2022-04-02
Il Def va riscritto. Crescita azzoppata da carovita, conflitto e 602 bonus
Daniele Franco deve ammettere: «Bisogna rivedere le stime sul Pil» La presentazione del documento slitta al 6 aprile.Ormai appare chiaro. Le previsioni del Tesoro contenute all’interno della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza erano troppo rosee. Così, complice anche la guerra russo ucraina che ha depresso i mercati, il ministro dell’Economia Daniele Franco dovrà riscrivere in buona parte il Documento di economia e finanza. Del resto, era il novembre dell’anno scorso, con il governo che si apprestava a lavorare sulla finanziaria, quando il ministro Franco spiegava che l’Italia avrebbe potuto recuperare i livelli di Pil pre Covid già nel primo trimestre del 2022, in anticipo rispetto alle precedenti previsioni che stimavano il pieno recupero post pandemia solo nel secondo o nel terzo trimestre del 2022. Proprio al termine dell’Ecofin che si è tenuto a fine 2021, Franco parlava dell’inflazione affermando che in Europa era previsto un picco nel corso dell’inverno per poi imboccare un percorso di discesa nel corso del 2022. «L’idea, condivisa da Commissione Ue e Bce, è che l’inflazione abbia un picco questo inverno e che poi si attenui nel prossimo anno», diceva. «Questo non vuol dire che converga sui livelli di un anno fa, che erano molto bassi, ma vuol dire uscire dalla situazione attuale».Basta ascoltare queste parole oggi per capire che le previsioni sarebbero state errate anche senza il conflitto in Ucraina, fattore che ha comunque peggiorato le cose. I problemi legati ai costi dell’energia e all’inflazione galoppante in Italia, insomma, erano ben chiari anche prima della guerra nell’Est Europa. I problemi cui andava incontro l’economia italiana erano ben visibili e il governo avrebbe dovuto essere forse un po’ meno ottimista e decisamente più pragmatico.Inoltre, ogni anno che passa la lista delle agevolazioni fiscali all’interno della Finanziaria si allunga sempre di più. Quest’anno i bonus sono 602. Così, il ministro Franco ora si trova impiccato con le proprie mani. Bloccato da tax expenditure che costano 68 miliardi, motivo per cui Franco sarà costretto a reperire risorse altrove da inserire all’interno del Def. Il problema dei bonus si trascina, in realtà, da tempo e ci sono intere voci di cui non si conoscono i reali beneficiari. Si tratta di un buco informativo che porta a non riuscire a capire quanto le tax expenditure incidono davvero sulle casse dello Stato. In più, rendono, impossibile o quasi la possibilità di fare ordine tra le agevolazioni e rendono il sistema fiscale italiano ancora più difficile da decodificare. Giusto ieri, non a caso, sono partite molte agevolazioni previste all’interno dell’ultima finanziaria. Tutte norme basate sul presupposto che l’economia italiana sarebbe ripartita a gonfie vele con la fine della pandemia (in realtà non ancora conclusa). Gli esempi non mancano. Nuovo bonus affitto giovani fino a 2.000 euro, proroga al 2024 delle detrazioni per la casa (ecobonus, bonus ristrutturazioni, «verde» e mobili), agevolazioni per eventi sismici, stabilizzazione del tetto a 2 milioni di euro per compensazioni e rimborsi di crediti di imposta e contributi, possibilità per ricercatori e docenti tornati in Italia prima del 2020 di usufruire dell’imposta forfettaria prevista per il rientro dei cervelli. Sono alcune delle novità introdotte dall’ultima legge di bilancio illustrate dalla circolare numero 9/E di ieri dell’Agenzia delle entrate. Così, il ministro Franco e il governo si sono trovati costretti a mettere mano in modo importante al Def. «Fino a prima dei fatti dell’Ucraina si preannunciava un processo di ripresa abbastanza sostenuto, gli ultimi eventi hanno portato al netto deterioramento delle prospettive di crescita. Dobbiamo essere consapevoli che la nostra economia sta rallentando. La previsione di crescita che era del 4% fino a poco tempo va rivista significativamente con valori di crescita più bassi», ha detto il ministro dell’Economia intervenendo a Padova a un convegno organizzato in occasione dei 30 anni di vita della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. «Vediamo un aumento dell’inflazione», ha aggiunto, «si tratta di certificarla, in questo momento è attorno al 6,7%, per l’Italia è un livello che non vedevamo da diversi anni». Tornando poi agli effetti sulla crescita italiana del conflitto in Ucraina, Franco ha osservato che «gli ultimi eventi hanno portato a un netto deterioramento delle prospettive. Vi sono gli effetti diretti della guerra sulle catene di approvvigionamento e gli effetti delle sanzioni verso la Russia: noi esportiamo in quel Paese l’1,5% del totale dell’export, ma la Russia rappresenta il 3% delle nostre importazioni. Soprattutto la Russia rappresenta il 38% del gas consumato l’anno scorso. Questo causa incertezza».Ecco spiegato, insomma, perché il documento che indica le stime macroeconomiche e le linee di politica economica del governo doveva essere già pronto prima della fine di marzo e invece slitta al 6 aprile, in attesa dei dati Istat sul Pil che verranno diffusi il 5.