2020-04-03
«Il Mes ci porterà dritti alla catastrofe»
Carlo Galli (Roberto Serra - Iguana Press/Getty Images)
Il politologo bolognese Carlo Galli offre un'analisi lucida della crisi in corso e dei suoi possibili sviluppi futuri: «Gli Stati del Nord Europa non accetteranno mai di pagare i nostri debiti. Se chineremo la testa ci toccherà tagliare stipendi, pensioni e altri posti letto».Carlo Galli è professore ordinario di Storia delle Dottrine politiche all'Università di Bologna. È stato parlamentare del Pd e di Sel, ed è uno degli studiosi italiani più stimati non solo a livello nazionale. Sul suo sito Ragioni politiche ha fornito un'analisi estremamente lucida della crisi in corso. Professor Galli, l'articolo che ha pubblicato sul suo sito inizia con un'affermazione decisa: «Fintanto che non si troveranno cure o vaccini, la sovranità è l'unica risposta, in tutto il mondo, all'epidemia di coronavirus». «Tutto il mondo sta utilizzando dispositivi di chiusura e confinamenti, che sono i classici dispositivi della sovranità. In attesa di cure e vaccini, abbiamo una sola risorsa: la chiusura dei confini. A cui si accompagnano ulteriori confinamenti all'interno dei singoli Stati, fino alla reclusione domestica. Alla lunga è una risposta perdente, ma ora serve. Un po' come nella ritirata di Russia: si usa lo spazio per guadagnare tempo. Credo che questa sia la più grande dimostrazione del fatto che la sovranità, lungi da essere uno strumento del passato, è sempre presente e indispensabile. Poi, ovviamente, ci sono delle differenze: un conto è la sovranità dei cinesi e dei sudcoreani, un conto è la nostra». Lei dice: la sovranità deve essere efficace. Ovvero?«Sovranità non è solo porre confini, ma anche avere un centro politico che sappia fornire norme valide per tutto il territorio. Norme efficaci e condivise (altrimenti la sovranità non è democratica) che siano accompagnate da strumenti reali». Anche l'autorità assoluta della scienza viene messa in discussione, dunque. «Molti si chiedono: come usciranno i populismi da questa crisi? Gli antipopulisti rispondono che ne usciranno distrutti, perché questa situazione ha mostrato la superiorità delle élite politiche capaci di prendere decisioni e la superiorità delle élite scientifiche che sanno dare risposte. Motivo per cui il popolo dovrebbe smettere di avanzare dubbi e di avere sfiducia in queste élite. Io credo però che nessuna auctoritas uscirà indenne da questa crisi, nemmeno la scienza anch'essa troppo esposta a polemiche (altra cosa sono i medici e gli infermieri in prima linea). Ma in parallelo la potestas è sempre più concentrata nelle mani del governo».Già, il governo ha assunto sempre più potere. Ma non sembra che la sua azione sia stata molto efficace. «Per quanto riguarda il governo ci sono problemi pregressi. Intanto il fatto che sia stata sottratta la sanità allo Stato per darla alle Regioni ha reso frammentaria la sua gestione. Poi, per venire al governo, dobbiamo ricordarci che il fondamento di legittimità di questo esecutivo è l'aver negato agli italiani le elezioni politiche generali. Abbiamo un governo sostenuto da una maggioranza il cui primo partito, il Movimento 5 stelle, è enormemente sovrarappresentato rispetto alla realtà del Paese. E' un governo tenuto insieme dalla lotta a Salvini, ma che al suo interno è molto diviso e ora si trova titolare di un potere di un'intensità tale che non si è mai vista nemmeno ai tempi del terrorismo».Una situazione paradossale…«Abbiamo un governo debole e fortissimo al tempo stesso. Debole perché la sua legittimità è solo formale, perché è diviso su questioni dirimenti, ad esempio la questione del Mes. Eppure questo governo in difficoltà politica ha una enorme quantità di potere, che si spinge fino alla limitazione e alla negazione quasi piena di diritti costituzionali come la libera circolazione». Siamo in emergenza, dicono, dunque servono misure d'emergenza. «Va bene. Ma queste misure speciali sono state prese da un governo troppo debole ed effettivamente pasticcione. Penso alla fuga di notizie notturna nei giorni del primo decreto, che ha provocato migrazioni bibliche da nord a sud. E poi al cambio di strategia sui tamponi, che è stata un'ammissione di sconfitta, come a dire “non ce la facciamo a monitorare il Paese"». Nel suo articolo, lei fa notare anche che lo Stato d'eccezione non può durare troppo a lungo. In effetti ci sono elementi inquietanti, a partire dal fatto che molte decisioni sono state prese sorvolando il Parlamento.