2022-09-16
Ignorata l’aggressione all’Armenia fatta dallo Stato che pagava mazzette
Da giorni l’Azerbaijan effettua raid per rivendicare il Nagorno-Karabakh. Bruxelles e Roma, però, tacciono perché Baku ci dà il gas contro Vladimir Putin. E così è più facile scordare la tangente azera per lo scandalo diritti umani.Mentre parlava a Strasburgo l’altro giorno, Ursula Von der Leyen è stata posseduta dallo spirito di Winston Churchill. «Sarò molto franca: la posta in gioco è alta, non solo per l’Ucraina, ma per tutta l’Europa e per il mondo intero. Saremo messi alla prova», ha detto. «Questa non è solo una guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina. È una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro. È uno scontro tra l’autocrazia e la democrazia». Un discorso gravido d’emozione, perfetto per motivare le truppe da mandare in trincea o i cittadini che dovranno raffreddarsi in inverno (in fondo sono due versioni della stessa cosa). Come nelle migliori occasioni, la presidente della Commissione europea ha fatto leva sui «valori» e sulla morale. Dobbiamo combattere una guerra giusta, per la libertà e la democrazia. E sarebbe perfino un ragionamento condivisibile, se fosse vero.Il punto è esattamente questo: se dobbiamo trasferire il dibattito sul piano morale, cioè agire sulla base di ciò che sarebbe giusto fare a partire dai tanto decantati «valori europei condivisi», allora qualcosa non torna. Nelle ultime ore, uno Stato chiamato Azerbaijan ha effettuato raid in direzione della vicina Armenia.Tra il 12 e il 13 settembre, gli azeri hanno colpito i vicini di casa, provocando - così dichiarano le fonti armene - almeno un centinaio di morti fra i soli militari (i comunicati istituzionali dell’Azerbaijan parlano invece di 50 decessi sul loro fronte). Quale sia il motivo dello scontro e noto: l’antica disputa sul Nagorno-Karabakh, una repubblica indipendente che si considera parte dell’Armenia (perché culturalmente lo è), e che in epoca sovietica fu unita a forza all’Azerbaijan, pagando un prezzo molto alto in termini di persecuzioni su base etnica.Da tempo l’Azerbaijan rivendica diritti su quel territorio, e cerca di far valere le proprie ragioni anche con le armi, contando sulla debolezza del vicino e sull’appoggio di un alleato potente, ovvero la Turchia, fornitrice dei droni che nelle scorse ore hanno causato morte e distruzione. Come si debba leggere questa vicenda nel Grande Gioco attualmente in corso non è troppo difficile da capire. La Russia, a fasi alterne, ha sempre supportato gli armeni, e fa parte - come l’Italia - del cosiddetto Gruppo di Minsk, di cui attualmente è presidente assieme a Usa e Francia. Questo organismo avrebbe il compito di vigilare sulla sorte del Nagorno-Karabakh, ma per ovvi motivi ultimamente i membri sono un po’ distratti dal la situazione ucraina. Dunque, a quanto pare, la Turchia ha deciso di approfittarne per dare nuovo impulso agli scontri sul confine azero.Questo - in brutale sintesi - lo scenario. E ora l’interrogativo: per quale motivo l’Italia e pure l’Europa si disinteressano di questo scontro o comunque lasciano correre? In questo caso i valori sventolati dalla Von der Leyen non contano? Evidentemente le cose stanno proprio così. Direte: l’Ucraina è vicina, e europea, per quello ci preoccupiamo di più. Bene, può essere. Ma ciò che sta andando in scena al confine armeno è uno scontro di civiltà da manuale, con i musulmani azeri e turchi da un lato e i cristiani armeni dall’altro. Quindi, culturalmente, la faccenda ci riguarda, anche perché l’Armenia potrebbe, un domani, rappresentare l’ultimo baluardo contro una fetta di mondo islamico unito e potenzialmente bellicoso. Andrebbe ricordato, per altro, che gli armeni sono vittime di un genocidio compiuto dai turchi, e questo - in base alla scala di valori occidentale - dovrebbe costituire motivo di vicinanza e attenzione. Infine, la faccenda è rilevante anche dal punto di vista delle tanto temute «ingerenze straniere». Forse non sono in molti a ricordarlo, ma c’è stata una robusta indagine che ha portato a una delle pochissime condanne per corruzione internazionale viste in Italia. È una storia vecchiotta, di cui si è tornato a parlare a maggio, per la precisione quando - come scrisse il Corriere della Sera - la prescrizione cancellò la condanna a quattro anni relativa a «500.000 euro pagati nel 2012-2013 dall’allora rappresentante dell’Azerbaijan all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Elkhan Suleymanov, al deputato italiano Udc Luca Volontè, affinché questi, presidente del gruppo Popolari-Cristiano Democratici, svendesse la propria funzione legislativa nell’orientare il voto del proprio gruppo parlamentare contro l’approvazione del rapporto del socialdemocratico tedesco Straesser sulle condizioni di 85 prigionieri politici in Azerbaijan». Come vedete, di materiale su cui ragionare ce ne sarebbe parecchio. Eppure nulla si muove, e tutti restano indifferenti, disinteressati al destino degli armeni. Non ci risulta infatti che siano state comminate sanzioni all’Azerbaijan o alla Turchia. Al contrario, oggi i turchi sono molto coccolati in virtù del ruolo determinante che hanno nei rapporti con la Russia. Quanto agli azeri, ci fanno fin troppo comodo. Lo scorso aprile Luigi Di Maio è volato a Baku per chiedere un aumento delle forniture di gas. A luglio la stessa Von der Leyen ha firmato un memorandum di intesa con l’Azerbaijan per il raddoppio delle forniture energetiche da qui al 2027. A inizio settembre il presidente azero Ilham Aliyev è volato in Italia per consolidare i rapporti e dare il via a nuove partnership.Le coccole reciproche hanno sortito effetto: al 31 luglio 2022, abbiamo ricevuto dall’Azerbaijan poco meno di 6 miliardi di metri cubi di gas, +73,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Cristallino: non ci facciamo scrupoli a prendere gas da chi bombarda i suoi vicini, soprattutto perché questo qualcuno è spalleggiato da una nazione che fa parte dell’amica Nato.Non si fanno sacrifici per gli armeni, per loro non si parla di valori. Il Nagorno-Karabakh, per la nobile Europa pronta a dare il sangue, non vale un grado di temperatura.
Jose Mourinho (Getty Images)