunali non conoscono “moratorie". Per i difensori della vita stare fermi non significa limitare i danni ma siglare la resa. L'ordinanza della Corte Costituzionale si è innestata sugli elementi eutanasici della pessima legge sul testamento biologico. Per fermare l'eutanasia, dunque, non basta opporsi alle nuove leggi in discussione: bisogna correggere quelle che già ci sono e tappare la falla prima che sia troppo tardi. I nostri disegni di legge, chirurgici e mirati, sono già depositati e a disposizione dei colleghi di buona volontà».Era lo scorso ottobre, infatti, quando la Corte costituzionale diede una sorta di ultimatum al parlamento sul suicidio assistito per «fare una legge entro un anno perché quella attuale ha vuoti di tutela», rimandando al 24 settembre 2019 la sentenza sul caso Marco Cappato, esponente dei Radicali, accusato di aver aiutato Dj Fabo a morire accompagnandolo in Svizzera. Fabiano Antoniani, tetraplegico e cieco dopo un incidente e non più autosufficiente, aveva deciso di ricorrere al suicidio assistito già nel 2017. Cappato, per la sua «disobbedienza civile» è finito sotto processo a Milano dove i giudici dopo averlo assolto dall'imputazione di istigazione al suicidio hanno chiesto l'opinione della Consulta sull'articolo 580, che appunto vieta l'aiuto al suicidio, considerandolo inapplicabile in quanto superata dal diritto attuale che riconosce la libertà di lasciarsi morire rifiutando le cure.E se lo scorso anno l'invito è stato immediatamente raccolto dal presidente della Camera Roberto Fico, e ora il ministro della salute definisce l'eutanasia una priorità per il Paese, tutti e due hanno dimenticato quello che ad aprile 2017, in un lungo post scriveva il «padre nobile» Beppe Grillo attaccando i Radicali: «Il fine vita è un tema morale non da passerella politica. Noi non siamo pro-morte». Intanto Cappato, che è tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, annunciando la mobilitazione nazionale in 100 città dal 22 al 24 marzo, sottolinea che «a un mese e mezzo dall'inizio del dibattito sulla proposta di legge sull'Eutanasia Legale, le Commissioni competenti sono impegnate su altro, ignorando la scadenza fissata dalla Corte, per legiferare. Per la seconda settimana consecutiva non si terranno infatti audizioni nelle commissioni». Va ricordato che, secondo la proposta (130.000 firme raccolte dalla Coscioni) per ottenere l'eutanasia il richiedente deve essere maggiorenne ed essere affetto «da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a 18 mesi». Una proposta che renderebbe «larghissimo» il diritto al suicidio assistito visto che sarebbe molto difficile valutare la gravità delle sofferenze, non meglio specificate, se fisiche o psicologiche.