2025-07-14
Idratazione, sali minerali e vestiti da mettere nel frigo. I rimedi e i trucchi anti caldo
Quando la temperatura supera i 30 gradi, il nostro corpo si attiva per disperdere il calore. Se ci comportiamo correttamente, possiamo aiutarlo a raggiungere lo scopo.Ricordate quel bellissimo momento del film Quando la moglie è in vacanza nel quale Marilyn Monroe, mentre volge verso l’elettrodomestico, dice a un Richard Sherman ammirato dalla sua bellezza: «Sa, quando fa caldo, mi metto l’intimo nel frigo... per rinfrescarlo». Bene, il trucchetto de «la ragazza» - così si chiamava il personaggio interpretato da Marilyn - per rinfrescare intimo e in generale vestiti da indossare non è sbagliato, anzi. Il frigo ci può essere utile in tanti modi per affrontare il caldo estivo. Serve una premessa.Come funziona la regolazione termica del nostro corpo? La temperatura interna ideale del nostro corpo è 36,5-37 °C e dipende parzialmente da quella esterna. Vestiti leggeri, come siamo d’estate, la temperatura esterna perfetta per mantenere la temperatura interna ai circa 37 gradi di norma è tra 21 e 25 °C. Si chiama temperatura del «comfort termo-igrometrico». Senza vestiti ma col solo costume come siamo in spiaggia si può tollerare fino a 27,8, massimo 30 °C. 30 è il limite: sia in spiaggia sia a Piazza Affari coperti da un bell’abito di sartoria se la temperatura esterna sale oltre 30 °C allora il nostro centro termoregolatore deve operare per mantenere la nostra temperatura interna sui 36,5-37 °C. Deve, cioè, intervenire sul rapporto tra termogenesi e termodispersione. Cosa sono? Il centro termoregolatore, che si trova nell’ipotalamo, è fatto di neuroni che sono sensibili anche a minime variazioni di temperatura dal canone di 36,5-37 °C. Abbiamo due tipi di neuroni deputati al controllo: i neuroni recettivi recepiscono le variazioni sotto o sopra, i neuroni effettori decidono per termodispersione o termoconservazione allo scopo di contrastare quelle variazioni. Perciò prima dicevamo che la nostra temperatura dipende parzialmente da quella esterna. Come quello degli altri mammiferi e degli uccelli, il nostro organismo è omeotermo. La parola deriva dal greco: omòs vuole dire uguale e termos vuole dire calore. L’essere omeotermo agisce autonomamente per mantenere costante la propria temperatura corporea ideale in relazione a quella ambientale. Il nostro organismo, poi, è endotermo (anche qui una parola che deriva dal greco: endon vuol dire da dentro e thermos, ancora, calore), cioè la sua temperatura corporea è regolata dalla produzione di calore metabolico interno. Gli altri vertebrati cioè pesci, anfibi e rettili e gli invertebrati sono invece ectotermi (dal greco: ektos, cioè al di fuori; thermos, cioè calore). Vuol dire che la temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno. I rettili passano ore al sole e i pesci si spostano da correnti acquatiche fredde a correnti calde per aumentare la propria temperatura corporea. Noi, omeotermi, d’estate operiamo termodispersione e d’inverno termogenesi. Il nostro corpo non ha la stessa temperatura in ogni suo punto: testa e torace, comprensivi di organi, costituiscono il cosiddetto «nucleo centrale» della temperatura che misura 37 gradi. Il resto del corpo, detto «guscio periferico», agisce da protezione del nucleo, presentando una temperatura appena più bassa in condizioni di frescura ambientale: per le gambe è 31 gradi sui polpacci e 35 sulle cosce, per le braccia 36 sul colmo, 32 sul gomito e 28 sull’avambraccio, in generale la pelle ha circa 21 gradi. D’estate, la temperatura esterna agisce riscaldando il guscio col rischio di riscaldare anche il nucleo centrale: se il guscio aumenta di temperatura giungendo anche a 36 gradi, per la nostra pelle sono ben 14 gradi in più. Allora, quando noi percepiamo questo caldo come molto sgradevole, ancor più se molto umido perché ci sembrerà ancora più caldo, i nostri neuroni effettori ordinano attività che servono a raffreddare la temperatura del guscio per evitare che, salita quella, possa salire anche quella interna oltre i 37 gradi. In primo luogo, minimizziamo la produzione di calore interno: la digestione comporta produzione di calore, come