2020-06-15
«Il governo odia chi produce: ci vuole servi, ma col sussidio»
Il vicesegretario leghista Lorenzo Fontana: «Stati generali? Conte ignora il Parlamento e siede al tavolo con i poteri sovranazionali non eletti. Sono loro la vera dittatura del terzo millennio».«Alla Lega serve che sia chiara un'idea fondamentale: dobbiamo combattere una battaglia culturale». Lorenzo Fontana, deputato, ex ministro della Famiglia e poi agli Affari europei, nonché vicesegretario del Carroccio, legge tutti gli avvenimenti di questi mesi come una chiamata alle armi (ideologiche) per quelli che definisce «gli identitari».Onorevole, partiamo dagli Stati generali, che oggi entrano nel vivo. Perché sembrano mancare Terzo e Quarto Stato? Commercianti, partite Iva, piccoli e medi imprenditori...«Perché quelli lì odiano il tessuto produttivo del Paese».I giallorossi, dice?«La stessa ideologia che vuole estirpare la libertà di pensiero con la legge sull'omofobia, vuole punire l'iniziativa privata».Come si collegano le due cose?«La piccola e media impresa è identità, tradizione, territorio».E quindi?«L'obiettivo del politicamente corretto, che è l'ideologia del terzo millennio e anche di questo governo, vorrebbe che lo Stato - meglio se sovranazionale - fosse il Dio assoluto. E i cittadini servi, possibilmente assistiti, così li si può tenere più facilmente al guinzaglio».Siamo a questi livelli?«Io me ne sono reso conto durante il lockdown, di quanto costoro siano lontani dalla gente che lavora e produce».Perché?«A un certo punto, Giuseppe Conte aveva annunciato che il lockdown sarebbe durato fino a giugno. In Veneto è partita una specie di rivolta: quella sera sono stato subissato di telefonate di imprenditori e commercianti preoccupatissimi».Gli Stati generali sono una sceneggiata del premier?«Ma certo. Lui è in crisi, perché sono finite le conferenze stampa da lockdown. Doveva trovare un altro espediente per restare al centro dell'attenzione».Lui assicura che si lavorerà all'agenda per far ripartire l'Italia.«Millanta grandi progetti. Ma a questo punto il governo avrebbe già dovuto metterli in cantiere. È arrivato tardi».L'evento è stato pianificato troppo in fretta?«Se serve solo a lanciare l'immagine di Conte, l'improvvisazione va benissimo...».Sabato c'è stata la sfilata in videoconferenza della Troika.«Vogliono farci vedere che sono buoni e che vogliono tutti bene all'Italia».Il punto è: perché si chiamano a discutere del futuro della nazione personalità sulle quali è impossibile esercitare qualsiasi forma di controllo democratico? Perché il Parlamento continua a essere tenuto al margine?«Be', almeno bisogna riconoscere a Conte che si è seduto al tavolo con chi comanda veramente».Che vuol dire?«Chi crede che il Parlamento italiano conti ancora qualcosa?».Non conta? «L'ideologia che avanza vuole restringere i margini di democrazia: come il Parlamento europeo, che è l'unico organo elettivo, conta poco o nulla, così il Parlamento italiano e i partiti, negli ultimi anni, sono stati screditati».È una deriva tecnocratica?«È un nuovo fascismo».Perché tirare fuori il fascismo? Non è una categoria un po' abusata?«La dittatura del terzo millennio è un ibrido di comunismo, fascismo e ultraliberismo».Addirittura?«Nessuno protesta per i 9.000 arresti dei manifestanti a Hong Kong, però tutti s'inginocchiano, approfittando di un fatto, certo, deprecabile, ma che viene strumentalizzato per fare campagna elettorale contro Donald Trump».Si riferisce a Black lives matter?«Le ha viste le statue abbattute? Io mi ricordo che queste cose le faceva l'Isis».Intanto, anche da noi, ridimensionata l'emergenza sanitaria, hanno tirato fuori l'emergenza omofobia, con la legge Zan.«Guardi, io ieri ero in un bar a Verona. C'era una ragazza che lavora da quando aveva 17 anni. Mi dice: “Aspetto la cassa integrazione da 4 mesi". A questa ragazza - e ai tanti come lei - cosa volete che gliene freghi della legge sugli psicoreati?».Ma non trova giusto contrastare gli atti d'intolleranza?«Mi pare che in Italia ci siano meno di 30 casi segnalati all'anno. E le leggi esistono già».Che senso ha un'altra norma, allora?«Lo scopo è imporre il pensiero unico».Cioè?«Vogliono togliere a noi identitari il diritto di parola. E per farlo ci sono due modi».Quali?«Il massacro mediatico e la minaccia dell'intervento di un magistrato».Si spieghi.