2020-10-18
Il Covid svuota i nostri bicchieri. «Ci vorranno quattro anni per tornare ai numeri del 2019»
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L'industria comincia a riprendersi dopo una perdita di fatturato superiore al 27% nel primo semestre, ma la ripresa è ancora lontana. Andrea Mazzoni, consulente di importanti aziende toscane: «É in momenti di crisi che vanno affrontati i nodi che erano già al pettine. È necessario un ricambio generazionale» Nel territorio del Barolo, sorge l'azienda vitivinicola «L'astemia pentita». Una cantina pop, ideata e progettata da Gianni ArnaudoLa Milano Wine Week chiude con oltre 10.000 presenze. Federico Gordini: «Le istituzioni governative ne prendano atto» Lo speciale contiene quattro articoli e gallery fotografiche.2024. Secondo i dati raccolti da Iwsr ci vorranno quattro anni perché l'industria degli spiriti possa tornare al livello di volume di vendita pre pandemia. Per l'amministratore delegato dell'azienda, Mark Meek: «Ci aspettiamo cali di quasi il 12% nel 2020. Ci sarà una certa ripresa alla fine del 2020, ma la nostra previsione è che il consumo di bevande alcoliche impiegherà almeno quattro anni per tornare al punto in cui era nel 2019». Secondo i dati raccolti da Coldiretti, il crollo dell'attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha avuto un effetto negativo sull'agroalimentare nel suo complesso, con una perdita di fatturato pari a 8 miliardi. Il calo degli acquisti extradomestici ha infatti raggiungo un meno 40% su base annuale.Dal canto suo, il Csc (Centro studi di Confindustria) registra un lieve aumento della produzione industriale in Italia dello 0,5% in settembre su agosto. Si stima che per il terzo trimestre un incremento congiunturale del 26,4%, un dato che cercherà di far fronte al meno 16,9% del secondo e il meno 8,8% del primo trimestre. Il maggiore problema degli stabilimenti enologici italiani è la giacenza, che in data 7 ottobre ha raggiunto i 35,9 milioni di ettolitri di vino, 10,4 milioni di ettolitri di mosti e 4,7 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (Vnaif). Rispetto al 30 settembre 2019 si osserva una riduzione delle giacenze del 2,8% per i vini e un incremento delle stesse sia per i mosti (+86,8%) che, soprattutto, per i Vnaif (+253%).Oltre il 58% del vino in Italia è fisicamente detenuto nelle regioni del Nord. Nel solo Veneto è presente il 23,8% del vino nazionale, soprattutto grazie al significativo contributo delle giacenze delle province di Verona (10%) e Treviso (8,6%). Il 54% del vino detenuto è a Dop, con una prevalenza del rosso (59%). Il 25,4% del vino è a Igp, anche in questo caso con prevalenza del rosso (59,9%), mentre i vini varietali detenuti costituiscono appena l'1,6% del totale. Il restante 19% è costituito da altri vini.Nonostante il gran numero di Do presenti (525), dieci denominazioni costituiscono il 38,8% del totale dei vini a Do presenti; le prime 20 denominazioni rappresentano oltre la metà del totale delle Do (55,5%).I dati più positivi sono quelli che riguardano gli acquisti online, cresciuti del 102% nel 2020. I vini rossi hanno guidato la classifica, con un aumento del 14,9% a livello totale, mentre per gli spumanti, e anche lo Champagne, si è registrata una flessione del 19%.