2024-02-15
Il M5s critica la nuova rottamazione. Ma quella di Conte ci costò di più
I numeri confermano il successo della manovra di rientro fiscale varata dal governo.La rottamazione quater piace molto di più ai contribuenti italiani rispetto alle precedenti versioni. Il tasso di decadenza risulta infatti essere pari al 45,4%. Percentuale nettamente più bassa rispetto alle passate rottamazioni. Il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, rispondendo ad un’interrogazione fatta dal M5S ha spiegato come nel 2016 il tasso di decadenza, per la prima rottamazione (decreto n. 193/2016), fu del 53%, nel 2017 del 60% (decreto n. 148/2017) e nell’ultima, voluta dal governo Conte salì al 70% (decreto n. 119/2018). Tra la rottamazione ter e la quater c’è dunque una differenza del 24,6%, in favore di quest’ultima. Significa che molti meno hanno deciso di abbandonare il percorso di rientro fiscale, stabilito con l’Agenzia delle entrate. Aspetto di non secondaria importanza dato che significa che più contribuenti si stanno mettendo in regola con il fisco, maggiori entrate sono previste, e la misura, rispetto alle precedenti rottamazioni, ha un costo inferiore per lo Stato. Il motivo può essere trovato nella struttura stessa della rottamazione quater. Questa risulta infatti essere maggiormente appeal perché più digitale, lo stesso direttore dell’Agenzia delle entrate durante la presentazione della relazione annuale ha sottolineato come «tutte le fasi della definizione agevolata sono state gestite on line», e più flessibile, in favore del contribuente che ha l’effettiva volontà di voler saldare i propri debiti. Rispetto alle precedente la quater abbraccia più anni, dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 (la ter si fermava a fine 2017), include tutte le sanzioni amministrative e sono stati azzerati completamente gli interessi, l’aggio e le eventuali sanzioni accessorie legati ai debiti rottamati. Altra diversità riguarda la decadenza dall’agevolazione fiscale. Nel caso in cui non si paghi una rata, si viene esclusi dalla rottamazione, ma a differenza della ter, si può chiedere di dilazionare il debito residuo. Modifiche che evidentemente hanno reso l’ultima rottamazione molto più attraente rispetto alle precedenti edizioni. La misura ha infatti fatto registrare un incasso nel solo 2023 pari a 6,8 miliardi di euro (6,5 si riferiscono al pagamento della prima o unica rata o seconda rata e 0,3 miliardi riguardano invece i versamenti successivi). Albano ha poi precisato che nel 2023 sono state presentate 3,8 milioni domande di adesione per 3,05 milioni di contribuenti (un contribuente può fare più di una richiesta) e che l’86% ha richiesto il pagamento rateale contro un 14% che ha scelto la rata unica. Da ricordare che in termini di gettito la partita non è ancora chiusa dato che nel decreto Milleproroghe è stato presentato un emendamento della maggioranza, approvato ieri in commissione Bilancio e Affari Costituzionali alla Camera, per riaprire i termini della rottamazione quater per chi ha aderito ma non ha pagato le scadenze fissate per il 31 ottobre 2023, il 30 novembre 2023 e il 28 febbraio 2024. Si dà tempo fino al 15 marzo 2024 per regolarizzare le posizioni. Sulla quater Albano ha poi ricordato che «come già avvenuto per le prime tre edizioni della rottamazione, i dati degli importi dovuti e pagati per la rottamazione-quater saranno, con ogni probabilità, richiesti dalla Corte dei Conti nell’ambito dell’attività di riferimento al rendiconto generale dello Stato, che viene solitamente avviata nel primo trimestre di ogni anno». Per quanto riguarda, invece, la rottamazione ter voluta da Conte il saldo finale si è chiuso a soli 6,3 miliardi di euro a fronte dei 26,3 che si riteneva di poter recuperare. Altro aspetto analizzato durante l’interrogazione da parte del viceministro dell’Economia è stato l’impatto che le rottamazioni hanno sul magazzino fiscale. «Le prime tre edizioni della rottamazione hanno inciso sul magazzino per più di 30 miliardi, mentre le misure di annullamento e gli stralci per oltre 82 miliardi». A ribadire che questo genere di misure non aiutano gli evasori ma agevolano i contribuenti che vogliono mettersi in regola con il fisco.