«Ma se una persona comune, che magari esprime un'opinione banale sulla famiglia naturale, rischia la gogna sui media e persino di essere messa sotto indagine, secondo lei come va a finire?».Finisce che si adegua all'ideologia mainstream?«Smette di esprimere le sue opinioni. Di fatto, non serve neanche più che l'approvino, quella legge».Perché?«Per imporre il bavaglio, basta indurre nella gente la paura di esprimersi. È questo il nocciolo di una dittatura».Ovvero?«Non è necessario che ti mettano effettivamente in galera. Basta che ti spingano ad avere paura di parlare. Così, dalla maggioranza silenziosa si passa alla maggioranza silenziata».Torniamo a Conte. Ci ha forse esposto solo la metà «tollerabile» del Recovery plan? Tra le cose che l'Ue chiede, in cambio dei fondi, ci sono pure la patrimoniale, o l'abolizione di quota 100.«È evidente. E pensare che questi erano gli amici dell'Unione europea, quelli che potevano ottenere tutto... Essere amici dell'Ue, negli ultimi 20 anni, è significato essere nemici dell'Italia».In che senso?«Quello che vogliono a Bruxelles è tenerci al guinzaglio: sanno che se l'Italia viaggia a pieno regime, diventa un concorrente pericoloso».Fa gola la nostra ricchezza privata? Secondo l'Abi, sui conti degli italiani ci sono oltre 1.600 miliardi.«Ovvio. Abbiamo un debito pubblico alto, ma un risparmio privato che ci fa primeggiare in Europa».Perciò qualcuno, in via XX settembre, potrebbe farsi tentare dall'idea del prelievo forzoso?«Quello che dovremmo fare è emettere titoli, con rendimenti certamente contenuti, ma pur sempre appetibili, affinché gli italiani possano scommettere sul loro Paese».Un autofinanziamento?«Sì. Noi non abbiamo bisogno di nessuno. Anziché fare la patrimoniale o il prelievo forzoso, chiediamo agli italiani di partecipare alla ricostruzione. Anziché coartarli, coinvolgiamoli. Meritano fiducia».Nella Lega si sta ridiscutendo la leadership di Matteo Salvini? Luca Zaia ha qualche ambizioso?«Io sono il vice di Salvini e sono il segretario della Lega in Veneto. Le possono assicurare che tra i due non c'è alcuna divergenza».Sono i giornali, che hanno provato a metterli uno contro l'altro?«Loro giocano in due ruoli diversi, ruoli che non vanno confusi. Ma se metti insieme un grande amministratore e un grande leader di partito, ottieni una squadra vincente. E lo stesso discorso vale per Giancarlo Giorgetti».Visto che è lei a citarlo: vi ha convinto che alla Lega serve non solo la piazza, ma anche il palazzo?«Più che il palazzo, all'ala identitaria serve investire sulla cultura».Che vuol dire?«Abbiamo bisogno di gente con le idee chiare sul momento storico che stiamo vivendo e sulle battaglie che dobbiamo affrontare».Quindi?«Dobbiamo formare le classi dirigenti. Prendere le nostre menti migliori e trasformarle in eccellenti amministratori».Avete trascurato questa missione, fino a oggi?«Questo è stato sempre il vulnus del centrodestra. Anche perché, prima di tutto, devi avere le persone da mettere. E invece i funzionari pubblici sono contigui allo statalismo di sinistra. Noi abbiamo una grande base popolare; ora dobbiamo formare i boiardi di Stato identitari».Con gli alleati come va? Vi siete messi d'accordo sulle candidature alle regionali?«Delle trattative si stanno occupando Salvini e Giorgetti. Io mi limito a osservare che sarà importante tenere la barra dritta sulle nostre battaglie».Quali?«La Lega è un partito patriota, ma non nazionalista. Omologare, a livello mondiale, europeo o statale, è sempre sbagliato».Dove vuole arrivare?«Io sono italiano, ma anche veronese e veneto. Più che le candidature, a me interessa l'autonomia. Ormai al Veneto spetta di diritto. È soprattutto questo che dev'essere chiaro ai nostri alleati».Forza Italia a che gioco gioca? Si fida di loro?«Temo che lì si stia verificando una crisi interna e che tanti parlamentari, temendo di non essere rieletti, siano pronti a sostenere qualunque accordicchio, pur di non perdere il seggio».Dice?«Finora abbiamo parlato di alti ideali, ma poi in politica molto spesso si ragiona così...».Il giochino dell'establishment, comunque, è chiaro: Conte almeno fino a luglio 2021, semestre bianco ed elezione del capo dello Stato a uso e consumo dei giallorossi. Teme questa trappola?«Io temo che in un momento di crisi come questo, proprio affinché l'accozzaglia giallorossa possa tirare a campare, si finisca per piazzare al Quirinale una figurina».Una figurina?«Una personalità priva di autorevolezza e amor patrio. Così s'indeboliranno le istituzioni. E a trarne vantaggio sarà chi vuol tenere l'Italia al guinzaglio».