2018-07-27
Il dopo sisma nelle Marche è tragico ma il Colle ce l’ha con nonna Peppina
C'è perfino un'indagine per infiltrazioni mafiose sulla (mancata) ricostruzione dei paesi colpiti dal terremoto nel 2016. E il problema del capo dello Stato qual è? Il governo che difende dai magistrati una vecchina sfollata.Il presidente della Repubblica, dopo aver firmato la legge di conversione dell'ennesimo decreto sul terremoto, prende carta e penna e scrive al capo del governo Giuseppe Conte: «Ci sono aspetti di criticità che suscitano forti perplessità». Se uno è - come chi scrive - da due anni sfollato e ne ha passate di ogni per tentare di ricostruire casa sua, peraltro con soldi propri, e ha a che fare con un Comune gabelliere che succhia denaro dai terremotati per sanare presunti abusi edilizi pena non concedere l'autorizzazione alla ristrutturazione, legge Sergio Mattarella ed esclama: ci ha messo due anni a dire che la gestione del post terremoto è un fallimento, ma lo ha fatto. E si radica in questa convinzione scoprendo che nonna Peppina (sì la povera donna di 96 anni che non voleva abbandonare il suo paesino sfrattata dalla sua casetta provvisoria con tanto d'intervento dei Carabinieri) a Fiastra in realtà non c'è mai tonata e ora è ricoverata in ospedale a Camerino, dove sta molto male. E ancora di più s'appoggia a Mattarella per via di un'inchiesta della Procura di Ancona che ha emesso avvisi di garanzia contro i vertici della protezione civile delle Marche con le accuse di falso e abuso, e che le indagini si concentrano su infiltrazioni mafiose nella realizzazione e nel montaggio delle Sae (le casette provvisorie che non sono ancora state tutte consegnate) e nella «non» ricostruzione. Così viene fatto di pensare: ecco cosa ha mosso il presidente. Invece no: sbagliato.Sergio Mattarella non ha emesso un fiato sui 35 milioni di euro degli sms solidali mai arrivati ai terremotati, non ha detto nulla sul fatto che per strada c'è ancora il 70% delle macerie e che nelle Marche ci sono ancora 20.000 persone senza un tetto, s'è perso il 15% del Pil regionale e c'è il rischio del totale abbandono dell'Appenino, ma non gli piacciono le norme che questo governo emana perché in qualche modo mettono in non cale le azioni giudiziarie per abusivismo contro chi ha cercato, con i propri soldi, di rimettersi un tetto sulla testa evitando di abbandonare i propri paesi. Mattarella ce l'ha proprio con la cosiddetta norma salva Peppina. L'appunto che il Quirinale ha mandato a Conte rileva nella sostanza: non ci sono nella legge profili evidenti d'incostituzionalità, ma a me questa legge non piace. E i motivi sono due: perché la sanatoria sulle casette provvisorie che i privati hanno autocostruito potrebbe diventare sine die e dunque giustificare che i terremotati si costruiscano una seconda casa ancorché di legno e smontabile, ma soprattutto - e questo, caro Conte, non si fa: i pm sono sacri e inviolabili - perché decretare inefficaci i sequestri disposti dai magistrati è davvero inconcepibile. Ciò detto, vi invito a riscrivere e norme.Ora viene da chiedersi se Mattarella questa cosa non l'abbia scritta per mitigare Matteo Salvini, che appena varata la legge ha chiosato: «Sono contento, finalmente abbiamo risolto il caso di Peppina». Il ministro dell'Interno fu il primo politico nazionale a prendersi a cuore la vicenda di Giuseppa Fattori che si era costruita sul suo pezzo di terra a San Martino di Fiastra una casetta in legno per non abbandonare il suo paese. Peppina fu sfratta e la sua casa sequestrata tra gli applausi del Pd. Ebbene, dopo una lunga battaglia legale, sembrava che potesse rientrare, invece la Procura di Macerata non ha mai tolto i sigilli. Da qui la norma che non piace a Mattarella. Al presidente ha risposto sia pure indirettamente, una figlia di «Nonna Terremoto», Agata Turchetti: «Mia mamma sta molto male non perché anziana, ma perché è stata sradicata. La politica non si è minimamente curata dei disagi dei terremotati, nessuno scrive che ci sono stati almeno 130 suicidi di persone che non sono state fatte tornare nei loro paesi, che il consumo di psicofarmaci nelle Marche è alle stelle, che intere popolazioni sono state deportate e famiglie smembrate. Tutti si sono presi a cuore a parole al sorte di Peppina, che è diventata un simbolo, ma la verità è che mia madre in quella casetta che oggi è sepolta dalle erbacce non è più tornata».E mentre dal Quirinale si ammonisce il governo - questo governo, perché sull'inerzia e l'incapacità del precedente e dei commissari straordinari, entrambi Pd, Vasco Errani e Paola De Micheli, non un parola si è sentita dal Colle -, ci sono i procuratori di Ancona che aprono un'inchiesta sugli appalti delle Sae: ci sono state infiltrazioni mafiose, omissioni di controllo e favoritismi. Le Sae sono le famose soluzioni abitative d'emergenza costruite dalle coop e dal Consorzio Arcale capitanato da imprenditori molto vicini a Matteo Renzi. Ebbene, a due anni dal sisma non le hanno ancora consegnate tutte, alcune di quelle costruite durante l'inverno sono andate in pezzi, sono costate tra i 3.500 e i 4.800 euro al metro quadrato e secondo la Procura di Ancona nell'assegnazione degli appalti nelle Marche ci sono state «gravi irregolarità, omissioni di controllo che hanno consentito l'infiltrazione di ditte in odore di Mafia». Per questo motivo hanno ricevuto un avviso di garanzia con l'accusa di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico il capo della Protezione civile regionale David Pacifici, il responsabile dell'assegnazione delle Sae Stefano Stefoni e i dirigenti dell'Erap di Ancona e di Macerata Maurizio Urbinati e Lucia Tafetani. L'Erap si dovrebbe occupare di edilizia popolare, e ora il Pd, che ha perso le elezioni ovunque e ha un po' di trombati da sistemare, lo vuole addirittura ridotare di presidente, consiglio di amministrazione e poltrone varie, ma non è riuscito a far fronte all'emergenza terremoto.Ci sono famiglie che da due anni aspettano un alloggio, mentre agli immigrati le case popolari vengono regolarmente assegnate. Contro questa ipotesi, ma soprattutto per le responsabilità politiche e i mostruosi ritardi nella gestione del post sisma, il consigliere regionale della Lega Sandro Zaffiri ha chiesto le dimissioni di Luca Ceriscioli, governatore delle Marche, Pd di stretta osservanza renziana. Una cosa è certa, l'inchiesta di Ancona non lascia del tutto tranquillo il governatore piddino delle Marche, perché uno degli indagati, David Pacifici, ha dato segnali forti: rimetto le deleghe e vediamo come Ceriscioli giustifica i ritardi sulla consegna delle Sae. Come dire: ora facciamo chiarezza sulle responsabilità politiche. A meno di un mese dal secondo anniversario del terremoto la situazione è di paralisi totale. Vedremo se Mattarella dirà che «ci sono aspetti di criticità che suscitano forti perplessità». Ma non nella legge, nei fatti.
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