2022-11-24
Il boom dell’industria dell’utero in affitto
Le stime di una società di indagini di mercato: nel giro di un decennio, il business della maternità surrogata arriverà a toccare 129 miliardi di fatturato. La cliente tipo? Lavoratrice (stressata) di mezza età. Ma la propaganda oscura altre tecniche di fecondazione.Centoventinove miliardi di dollari, ovvero più della metà del patrimonio dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, e quasi quattro volte la prima manovra di bilancio appena varata dal governo di Giorgia Meloni. È lo stratosferico giro d’affari che è destinato a muovere, a livello globale, il business dell’utero in affitto. Ad assicurarlo non è qualche ente conservatore o critico verso la maternità surrogata, bensì una realtà che di conti se ne intende: la Global Market Insight, una società di consulenza e indagini di mercato con sede a Selbyville, nello stato del Delaware.La stima in questione, presentata sul sito della società statunitense da Sumant Ugalmugle e Rupali Swain, considera che quasi 130 miliardi di dollari possano gravitare attorno all’utero in affitto nel giro di un decennio, entro il 2032. Questo perché, scrivono Ugalmugle e Swain, «l’infertilità sta emergendo come un problema grave con diverse implicazioni sociali, economiche e culturali» e, rispetto a questo, «la consapevolezza pubblica sui vantaggi della maternità surrogata è aumentata in tutto il mondo».Tale aumento, sottolinea sempre la società americana, è dovuto al fatto che «diverse organizzazioni pubbliche e private» si stanno dando da fare per migliorare «la consapevolezza dell’infertilità attraverso iniziative che promuovono varie procedure come la fecondazione in vitro». Insomma, se l’utero in affitto prenderà ancora più piede non è solo in risposta alla crescente infertilità, ma pure - scrivono sempre Ugalmugle e Swain - a iniziative quali, per esempio, la National Infertility Awareness Week, la settimana nazionale di sensibilizzazione che ricorre nel mese di aprile che mira, appunto, a destigmatizzare la condizione di chi non può aver figli.Si tratta di un aspetto significativo dal momento che fa comprendere come il giro d’affari della maternità surrogata sia già oggi sostenuto, e in futuro lo potrà essere ancora di più, da specifiche campagne; qualcuno dice di sensibilizzazione, in questo caso, altri potrebbero ribattere di propaganda, dal momento che spesso esistono prospettive di cura all’infertilità che, semplicemente, non vengono proposte né esplorate perché altre opzioni - come la fecondazione in vitro, appunto - sono in ottica economica ben più dinamiche. Ma andiamo avanti.Secondo la Global Market Insight, una parte dell’aumento del giro d’affari dell’utero in affitto sarà dovuta all’«aumento del numero di donne lavoratrici tra i 40 e i 42 anni» che «ha portato a un aumento dei livelli di stress, determinando un impatto significativo sulla capacità riproduttiva». Anche qui c’è molto da riflettere, dato che il ragionamento che effettua questa indagine di mercato - c’è da temere in modo realistico - è il seguente: il maggior stress sulle donne adulte determinato dal lavoro, visto l’andazzo, non sarà affatto controbilanciato, per esempio, da politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro, ma continuerà ad aumentare con la soluzione biotecnologica che potrebbe diventare, quindi, sempre più allettante.Infine, chiosano Ugalmugle e Swain, il business riproduttivo crescerà perché molte delle aziende del settore «si stanno concentrando sull’espansione in nuove sedi per ampliare la loro presenza sul mercato». Una considerazione, pure quest’ultima, tristemente probabile. Il fatto è che, se queste previsioni si avverassero, il mercato dell’utero in affitto nel prossimo decennio risulterebbe destinato in realtà neppure a crescere, ma davvero ad esplodere. Basti dire che lo scorso aprile, nel presentare una proposta di iniziativa popolare per fermare la maternità surrogata, Matteo Salvini - riprendendo una stima nota - ha riferito come oggi muova 6 miliardi di euro: oltre 20 volte meno di quello che potrebbe essere da qui a un decennio.Le stime più sconvolgenti del fenomeno, fino ad oggi, erano state quelle dell’americana Jennifer Roback Morse, presidente del Ruth Institute, secondo cui esso muove fino a 30 miliardi di dollari: ma pure qui siamo molto lontani da ciò che potrebbe essere nel 2032. Segno che in troppi ancora ignorano la portata di un giro d’affari molto più articolato, nelle sue ramificazioni, di quanto solitamente si ritenga. In effetti, già Fabrizio Del Noce, uno dei primi giornalisti a raccontare l’utero in affitto in Italia, nel suo Non uccidere (Mondadori, 1995) segnalava come all’epoca, negli Usa, la maternità surrogata già costava 41.000 dollari, da suddividersi tra: 16.000 all’agenzia, 10.000 alla prestatrice dell’utero e i restanti 15.000 per spese mediche e assistenza legale. La maternità surrogata è dunque una torta sulla quale si arricchiscono in tanti e sarà sempre più così; del resto, si sa, l’appetito vien mangiando.
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