2020-02-22
Il Bullo ricomincia: «Pronti a uscire». Ma stavolta nessuno lo prende sul serio
Dopo aver ottenuto l'incontro con Giuseppi, Matteo Renzi lo minaccia: «Se respinge le proposte di Iv facciamo un passo indietro».Dacci oggi il nostro Renzi quotidiano: in piena sindrome da mancanza di affetto (e di voti), anche ieri il buon Matteo ci ha deliziato con un po' di sano avanspettacolo politico. Talmente scoperto, il bluff, che ormai le intemerate del Bullo non scatenano più neanche la pioggia di reazioni dei giorni scorsi dei suoi alleati di maggioranza, segno che nessuno prende più sul serio le minacce dell'ex premier di passare all'opposizione: il Pd, in particolare, stapperebbe bottiglie di spumante se il senatore di Rignano togliesse il disturbo, lasciando libere le due poltrone ministeriali e quella da sottosegretario occupate da Italia viva, avendo già pronto un plotone di responsabili che non vedono l'ora di passare da Forza Italia e dai cespugli centristi alla maggioranza. Purtroppo per Nicola Zingaretti, però, Renzi non è un pugile, ma un lottatore di wrestling: i suoi colpi sono finti, a uso e consumo dei media. Ieri, dopo aver incassato l'ok del premier a un faccia a faccia la prossima settimana, Renzi su Facebook è tornato a fare la faccia feroce: «Ho chiesto un incontro al premier. Nei giorni scorsi Conte si è rivolto con toni molto duri nei nostri confronti. E noi abbiamo risposto con decisione. E tuttavia», ha aggiunto Renzi, «ho fatto io il primo passo, vincendo l'orgoglio personale, perché la serietà viene prima delle ripicche personali. Ho chiesto di vederlo perché la partita si giochi in modo trasparente. E ho molto apprezzato il fatto che il premier abbia comunicato di voler recarsi poi in Parlamento per proporre in quella sede l'Agenda 2023. Bene così: trasparenza». «Occorre una svolta. Non chiediamo nomine», ha proseguito Renzi, «o sottosegretariati: chiediamo che ascoltino (anche) le nostre idee. Noi abbiamo messo sul tavolo quattro grandi temi: sblocchiamo con i commissari i cantieri fermati dalla burocrazia; eliminiamo o modifichiamo il reddito di cittadinanza che non funziona; lavoriamo per una giustizia giusta, per i diritti e contro il populismo giustizialista; cambiamo le regole insieme per eleggere il sindaco d'Italia. Se il premier riterrà che su queste cose si possa trovare un buon compromesso, noi ci saremo. Se il premier riterrà di respingere le nostre idee», ha proseguito il Rottamatore di sé stesso, «faremo senza polemiche un passo indietro, magari a beneficio dei cosiddetti responsabili». Dunque, si torna alla base: se non ci volete ce ne andiamo, se non accettate le nostre proposte ce ne andiamo, se non troviamo un compromesso ce ne andiamo… ma quelli di Italia viva stanno sempre là, al calduccio, nei ministeri. Del resto, il post di ieri su Facebook non contiene le due paroline magiche, «sfiducia» e «Bonafede», ed è proprio la minaccia di sfiducia al ministro della Giustizia l'unica freccia teoricamente a disposizione di Renzi, che oggi, a Roma, alle 15, chiuderà l'assemblea di Italia viva con un intervento che si annuncia pieno di banalità. Non solo, il senatore semplice in stato confusionale, finisce per prendersela con sé stesso. Perché la proposta «shock» di operare in deroga al Codice degli appalti del 2016 ci può stare, ma non tiene conto di un dettaglio: quel testo che oggi viene messo all'indice come causa di «lungaggini burocratiche» porta proprio la sua firma. «Su alcuni temi Renzi ha ragione», ha maramaldeggiato il leader della Lega, Matteo Salvini, «che la riforma della giustizia così come è ideata non funziona, che bisogna aprire i cantieri e che il reddito di cittadinanza non funziona, ma se ha ragione su questi fronti, però tolga la fiducia al governo».«Sono preoccupato per il Paese», ha sottolineato il reggente del M5s, Vito Crimi, «nel momento in cui Renzi fa queste sparate e si mette di traverso su ogni cosa, non fa male a me, a Conte o al governo, ma al Paese. Se non avessimo avuto quel senso di responsabilità di capire che il Paese è in una situazione difficile e che bisogna unire le forze non avremmo fatto questo governo. È veramente assurdo che», ha argomentato Crimi in riferimento alla proposta renziana del sindaco d'Italia, «dopo aver fatto un percorso e una legge elettorale, arriva uno della maggioranza, spariglia le carte e dice non mi sta più bene niente e si inventa un'altra ipotesi. È un modo di fare inconcepibile per me, non lo voglio neanche commentare. Tra l'altro», ha concluso Crimi, «l'idea di Renzi dovrebbe sovvertire non so quanti articoli della Costituzione quindi di che stiamo parlando?».«Ci sono tavoli per il rilancio dell'azione di governo», ha commentato il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, del Pd, «c'è un accordo di programma, che abbiamo sottoscritto, e ognuno dia il suo contributo, o faccia chiarezza: se non crede in questo governo lo dica chiaramente, ma se ci crede, si impegni a discutere e a risolvere le vere priorità, che sono l'economia e il lavoro».«Credo sia importante», ha twittato il ministro M5s per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, «il chiarimento della prossima settimana tra Renzi e Conte. Occorre confrontarsi sul futuro del Paese. Renzi ha ragione quando dice che affronteremo delle difficoltà a livello mondiale e ancora di più occorre essere uniti e stabili. Credo che dopo il chiarimento», ha auspicato D'Incà, «ripartiremo con molta più energia per portare avanti i punti del programma per il Paese che anche Italia viva ha partecipato a stilare».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson