2020-11-11
Il contro dossier su McCarrick non basta per archiviare il caso
Theodore Edgar McCarrick (Bill O'Leary/The The Washington Post via Getty Images)
Sono trascorsi oltre due anni da quando, in totale solitudine, La Verità pubblicò il cosiddetto dossier Viganò. In esso, l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti lanciava pesanti accuse contro il Vaticano e contro papa Francesco, sostenendo che per anni avevano ignorato, quando non coperto, le azioni del cardinal Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo di Washington. Secondo Carlo Maria Viganò, il porporato altro non era che un predatore sessuale, che approfittando del proprio ruolo aveva rovinato intere generazioni di giovani, utilizzando il seminario in cui viveva per adescare i ragazzi. Di fronte alle pesanti accuse di essere stato a conoscenza dello scandalo, Bergoglio preferì tacere. Di ritorno da un viaggio in Irlanda, dove aveva incontrato le vittime di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti e riconosciuto che la Chiesa non aveva fatto abbastanza contro i pedofili in tonaca, il Pontefice rispose a una giornalista della Cbs che lo interrogava sul dossier Viganò dicendo che non avrebbe commentato. «Ho letto, questa mattina, quel comunicato. L'ho letto e sinceramente devo dirvi questo, a lei e a tutti coloro tra voi che sono interessati: leggete voi, attentamente, quel comunicato e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola». Rifiutando di parlare del caso, probabilmente il Papa pensava che l'eco delle accuse si sarebbe presto spenta. In realtà, le cose non sono andate come molti immaginavano e come spesso erano andate in passato con le faccende vaticane. Invece di essere archiviata in fretta, la storia del cardinal McCarrick e della sua mancata rimozione è rimasta una ferita aperta. Anche perché Viganò non soltanto giurava di essere a conoscenza dell'esistenza in Vaticano di un rapporto dedicato alle malefatte dell'arcivescovo di Washington, ma testimoniava di averne parlato personalmente nel 2013 con Bergoglio, aggiungendo inoltre che il suo predecessore sul soglio di Pietro, Benedetto XVI, aveva confinato e isolato il cardinale, ordinandogli di lasciare il seminario in cui andava a letto con i giovani e di ritirarsi in penitenza. Mesi dopo, in seguito alle polemiche e alle indagini giudiziarie negli Stati Uniti, il Pontefice decise di ridurre allo stato laicale McCarrick, che pure era stato un suo grande elettore. Ma aver tolto la porpora al cardinale non ha comunque consentito di archiviare il caso, perché in America se n'è continuato a parlare. E così eccoci arrivati a ieri, con due anni e più di ritardo, a fare un po' di luce su una vicenda che ha lambito le alte gerarchie della Chiesa come mai era accaduto. Il Vaticano ha presentato un contro dossier per dimostrare che se non si arrivò a destituire il cardinale fu perché questi mentì a papa Giovanni Paolo II, giurando che le accuse contro di lui erano false. E quando le faccende sui suoi comportamenti in seminario ritornarono d'attualità a seguito di altre segnalazioni, fu per colpa dell'allora nunzio apostolico negli Stati Uniti, cioè monsignor Carlo Maria Viganò, se non si agì di conseguenza, perché il vescovo non portò prove sufficienti a dimostrare che McCarrick era davvero un corruttore di giovani. Insomma, per liberarsi dal sospetto di non aver agito e di aver «protetto» un suo grande elettore, Bergoglio ribalta l'accusa su chi ha denunciato i fatti e anche, un po', su chi non può più in alcun modo difendersi, ossia su papa Wojtyla, il quale sarebbe stato tanto ingenuo da credere alla difesa del cardinale. In questo modo, tutti sono salvi, immacolati come gigli. Bergoglio non agì perché non gli vennero portate le prove. La Curia romana, che pure era stata tirata pesantemente in ballo con l'accusa di aver coperto lo scandalo, non ha ugualmente nulla da rimproverarsi, perché il primo a credere in McCarrick fu San Giovanni Paolo II e dunque il peccato di aver coperto un pedofilo con la porpora svanisce, così come evaporano nel nulla gli alti prelati che Viganò citava nel suo dossier come complici, o per lo meno come inetti. Come dicevamo, ci sono voluti più di due anni per ottenere una risposta. Tuttavia, il documento che dovrebbe far luce su una delle pagine più buie della storia recente vaticana illumina assai poco. Difficile infatti credere che dinanzi a una denuncia grave, che faceva seguito a molte altre accuse, ci si sia fermati perché l'accusatore non produsse prove certe. In questi anni, quando ha voluto, Bergoglio ha dimostrato di essere in grado di andare fino in fondo e se necessario anche di muovere la giustizia del Papa. Perché con McCarrick preferì aspettare?
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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