La bozza del decreto vieta di entrare o uscire dalla Regione (e da alcune zone di Piemonte, Emilia e Veneto), se non per esigenze «gravi e indifferibili». Terapie intensive satolle, i malati negativi al Covid saranno trasferiti. I medici: rischio «catastrofe sanitaria».
La bozza del decreto vieta di entrare o uscire dalla Regione (e da alcune zone di Piemonte, Emilia e Veneto), se non per esigenze «gravi e indifferibili». Terapie intensive satolle, i malati negativi al Covid saranno trasferiti. I medici: rischio «catastrofe sanitaria». Altro che estensione delle zone rosse. Nella nottata di ieri, il governo ha preparato un decreto che sostanzialmente blinda l'intera Lombardia, insieme ad altre 11 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria). Sarà vietato entrare o uscire da queste zone, salvo che per «indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». A chi ha la febbre più alta di 37,5° è «fortemente raccomandato» di non uscire. Scuole, musei, cinema, teatri, discoteche, palestre, piscine (oltre a centri commerciali nei weekend e impianti sciistici nelle località montane) saranno chiusi fino al 3 aprile. Sospesi i concorsi. Bar e ristoranti potranno stare aperti solo assicurando la distanza di sicurezza tra gli avventori. Condizionata pure l'apertura degli edifici di culto, mentre ai parenti dei degenti in pronto soccorso sarà proibito sostare in sala d'attesa. Stringenti misure anti assembramento, dunque, perché la diffusione del morbo va arginata: in Lombardia gli ospedali sono al collasso, i medici esausti. Non ci sarà un allargamento delle zone rosse ad altre due province, bensì una sorta di quarantena senza militari e generalizzata. Il decreto consiglia, a chi può, il telelavoro, anche se gli uffici pubblici rimarranno aperti.Ieri, l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, aveva implorato i cittadini di stare in casa, ignorando la giornata primaverile, perché «questa infezione si sta propagando in tutta la Regione». Il bollettino conferma il quadro: 2.742 positivi al coronavirus, 154 vittime, più di 350 nelle terapie intensive, che infatti sono satolle, nonostante i posti letto, in un solo giorno, siano stati portati da 321 a 400. Ieri, durante la solita conferenza stampa, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha riferito che «la Lombardia chiederà di trasferire fuori Regione un numero di pazienti della terapia intensiva non affetti da coronavirus». L'idea è di dedicare quante più strutture sanitarie possibili al trattamento del Covid-19, spostando, ove possibile, gli altri malati.Ma è proprio sull'enorme pressione cui sono sottoposti i presidi medici, che si stava aprendo una frattura tra i camici bianchi - affiancati dalla giunta regionale - e il governo centrale, la cui emanazione territoriale più «illustre» è il primo cittadino di Milano, Beppe Sala. I dottori invocavano misure drastiche: con i nosocomi saturi e il personale allo stremo, si deve fare di tutto per ridurre il più possibile e prima possibile il contagio. Il Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia, in un documento spedito al governatore, Attilio Fontana (cui sono attribuiti «toni molto drammatici»), con la richiesta di portarlo all'attenzione dell'esecutivo e del commissario Borrelli, parlava ieri di un'imminente «disastrosa calamità sanitaria»: «Le strutture sono sottoposte a una pressione superiore a ogni possibilità di adeguata risposta», «una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile» e, nel peggiore degli scenari (che ormai non è più solo un'ipotesi di lavoro), si dovrà «porre un limite di età all'ingresso in terapia intensiva». Perciò è fondamentale arginare la diffusione di un morbo che sta galoppando. Certo, non ha aiutato la farraginosità del processo con cui è stato ripensato il sistema delle zone rosse. Se n'è vociferato per quattro giorni, ma discutere di una maxi quarantena senza attuarla subito può spingere qualcuno a lasciare le aree interessate, con il pericolo che il virus si propaghi insieme agli eventuali transfughi. Alla luce delle nuove disposizioni, però, va biasimata soprattutto l'oratoriale gestione della vicenda da parte del sindaco meneghino. Prima che esplodesse la bomba sanitaria, Sala esortava i cittadini a «ridurre la socialità e avere norme igieniche». Una decina di giorni fa, si era fatto sostenitore della filosofia del «Milano non si ferma». Insieme a Nicola Zingaretti (cui vanno i nostri auguri di pronta guarigione), si era prodigato per organizzare l'aperitivo con i giovani dem. Poi, man mano che la situazione precipitava, ha optato per un silenzio imbarazzato. Intanto, nella sua città non ci si è esattamente preoccupati di impedire gli assembramenti.Ieri, ad esempio, si è regolarmente svolta sui Navigli la tradizionale Fiera di Sinigallia, un mercatino delle pulci lungo la Darsena, che sul profilo Instagram dell'evento veniva pubblicizzato così: «Il coronavirus c'è, la Fiera di Sinigallia anche». Con tanto di auspicio: «Vi aspettiamo numerosi». Come se i dottori non avessero un disperato bisogno di arginare i contagi. Come se Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, non fosse stato chiaro: «Per vincere il virus dobbiamo cambiare modo di vivere. No ad atteggiamenti superficiali». Con la Lombardia blindata, non ci si potrà più rifugiare negli happy hour.
Joe Biden (Ansa)
La commissione di Sorveglianza: «L’ex presidente era in declino mentale, la firma robotica usata in modo improprio dal suo staff». Intanto Trump, in tour in Asia, elogia il premier giapponese: «Toyota aprirà stabilimenti negli Usa». Ma il feeling disturba Pechino.
Beatrice Venezi (Ansa)
Venezi inadeguata? Eppure il merito è ignorato quando si tratta di dicasteri, film, cultura, Ong...






