2020-10-22
Nella manovra mettono soldi finti
Il Paese annaspa tra virus e ritardi drammatici nella gestione. Con nuove strette in arrivo il colpo all'economia sarà durissimo. Ma Roberto Gualtieri fa una legge di bilancio insufficiente, ammettendo che 15 miliardi sono aiuti europei solo sulla carta. Rischiamo grosso. Lo sblocco dei licenziamenti è un caos. Gli esperti: «Grandi imprese pronte alla fuga».La legge di bilancio per il 2021 che il governo si appresta a presentare alla Camere sembra ispirata dal motto «se ci credi, puoi». Infatti siamo in presenza di un deficit aggiuntivo per 24 miliardi «certi», in quanto finanziati in deficit facendo ricorso al mercato, e di altri 15 scritti sul ghiaccio, in quanto legati alle sorti dell'agognata «pioggia di miliardi» del Next generation Eu (NgEu).La vicenda è ancora più seria, al di là degli aspetti contabili, perché l'effetto sulla crescita attribuito ai fondi Ue è rilevante. Infatti, nel triennio 2021-2023 il ministro Roberto Gualtieri prevede di generare una crescita aggiuntiva cumulata per ben il 2,4% del Pil, di cui l'1,5% attribuibile alle risorse del NgEu. Insomma, poco più dei due terzi della maggiore crescita rivengono da strumenti che oggi giuridicamente non esistono.Il ministro, intervistato ieri dal Sole 24 Ore, ha liquidato questa incertezza con spavalda sicumera, affermando, come se nulla fosse, che «in aggiunta ai 24 miliardi della manovra, il bilancio prevede l'anticipazione, che non impatta sul deficit, delle risorse del programma Next generation Eu che verranno poi rimborsate dalla Commissione europea quando il Programma nazionale di Ripresa e resilienza dell'Italia sarà stato approvato e, in seguito, via via che raggiungeremo i milestone del programma. In questo modo i programmi di spesa potranno partire immediatamente». I programmi partiranno comunque, anticipati con risorse nazionali, salvo poi, dopo il rigoroso scrutinio dei burocrati di palazzo Berlaymont, ricevere il rimborso. Un modo come un altro per mettere le finanze del nostro Paese sotto un permanente schiaffo.Tale disinvoltura nel considerare voci così rilevanti ci fa chiedere dove siano finite le scrupolose verifiche sulle coperture fatte in passato (per governi non proprio amici) dalla Commissione. Quest'anno tutto è possibile, e questa acrobazia contabile e giuridica è stata raccomandata proprio dalla Commissione con una lettera del 19 settembre. Ma se Gualtieri fosse così sicuro, allora non si spiegherebbe perché su circa 15 miliardi di sussidi (10 del Rrf, 4 del React Eu, oltre altri), ha messo a bilancio solo 3,5 miliardi del React Eu, portandoli a copertura dei 5,7 miliardi di fabbisogno per la decontribuzione del 30% al Sud. Nel documento programmatico di bilancio (Dpb) appena inviato a Bruxelles non c'è traccia degli altri 10. È ipotizzabile che l'abbia fatto proprio perché il React Eu è più vicino al varo definitivo, che potrebbe portare all'Italia nel 2021 non più 4 ma fino a 10 dei 37 miliardi totali, come ci hanno riferito ieri fonti di Bruxelles. Proprio questa differenza di trattamento pone invece seriamente in dubbio la sorte degli altri 10 che, non a caso, non sono «appostati» a copertura di alcuna voce di spesa, togliendo così molta credibilità all'intera manovra. La dura legge dei numeri del bilancio smonta anche la favola dei 127 miliardi di prestiti del NgEu che, per la quasi totalità, come anche in questo caso vi avevamo già riferito, finanzieranno spese già comprese nel deficit, senza alcun impatto aggiuntivo sulla crescita. Saranno una semplice alternativa all'emissione di titoli, sulla cui convenienza ci sarà molto da discutere, come accaduto col Mes.Peraltro non mancano le perplessità sui 24 miliardi «veri» aggiunti dal governo per il 2021. Essi appaiono insufficienti e, ancora una volta, dispersi in mille rivoli. Davvero si ritiene di destinare solo un fondo di 4 miliardi ai settori colpiti dal Covid? Affrontare il 2021, dopo una caduta epocale del Pil, con una pressione fiscale che scende solo lievemente da 42,5% a 42,2%, significa ripetere lo stesso errore fatto a inizio marzo, quando Gualtieri riteneva che sarebbero bastati 6,3 miliardi.Nel Dpb si legge che «le previsioni poggiano in misura rilevante sul successo del Pnrr stesso», ma a Bruxelles circolano solo bozze di regolamenti relativi al triplice asse che dovrebbe reggere tutto: il dispositivo per la ripresa (che, con 672,5 miliardi su 750, costituisce il cuore del NgEu), la decisione sulle risorse proprie (che costituisce la garanzia per i mercati che in futuro ci siano sufficienti tasse per rimborsare i 750 miliardi) e il bilancio ordinario pluriennale 2021-2027 (Qfp) da 1.074 miliardi. Se entro fine mese Commissione, Consiglio ed Europarlamento non riuscissero a concludere il negoziato, consentendo il voto parlamentare di approvazione, le possibilità che successivamente, entro dicembre, si concludano le ratifiche nazionali sembrano davvero scarse. A quel punto, a gennaio, nessun Paese potrebbe sottoporre alla Commissione il piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) e non si vedrebbe un euro prima dell'estate 2021. Ed è proprio questa la data non prima della quale - secondo notizie fatte circolare ieri da fonti Ue - la Commissione inizierà a raccogliere 750 miliardi emettendo obbligazioni. Tempi tecnici amplificati dall'elefantiasi burocratica dell'Ue e confermati dalla lentezza con cui è partito il prestito del Sure, il cui regolamento è stato adottato a maggio, ma poi le emissioni (per 17 miliardi sugli 85 necessari) sono partite solo due giorni fa. Qui stiamo parlando di importi otto volte superiori, e il mercato non ha risorse infinite, a meno che, come appare molto probabile, una quota rilevante di quelle obbligazioni finisca in portafoglio alla Bce. Ma allora ci sarebbe da chiedersi perché uno Stato sovrano dovrebbe farsi intermediare dalla Commissione per ricevere, via Bce, fondi che dovrebbe comunque restituire, mentre se emettesse titoli acquistati dalla Bce, potrebbe rinnovarli forse sine die.Sarebbe opportuno che Gualtieri mettesse a bilancio più soldi veri e meno sogni. Anche perché è noto che, con il riscaldamento globale, ci vuole poco a cancellare definitivamente le cifre scritte sul ghiaccio.
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)