qualsiasi attività, perciò in estate abbiamo meno fame e anche meno voglia di fare rispetto all’inverno. Siamo già caldi e il nostro corpo evita o svolge al minimo le attività che in inverno compie per farci scaldare, cioè in primo luogo muovere e mangiare. Il nostro organismo, poi, massimizza la perdita di calore cioè la termodispersione. Se in inverno dobbiamo evitarla, in estate dobbiamo alimentarla. Ecco perché ci si gonfiano le gambe (è la vasodilatazione) e sudiamo. Vasodilatazione e sudorazione servono ad abbassare la temperatura del nostro corpo disperdendo calore. La vasodilatazione dei vasi vicini alla cute permette una migliore dissipazione del calore corporeo, è un escamotage di breve durata e anche di relativa efficienza che però si somma alla sudorazione per potenziarne l’effetto (ed è l’opposto di quanto accade in inverno, quando contrastiamo il freddo con la vasocostrizione, cioè chiudendo la gran parte dei capillari sottocutanei per trattenere il calore e riservarlo, appunto, soprattutto al nucleo centrale, prassi da cui deriva la tipica temperatura più fredda di mani e piedi). Il sudore: quando la pelle registra una temperatura troppo alta, il sistema nervoso invia alle ghiandole sudoripare il comando di produrre quelle gocce di acqua salata (salata perché contiene i sali minerali, perciò è importante rimineralizzarci oltre a bere per reidratarci) che chiamiamo sudore. È lo stesso meccanismo dello sport: più fatichiamo, più scaldiamo il corpo, più sudiamo. In estate, questo meccanismo si attiva semplicemente stanziando ad una temperatura ambientale di 35-40 gradi. La sudorazione cambia lo stato dell’acqua da liquido a gassoso e per farlo disperde calore. L’acqua contenuta nel sudore evapora entrando in contatto con l’aria ambientale calda e questa evaporazione sottrae calore al corpo. Sudando, noi riusciamo a mantenere il corpo ai 37 gradi anche quando fuori ce ne sono 40. È la stessa cosa che fanno anche i mammiferi ricoperti di pelliccia e con poche ghiandole sudoripare come il cane, che non le ha sottopelle, ma solo vicino ai polpastrelli, e comunque non le usa per «sudare» fuori il caldo: l’acqua, nel cane, non evapora dalla pelle, ma dall’apparato respiratorio e dalla lingua con l’attivazione dell’ansimo. Se noi isolassimo la lingua del cane con un materiale antitraspirante, gli impediremmo di termodisperdere e questa è la stessa cosa che avviene se ci vestiamo con tessuti non traspiranti o poco traspiranti: la termodispersione, che ci è fondamentale per abbassare la temperatura del nostro corpo alzata dal caldo esterno, è permessa e favorita da tessuti naturali traspiranti come lino e cotone. Che benvengano. E vengano meglio ancora se freddi. E va bene qualsiasi cosa che, in generale, poggiata addosso, dall’aria fresca refrigerata dal condizionatore al fazzoletto bagnato e quindi fresco, passi un po’ della sua frescura alla nostra pelle, rinfrescandola. Se nel film la biancheria intima fresca di Marylin ha un valore civettuolo, nel nostro caso il consiglio di rinfrescare un pochino i vestiti in frigo prima di indossarli ha il solo scopo di farvi rinfrescare il corpo. Abbiate cura di piegare i vestiti e metterli in un sacchetto di plastica per proteggerli, prima di porli in frigo. Potete anche metterli la sera per la mattina o la mattina per la sera, ma in generale qualche ora basta. Lo stesso trucchetto si può usare per gli asciugamani, per asciugarsi con qualcosa di assorbente, sì, ma anche di fresco, o per le lenzuola, il cuscino, insomma tutto quanto sia utile per andare a riposarsi in un giaciglio fresco. On line vendono tappetini refrigeranti elettrici, in questo modo li avrete freschi gratis. Il frigo ci aiuta anche fornendoci la possibilità di rinfrescare il cibo che mangiamo. In inverno mangiamo volentieri cibo caldo perché questo aumenta il nostro senso di sazietà, stimola la termogenesi, ci fornisce le calorie necessarie per scaldare il nostro corpo. Invece in estate i cibi caldi e abbondanti risultano più pesanti e più difficili da digerire. Meglio optare per cibi a temperatura ambiente, freschi, freddi, mai ghiacciati, gelato a parte. Questi cibi, infatti, rinfrescano il nucleo centrale e si digeriscono