2020-09-01
Il conto del disastro scuola
lo fanno pagare alle famiglie
I presidi chiedono l'autocertificazione per accogliere gli alunni a lezione: così lo scaricabarile del Miur sugli istituti adesso piomba sui genitori. Andrea Crisanti choc: «La soglia di temperatura consentita va ridotta a 37,1».Le famiglie sono lasciate sempre più sole, tra mille incognite e incombenze, a meno di due settimane dalla ripartenza della scuola promessa dal governo. Il ministero dell'Istruzione ha impiegato mesi per partorire pessime linee guida che a giugno hanno scaricato ogni responsabilità sui dirigenti scolastici, costretti a reinventarsi aule e arredi, durata delle lezioni, potendo contare su pochi insegnanti e scarso personale scolastico, tutti terrorizzati dalle nuove responsabilità e dal rischio di finire contagiati. I presidi hanno trascorso un'estate infernale, armati di metro e cazzuola per liberare spazi, rispondendo agli assurdi, assillanti questionari del ministro Lucia Azzolina e del commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri, implorando interventi sensati e non gli innumerevoli contrordini su mascherine, banchi, distanziamento. Siamo al primo di settembre e l'unica novità, per i genitori, è che sono i dirigenti scolastici adesso a scaricare su di loro le responsabilità di un avvio in sicurezza. L'Anp, l'associazione nazionale dei presidi, attraverso il suo presidente, Antonello Giannelli, ha dichiarato che «sarebbe una buona idea quella di far sottoscrivere, in vista dell'inizio dell'anno scolastico, delle autocertificazioni ai genitori, per i ragazzi minorenni, come quelle già distribuite negli aeroporti. Ed è in linea con tutte le precauzioni prese a livello nazionale». I presidi sono «favorevoli allo screening degli studenti. Credo però che non ci siano sufficienti risorse per effettuarli a tappeto, considerando che sono 8,5 milioni», considerava Giannelli. «Provvidenziale», in tal senso è stato l'intervento del professor Andrea Crisanti, direttore della microbiologia di Padova e convinto assertore della necessità di «tamponi per tutti», che ha proposto di quadruplicare il numero di test giornalieri, passando dagli attuali 75.000 - 90.000 a 360.000.Contro il piano del virologo, adesso al vaglio del ministro della Salute, si è alzata la protesta di Pro vita e famiglia. L'associazione sottolinea che secondo il protocollo di emergenza «nell'attesa dei risultati andranno in quarantena docenti, compagni di classe e famiglie degli alunni. Così facendo renderà “ostaggi" tutti, a partire dai bambini e dai genitori, infetti e non infetti», esclamano Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente della Onlus. Sono le nuove, vergognose responsabilità di «questo governo, che ha già causato gravissimi danni al popolo italiano col “ritardo" nel contrasto dell'infezione», afferma Pro vita e famiglia e che «condannerà così i nostri figli, che hanno sofferto oltre misura per la mancanza dei rapporti sociali e della didattica scolastica, a non tornare proprio più in classe». L'associazione, assieme a Non si tocca la famiglia, ha lanciato una petizione «per chiedere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di sollecitare le dimissioni immediate del ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina», che a pochi giorni dall'apertura dell'anno scolastico «non è riuscita a organizzare una ripartenza sicura e serena per gli 8 milioni di famiglie italiane stanche, provate e indignate dal clima di incertezza totale sul tema scuola». Per prevenire i contagi Crisanti raccomanda il ricorso al vaccino anti influenzale negli studenti, spiega che «la temperatura sui ragazzi va presa a scuola, non a casa» e inoltre che «andrebbe abbassata, direi a 37,1, per entrare in aula». Su Orizzonte scuola, l'ennesimo parere contrario alla misurazione della temperatura degli alunni ha però peggiorato la confusione dei genitori. «La maggior parte dei casi di circolazione del virus è affidata agli asintomatici anche tra gli studenti che sono giovani e immunologicamente competenti», ha fatto sapere Bruno Cacopardo, direttore dell'unità operativa delle malattie infettive all'ospedale Garibaldi di Catania. Inoltre «si vede solo la punta dell'iceberg della circolazione dell'infezione. La misurazione della temperatura non servirà a contenere il virus. Io non la misurerei».Intanto i banchi monoposto devono ancora arrivare, le mascherine trasparenti certificate - che permettano ai docenti di mostrare il volto ai ragazzi - difficilmente verranno fornite entro il 14 settembre. Gli scuolabus rimangono un'incognita al di là della capienza consentita, perché i genitori non hanno certezze su quanti saranno i mezzi a disposizione dei Comuni e come circoleranno per coprire il fabbisogno degli studenti. Così pure gli ingressi scaglionati, con figli che frequentano classi diverse, rappresentano un rompicapo per mamme e papà che lavorano. Poi ci sono le indicazioni «inutili» in questa fase di caos scuola completo, ovvero le raccomandazioni sulla necessità di fare educazione fisica a scuola rispettando distanze di due metri, forse senza mascherina (ma non è sicuro) e sanificando gli attrezzi utilizzati. Per carità, l'attività motoria è utile e necessaria, ma vediamo di assicurare prima di tutto la didattica a questi alunni, ignorati per mesi dal governo giallorosso.