Il Pil degli Stati emergenti ha superato quello del G7: opportunità non solo in Cina. Interessanti sia le azioni sia le obbligazioni. Rimbalzo per i settori più colpiti dal Covid-19. In crescita intelligenza artificiale e sanità.
Il Pil degli Stati emergenti ha superato quello del G7: opportunità non solo in Cina. Interessanti sia le azioni sia le obbligazioni. Rimbalzo per i settori più colpiti dal Covid-19. In crescita intelligenza artificiale e sanità.Il tormentato 2020 si conclude con una notizia che era da tempo nell'aria, ma che la pandemia ha accelerato. Secondo le stime del Pil da parte del Fondo monetario internazionale, il sorpasso dei Paesi emergenti nei confronti di quelli sviluppati delle economie del G7, almeno in Borsa, è ormai realtà. Stando alle stime, nel 2020, infatti, il prodotto interno lordo dei sette big arretrerà complessivamente del 5,9%, appesantito dal -5,3% del Giappone e soprattutto dal -8,3% dell'Eurozona. Gli emergenti, invece, fletteranno solo del 3,3%, portando il relativo Pil a quota 40.000 miliardi di dollari, che si confronta con i 38.000 miliardi dei Paesi G7.Per gli investitori questo già si è riflesso negli indici di Borsa con alcuni di questi mercati che hanno segnato fra le migliori performance del 2020. Il listino cinese di Shenzen è salito del +34,3%, quello coreano del +27,3% e solo l'S&P 500 (+15,4%) è riuscito - fra i Paesi sviluppati - a stare dietro a questi mercati grazie al boom dei titoli tecnologici (+43%).Nel 2021, con la campagna vaccinazioni planetaria, l'economia dovrebbe rifiorire e i settori più puniti dalle misure di confinamento rimbalzare più vigorosamente e «c'è quindi attenzione verso quei mercati e comparti (automobilistico, turismo, intrattenimento) che sono rimasti più indietro: uno su tutti quello europeo che ha visto l'indice Euro stoxx perdere il 5,5%», spiega alla Verità Salvatore Gaziano, direttore investimenti Soldiexpert scf. «Quello del Vecchio continente, d'altronde, è stato tra i più appesantiti proprio dalla forte presenza di titoli ciclici come quelli legati al settore bancario ed energetico. Fra i mercati protagonisti sicuramente ci sarà quello tedesco il cui indice principale, il Dax, ha toccato in questi giorni natalizi il massimo storico. Lo stesso vale per quello inglese che - dopo lo scampato no deal - potrebbe essere una sorpresa nel 2021, visto che le quotazioni sono fra le più basse a livello storico in Europa».Le vere opportunità, però, ci saranno nei mercati emergenti e, più in generale, in Asia. Del resto, spiega Gaziano, «il tema degli emergenti crediamo dominerà i mercati per molto tempo grazie alla combinazione di più fattori di molti Paesi leader. Basso debito pubblico, curve demografiche non in picchiata, produttività in crescita, consumi in aumento. Per questo motivo continuiamo a guardare agli emergenti: oltre alla Cina, pensiamo a Paesi come la Corea del Sud e il Vietnam che dopo il 2021 si troveranno a 5-10 punti di Pil sopra il 2019». Sempre in Asia, poi, nel 2021 sarà il caso di tenere sott'occhio «il mercato giapponese, anche per merito delle Olimpiadi 2020 che si svolgeranno nel Paese del Sol Levante», conclude Gaziano. Da non dimenticare, poi, settori già in espansione come l'intelligenza artificiale, la robotica, la salute e la medicina. L'importanza dei mercati emergenti asiatici si farà notare nel 2021 anche per il mercato obbligazionario. «L'allocazione nel mondo obbligazionario dovrà prediligere il segmento del credito, dei corporate bonds e in particolare quei settori e quelle società che beneficeranno maggiormente di un graduale ritorno alla normalità», spiega Filippo Casagrande, responsabile strategie portafogli assicurativi di Generali investments & wealth management, «In tale ambito sarà anche attraente la diversificazione nei mercati emergenti, sia espressi in dollari sia in valuta locale, come aree che trarranno i maggiori benefici da un ritorno degli investitori in segmenti dove reperire la redditività ormai mancante nei mercati obbligazionari dell'area Ocse».Dello stesso avviso gli esperti del colosso americano Fidelity international. «A nostro avviso il 2021 sarà caratterizzato da un'ulteriore crescita dell'Asia», spiegano. «L'area in generale sta diventando interessante sotto tutti i punti di vista, sia azionario sia obbligazionario, anche al di là della Cina, che continua comunque a rimanere un focus importante nello scenario globale in numerosi settori. Pensiamo, poi, vi siano ancora interessanti opportunità in alcuni ambiti del reddito fisso, in particolare nel comparto investment grade europeo e su strategie con un focus su titoli che mantengono elevati standard Esg», continuano. «Ancora, anche alla luce dei possibili scenari inflattivi che potrebbero emergere, riteniamo interessanti strumenti che permettono di investire anche in emissioni ad alto rendimento o legate all'inflazione che, generalmente, fanno molto bene in contesti inflattivi rispetto alle tradizionali emissioni governative».Insomma, le prospettive sono incoraggianti per l'anno in arrivo. Gli strumenti che permettono di investire in Asia non mancano e già nel 2020 questi prodotti hanno fatto bene in termini di rendimento. Basta dare uno sguardo, ad esempio, al Msif emerging leaders equity che è cresciuto da inizio anno del 39,2% o al Banor sicav greater China equity (+45,23%). Lo stesso si può dire del Comgest growth Japan (+29,2%) o del Franklin ftse Korea ucits etf (+26,2%).
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