«Molte delle decisioni, finora, non sono state prese con decreti di urgenza da convertire in legge entro 60 giorni. Sono stati usati i decreti del presidente del Consiglio, che non hanno bisogno di convalida da parte del Parlamento. Diciamo che anche utilizzare Facebook per parlare agli italiani è davvero inusuale. Ora, nessuno pretende con in emergenza ci sia una democrazia liberale westminsteriana. Ma davanti ai sacrifici dei cittadini e davanti al sacrificio della legalità costituzionale, è richiesta almeno l'efficienza. Sono richiesti risultati. Ma la serie di contraddizioni in cui è incappata l'azione del governo non è particolarmente brillante. In parte è scusabile per la novità della questione, ma in parte dipende dalla debolezza politica del governo e dalla debolezza degli apparati amministrativi di cui il governo si serve. C'è l'impressione di un Paese che funziona a macchia di leopardo, e non per caso, ma perché lo abbiamo voluto negli anni passati». Lei ha citato il Mes. Sembra che a livello europeo non si riescano a individuare altre vie di uscita da questa situazione. «La stupirò: è giusto che sia così». Giusto?«Mi spiego. L'Europa non è un soggetto politico unitario e sovrano. Non nasce dalla logica “proteggo quindi obbligo" che è propria dello Stato moderno. Non deve proteggere proprio nessuno. L'Ue è un insieme di Stati sovrani che hanno rinunciato alla sovranità sulla moneta. Ma le conseguenze di questa rinuncia cadono tutte e soltanto sullo Stato sovrano singolo. La Ue non ha obblighi politici verso di noi, ha soltanto uno spirito mercantile. Oggi piangiamo il fatto che non ci sia una Europa politica sovrana (o di non esserci tenuta la sovranità monetaria come Stato italiano). I problemi sono di ogni singolo Stato, che deve arrangiarsi e far tornare i conti. Per questo dal 1993 a oggi ci stiamo tirando il collo sforbiciando ogni anno 20, 30 o 40 miliardi altrimenti il debito cresce. Da questo deriva il massacro della sanità, e non solo».Non fa una piega. «Dall'Ue sono venuti ben 63 inviti agli Stati membri affinché abbassassero il numero dei posti letto. La domanda è: ma perché diavolo ci siamo ficcati in una situazione del genere?». Già: perché?«Nel mare della globalizzazione, volevamo una moneta forte che non fosse attaccabile speculativamente. Volevamo farlo con il minimo impegno possibile, che però si è rivelato il massimo, visto che la cessione di sovranità monetaria ci è costata l'ira di Dio. Il prezzo da pagare è stato il taglio sistematico dei servizi forniti dallo Stato». In molti cominciano ad accorgersi che qualcosa non funziona, però. «Ora stiamo chiedendo alla Ue la mutualizzazione del debito presente e futuro. Ma la chiediamo a gente che ci dice: “Se vuoi dei soldi te li presto, però a certe condizioni"». Quale condizioni?«A una condizione che si chiama Troika. Tedeschi, olandesi, finlandesi, il Nord insomma, non si sogna nemmeno lontanamente di concedere un centesimo al Sud. Inoltre la Bce non è prestatore di ultima istanza, non può battere moneta, anche se Draghi ha molto stiracchiato le sue competenze. In sostanza: stiamo chiedendo a un quadrato di essere rotondo». Cosa dovremmo fare per evitare la Troika?«La politica serve a fare forzature se no è tecnica. Possiamo cambiare l'Ue e farla diventare una struttura che si faccia carico dei problemi economici dei singoli Stati, a cominciare dal debito che dovranno fare per fronteggiare l'epidemia. Il punto è che c'è rischio di inflazione su scala europea e i tedeschi hanno in odio l'inflazione dal 1923, per loro il debito va sanato con sangue e sudore (nostri, non dei tedeschi)».Dunque o l'unione diventa anche politica, o l'Ue crolla?«C'è anche una terza ipotesi. Cioè che noi pieghiamo il capo, facciamo passare il Mes (con un altro nome, a questo punto), ci teniamo una similTroika, il bilancio lo fanno alcuni signori a Bruxelles, la nostra sovranità finisce e diventiamo come la Grecia: stipendi tagliati, pensioni tagliate, posti letto tagliati, centinaia di bambini morti. Ci faranno pagare con la Troika la nostra colpa chiamata epidemia». Uno scenario da incubo.«Mi auguro che non accada, ovviamente. E penso che in questo governo un barlume di buon senso rimanga. L'ipotesi Mes sarebbe catastrofica, anche se passasse con un altro nome. Un'altra possibilità sono gli eurobond, cioè titoli di debito dei Paesi singoli garantiti dal bilancio Ue, che però andrebbe aumentato perché ora è appena l'1% del pil europeo». Sono tutte decisioni politiche determinanti. Pensa che dovremmo tornare a votare presto?«Il popolo è in credito di elezioni. Ne ha diritto. Quando la tempesta sarà finita dovremo pur giudicare i capitani della nave, no? Purtroppo nessuno ha fatto una grande figura».