2020-12-24
Il faccendiere e le soffiate sul Pd. «Notizie dal fratello di Pignatone»
Giuseppe Pignatone (Ansa)
Le intercettazioni dei dialoghi tra renziani e dalemiani nell'ufficio di Ezio Bigotti.A luglio il Tribunale di Messina ha condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere l'imprenditore torinese Ezio Bigotti, accusato di aver provato a sistemare i processi che lo riguardavano attraverso i buoni uffici del faccendiere Piero Amara. Il nome di Bigotti è emerso anche nell'inchiesta Consip, dove era concorrente di Alfredo Romeo (oggi sotto processo per corruzione) nella corsa ad accaparrarsi i lotti migliori. La Verità è entrata in possesso della trascrizione di due riunioni effettuate negli uffici di Bigotti nel luglio e nel dicembre del 2014. In quei filmati dalemiani e renziani facevano prove di dialogo in tempi non sospetti. Ma soprattutto in quelle stanze il faccendiere Piero Amara si vantava di avere come fonte il professore Roberto Pignatone, fratello dell'allora procuratore di Roma Giuseppe.Il 28 luglio, nell'ufficio di Bigotti c'era, tra gli altri, l'ex dalemiano, poi renziano, Andrea Peruzy, uno dei fondatori di Italianieuropei. Nel 2015 è stato nominato ad e presidente di Acquirente unico Spa. Al tavolo era seduto anche Paolo Quinto, storico collaboratore della senatrice Angela Finocchiaro, ma anche della fondazione dalemiana. Quinto venne citato nell'inchiesta Consip dal massone Rocco Borgia, il quale aveva ricordato i suoi consueti incontri per un caffè in piazza Capranica vicino al Senato, ove trascorreva «qualche tempo con amici» di sinistra come lui, quali «Paolo Quinto che lavora al gruppo Pd del Senato, altri suoi colleghi, nonché deputati e senatori».Alla riunione di luglio 2014 prese parte anche l'avvocato Amara, il quale successivamente avrebbe patteggiato due condanne per corruzione in atti giudiziari.Nei giorni scorsi la Procura di Perugia ha depositato nel procedimento contro i magistrati Luca Palamara e Stefano Fava la trascrizione di una riunione a cui partecipò anche Andrea Bacci, ex socio di Amara e già strettissimo collaboratore di Matteo Renzi e di suo padre Tiziano.Il meeting si tenne il 18 dicembre 2014, un mese prima rispetto all'elezione del tredicesimo presidente della Repubblica italiana (che si svolse tra il 29 e il 31 gennaio 2015). E al centro dell'incontro ci fu anche quel delicatissimo tema.Il file venne trasmesso dalla Procura di Torino a quella di Roma, per competenza, il 20 aprile 2017. Alla riunione prese parte anche un altro renzianissimo, l'ex direttore generale della Provincia di Prato Giancarlo Cecchi, il quale appena è nata Italia viva è stato fra i primi a formare in città i comitati civici (che coordina) e ha organizzato la serata pratese per la presentazione del libro La mossa del cavallo.Cecchi dice nel video, rivolgendosi ad Amara: «Dicci Piero, introduci». Bacci nel frattempo è distratto dalle notizie che provengono dal telegiornale. Amara dice che voleva chiamare «Landi», mentre Cecchi nomina, in mezzo ad alcune parole incomprensibili, il nome di «Anna Finocchiaro». Bigotti spegne la tv e Bacci sbotta: «C'era questo coglione del Procuratore generale che dice ancora il bello è da venire… un po' mi preoccupa». Gli investigatori, in mezzo a parole incomprensibili, annotano che Cecchi dice «lo faccio venire […] l'elezione del Presidente?». A questo punto interviene Amara che, annotano gli investigatori, «abbassa volontariamente il timbro di voce e gesticola». Quindi il faccendiere esperto di corruzione in atti giudiziari e in depistaggi, si ricollega alla frase su Presidente: «Ma no, no, ti dico subito qual è l'obiettivo… no, invece noi abbiamo in mente (inc.) è un mio consulente, nonché lavora per noi. L'obiettivo finale sono… mi dispiace per lui che è una brava persona, però sono D'Alema e Veltroni». Cecchi: «Eh?». Amara prosegue: «D'Alema e Veltroni… l'obiettivo finale di questa indagine». Cecchi: «Tu dici? Tu dici?». In quel momento i due ex segretari del Pds e dei Ds sono tra i papabili a salire al Quirinale. Ma nell'ufficio di Bigotti si parla di una fantomatica indagine a loro carico. La fonte di tutto questo sarebbe il consulente di Amara, «che è una brava persona». E chi è questo professionista? «Notizie dirette del tuo consulente che sta male e chiamalo». Bacci chiede di chi stiano parlando. Risposta di Amara: «Il professor Pignatone è consulente […] del Presidente Ezio Bigotti… di tutte le società di Exitone, lavora molto con il mio studio, lui è professore di diritto tributario a Palermo ed è una persona splendida».Ma a questo punto le notizie si mescolano. E torna in ballo la Fondazione italianieuropei. Amara dice a Bacci: «Tu oggi incontrerai Paolo Quinto, Fondazione italianieuropei». Bacci: «Bravo. Quando? Ma quando?». Amara: «Lo conosce anche Ezio. Lui ha detto che doveva parlarti». Bacci: «[…] Lo devo incontrare oggi? Lui non mi ha richiamato». Amara: «No, lui è già a tua disposizione… aspettava una tua chiamata». Bacci: «Ah ok». Amara: «… incontro (inc) le basi… ma non ti sbilanciare eh?». Amara: «Ti dico che parlassi con la Finocchiaro… giusto o no?». Bacci ricorda quell'incontro: «Una volta sono andato nell'ufficio di Bigotti. Ho sentito parlare di Roberto Pignatone, il fratello del procuratore. Una volta Amara mi disse che aveva questa amicizia con il fratello di Pignatone. Ma per lui erano tutti amici. Anche il magistrato che lo ha fatto arrestare, Paolo Ielo».E Quinto lo ha incontrato? «Sì mi sembra che una volta l'ho visto. Era lui che voleva parlare con me perché era uno stretto collaboratore della Finocchiaro. Siccome Renzi l'aveva criticata sui giornali per la storia della spesa con la scorta. Voleva sapere se ci fosse possibilità di ricostruire un rapporto. Gli risposi che non lo sapevo». A giudizio di Bacci, Amara cercava di facilitare Bigotti con Consip: «A loro interessavano le nomine. Dove nominavano lui si infilava nel mezzo. Incontrava tutti, incontrava Denis Verdini, me, tutti quelli che aveva la possibilità di incontrare. Magari Verdini aveva potere, io no. Io non andavo nemmeno a dirlo a Matteo quello che mi chiedevano, mi sembrava fuori luogo».
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