più velocemente e facilmente. Provate a tenere i bastoncini di liquirizia e i cioccolatini in frigo e prenderne uno bello fresco, vi sembrerà ancora più buono. Mangiate una mozzarella col pomodoro estratti dal frigo poco prima, in modo che perdano i 4 °C del frigo ma non acquisiscano del tutto la temperatura ambiente, sentirete che frescura. Se in inverno il cibo freddo ci appare respingente e poco saziante, in estate ci attira e ci sazia più facilmente perché abbiamo meno fame. Inoltre, ci apporta un giovamento laddove contenga amidi. Gli alimenti amidacei contengono e/o sviluppano i composti amido-resistenti. Ne esistono 4 tipi: RS1, amido fisicamente incluso, presente in cereali integrali e legumi, RS2, amido resistente granulare nativo, come quello presente nelle patate crude o nelle banane verdi, RS3, amido resistente retrogradato, formato quando l'amido cotto viene raffreddato, come nel caso del riso o della pasta raffreddati, RS4, amido resistente chimicamente modificato, prodotto industrialmente. Mangiare banane verdi, legumi, cereali integrali, noci, semi, tuberi ci fornisce amido-resistenti, poi possiamo aumentare gli amido-resistenti dei cereali con vari trucchetti, per esempio cuocendo a fuoco lento invece che veloce o al microonde oppure un altro trucchetto è raffreddare, appunto, magari in frigo. Ben vengano insalate di pasta, insalate di riso, insalate di cerali fredde. I composti amido-resistenti, simili alla fibra solubile, non vengono digeriti dall’organismo, ma nutrono la flora batterica intestinale. Consumare alimenti che contengono amido-resistenti, inoltre, aumenta la sensibilità all’insulina, diminuisce la glicemia postprandiale, favorisce la sensazione di sazietà, aiuta a dimagrire, a mangiare meno, così assecondando il normale scarso appetito estivo. Anche le bevande, meglio fredde che calde. I beduini nel deserto bevono tè caldo perché in questo modo si scalda il nucleo interno, poi si scalda il guscio periferico e così il calore viene espulso tramite la sudorazione. Si tratta di un modo a nostro avviso decisamente arzigogolato di rinfrescare il corpo facendolo sudare più di quanto sudi già da solo, inoltre funziona nei climi secchi, mentre in quelli umidi, come è sempre di più il nostro italiano, il corpo suda meno velocemente e il caldo percepito è superiore. Non siamo beduini nel deserto, quindi via la bibita calda e ben venga quella fresca. Abbiamo bisogno di bere in estate perché il nostro corpo non si idrata da solo, ma introducendo liquidi dall’esterno tramite il bere. I nostri muscoli sono costituti da acqua al 75% circa, più siamo idratati più siamo performanti. Intestino e reni necessitano di liquidi per eliminare i prodotti di scarto dal nostro corpo, bere a sufficienza ottimizza il lavoro di questi organi. D’estate sentiamo caldo e la pressione sanguigna si abbassa a chi la ha alta, figuriamoci a chi la ha già bassa, sudando rischiamo che ci si abbassi troppo la pressione, bere a sufficienza aiuta a non correre questo rischio perché il volume di sangue in circolo nel nostro organismo è regolato anche dalla nostra idratazione. Poiché sudare vuol dire diminuire l’acqua nell’organismo facendola «evaporare» fuori dal corpo, bisogna bere per evitare di disidratarsi a seguito di caldo e sudore: la disidratazione aumenta l’accumulo di calore. Inoltre, all’intestino e ai reni serve acqua per funzionare correttamente e per eliminare i prodotti di scarto (le tossine): più siamo idratati, più sarà veloce lo scarto. Dunque sì a bevande fresche, in primo luogo l’acqua, perché se beviamo solo succhi introduciamo fibre che comunque hanno bisogno di acqua per essere idratate, ecco perché per idratare noi stessi e quelle fibre dobbiamo bere parecchio in estate, circa due litri di acqua al giorno (sono un bicchiere di acqua da 120 ml ogni ora). Bere fresco non vuol dire bere un iceberg. Il nostro stomaco, soprattutto quando è impegnato a digerire, ha una temperatura più alta di quella del corpo e quindi buttarci dentro bevande troppo fredde rischia di condurci a un blocco digestivo.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)
Vincenzo Spadafora ed Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)