2019-01-28
Il corteo a favore di Macron fa flop. E pure l’Eliseo scarica i manifestanti
I foulard rossi a Parigi erano molti meno delle attese. Reciproche prese di distanze tra loro e il presidente. Intanto il governo prosegue con la repressione brutale contro i gilet gialli: uno dei leader perderà l'occhio.Anche sabato scorso si è svolta l'ormai consueta manifestazione dei gilet gialli, che per l'undicesima volta sono tornati a sfidare il presidente Emmanuel Macron e il ministro dell'Interno iper repressivo, Christophe Castaner.C'è sempre stato, fin dall'inizio del movimento nello scorso novembre, il balletto delle cifre. I calcoli recenti, fatti da specialisti al di fuori del governo e dei marciatori, hanno stabilito che sono le cifre ufficiali quelle che si sono allontanate di più dal vero, sminuendo eccessivamente il numero dei partecipanti.In ogni caso, decine e a volte centinaia di migliaia di cittadini che manifestano, per tre mesi (incluso il periodo delle feste natalizie), e al di là dei partiti politici e dei sindacati istituzionali, non sono poca cosa, rappresentando, come ha detto qualcuno, una novità che fa pensare al maggio 1968 o ai movimenti di massa degli anni Settanta.Sabato 26, in tutta la Francia, sia urbana sia rurale e periferica, i gilet gialli hanno manifestato con una relativa pacatezza di toni, pur ribadendo sempre la pertinenza delle loro richieste, ormai sintetizzate in vari manifesti ufficiosi, che circolano sui social e sui cartelli in strada. Queste richieste, oltre alla diminuzione generale delle tasse, sembrano la sintesi del programma italiano della Lega di Matteo Salvini (sul controllo dell'immigrazione e la certezza delle pene) e dei 5 stelle (con la diminuzione dei parlamentari e la riduzione drastica degli stipendi e delle pensioni dei funzionari più altolocati).La particolarità di quest'ultima manifestazione è stata l'idea nuova di far convergere i vari cortei della capitale in un solo punto, Place de la République, dove dar luogo a una nuit jaune, una notte gialla di protesta e rivendicazioni. Purtroppo, alcuni incidenti hanno turbato il pomeriggio parigino e così questa iniziativa è rimasta piuttosto marginale.Nei video dei canali specializzati, come Rt France, si vedono sulla piazza più gendarmi in stato di guerriglia che manifestanti, i quali si mostrano contrariati e stufi per i tanti arresti e per la mano a dir poco pesante della polizia nel gestire queste manifestazioni scomode e antigovernative.Perfino alcuni sindacati di polizia, come Vigi, il cui portavoce è Alexandre Langlois, all'indomani dell'atto decimo del 19 gennaio, hanno fatto presente che gli ordini ricevuti dai reparti su strada sono contrari alle regole comunemente ammesse dalle forze dell'ordine, secondo cui sarebbe da evitare il più possibile ogni confronto diretto con i manifestanti. E anche ieri, davanti a piccoli e identificabili gruppi di casseurs, l'uso del gas lagrimogeno e dei micidiali flashball è stato implacabile e fuori controllo.Un manifestante piuttosto in vista, Jérôme Rodrigues, legato al capofila Eric Drouet, è stato colpito in pieno volto, e a quanto pare perderà definitivamente l'uso dell'occhio destro. Drouet, già più volte fermato dalla polizia senza chiari motivi, ha invitato a una «sollevazione senza precedenti» per i prossimi giorni, attaccando direttamente le autorità politiche, che a suo dire non rispetterebbero le «condizioni d'uso delle armi».Fare del vittimismo, nell'era del Web e dei diritti, può parere una facile scappatoia, tuttavia sono decine e decine le persone ferite dallo scorso novembre, come si evince dalle tantissime fotografie messe on line. E le stesse fonti ufficiali di polizia hanno notato che i cittadini feriti non sono quasi mai noti alla legge per il loro estremismo o la loro «militanza politica». Sono dei cittadini qualunque, detti popolarmente citoyen lambda i quali, senza particolari appartenenze politiche e associative, si sono uniti a questa protesta, semplicemente per ragioni sociali di sopravvivenza e di timore del futuro.L'altra novità del caldo fine settimana francese sta nella contromanifestazione dei foulards rouges, i foulard rossi, in sostegno della «democrazia in pericolo» e contro i gilet gialli.L'iniziativa sarebbe partita da Tolosa, dove un certo Laurent Soulié, simpatizzante del movimento di Macron, da tempo richiede una mobilitazione per il «rispetto della libertà della stampa e dello Stato di diritto», secondo lui negati dalla Francia dei gilet. Il titolo del corteo dei foulard era all'inizio «Marcia repubblicana in sostegno di Emmanuel Macron», ma temendo un flop che avrebbe oscurato l'immagine del presidente re, in seguito è stato cambiato in un anodino «Marcia repubblicana delle libertà».Il 24 gennaio, il partito di Macron ha diramato un comunicato in cui si dice testualmente che il partito «è sensibile a questa iniziativa e condivide i valori che essa difende, ma pur rispettando la libertà di ciascuno, non invita i cittadini a parteciparvi».Alla manifestazione erano attese almeno 10.000 persone. Ma, alla fine, i partecipanti sono stati di meno, complice anche il maltempo. Si è trattato di cittadini con un profilo soprattutto «parigino» (borghese, moderato e di una certa età). Ben altra storia, rispetto ai 70.000 che sabato hanno sfilato in tutta la Francia con indosso i gilet gialli.Nessun media noterà ciò che però è un'evidenza. La Francia che sta bene non ha bisogno di protestare e sfidare il freddo e i manganelli dei gendarmi di Castaner. Ma esiste un'altra Francia, popolare e rurale, composta da giovani disoccupati o sottopagati, che non ce la fa più ad andare avanti. Quelli che sfilavano ieri contro i Gilet gialli sono i crumiri della modernità, che non sopportano le classi meno abienti e più insofferenti. E da ieri hanno deciso di farlo sapere al mondo intero.
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