2019-08-30
Però in Senato i giallorossi ballano sui numeri
A Palazzo Madama la nuova maggioranza dipende dal gruppo misto. I dissidenti M5s potrebbero ostacolare la nascita dell'esecutivo o bloccare le singole leggi. Gian Marco Centinaio gufa: «Partita finita quando arbitro fischia...»L'avvio dell'esecutivo capitanato dal premier incaricato Giuseppe Conte è appeso alla prova del nove in Parlamento. Le due Camere infatti dovranno dargli la fiducia certificando l'esistenza o meno di una maggioranza giallorossa. Se i numeri a Montecitorio non destano preoccupazione (sono 216 i deputati M5s e 111 quelli Pd), al Senato già si traballa. «C'era un grande allenatore del passato che diceva “partita finita quando arbitro fischia"», ha spigato sibillino il leghista Gian Marco Centinaio partecipando ad Agorà estate su Rai3, facendo intendere che i giochi del matrimonio tra grillini e dem non sono ancora del tutto fatti e che non vanno in alcun modo esclusi colpi di scena.L'allusione è in particolare a «parole scritte» e «parole pronunciate da alcuni colleghi del Movimento 5 stelle» che fino a due giorni fa, almeno stando alle parole del ministro dell'Agricoltura, avrebbero avuto contatti via Whatsapp e via telefono con la Lega. Come può essere interpretato questo atteggiamento dei pentastellati? Di sicuro va contestualizzato nell'ottica della fiducia che il nascente governo giallorosso dovrà incassare a Palazzo Madama. Lì la maggioranza assoluta è di 161 senatori. Il Partito democratico può contare su 51 scranni, mentre il Movimento di Luigi Di Maio ne ha 107. Il totale a favore dell'inciucio per ora sarebbe quindi di 158, che tre voti in meno rispetto alla soglia. Il boccino è in mano ai gruppi parlamentari minori: gruppo misto, con undici senatori; delle autonomie con sei e infine i senatori a vita, che sono anch'essi sei. Vediamo nel dettaglio: nel gruppo misto Liberi e uguali conta quattro senatori (Loredana De Petris, Pietro Grasso, Francesco Laforgia e Vasco Errani). Tutti si sono dichiarati attendisti rispetto alla fiducia, legandola all'eventuale programma e non solo. «Conte ha iniziato a incontrare i gruppi parlamentari», ha detto Grasso «e da questi colloqui si capirà se davvero intende proporre al Paese nuove ricette, un nuovo linguaggio, nuovi protagonisti». Quindi ancora non si sa che posizione prenderà Leu. «Sono tanti i temi su cui valuteremo la possibilità di dare o meno la fiducia a questo governo, verso il quale partiamo con le migliori intenzioni possibile». Al centro del confronto, lavoro, conversione ecologica, emergenza climatica, lotta alla precarietà, Sud, diritti civili e sociali, immigrazione, lotta all'evasione fiscale, giustizia e contrasto alle mafie. Su questo, più che sui nomi, almeno a quanto dicono, il punto su cui batteranno i componenti del gruppo di Leu, anche se indiscrezioni parlano di un possibile ministero, quello della Salute, a Errani, o della Giustizia proprio a Grasso. Qualche maligno ha parlato di una sorta di «scambio» tra voto di fiducia e assegnazione del dicastero, ma in casa grillina negano. Sempre restando nel gruppo misto, c'è Emma Bonino di +Europa, che due giorni fa al Colle da Sergio Mattarella ha espresso la sua perplessità verso quello che definisce un esecutivo «misterioso». Oggi nell'incontro con Giuseppe Conte chiederà rassicurazioni su immigrazione, giustizia, sostenibilità ambientale e ancoraggio europeo. Proseguendo, c'è anche Riccardo Nencini del Partito socialista, che nei giorni scorsi ha dichiarato di essere in attesa di conoscere non solo i programmi, ma anche le persone che costituiranno questo esecutivo. Una fonte nel Movimento sostiene che quest'ultimo voti «in sintonia con il Pd», ma non è detto che di fronte a un esecutivo a due teste come quello giallorosso accetti di dare il suo nullaosta. Per quanto riguarda il Maie, che conta due senatori, Ricardo Merlo e Adriano Cario, se due giorni fa sembrava che avrebbe appoggiato Conte, ieri è arrivata la conferma che entrambi i senatori si asterranno, però con la promessa di appoggiare i provvedimenti una volta iniziato il mandato del premier designato. Nel gruppo delle autonomie, che come abbiamo detto è composto da sei senatori, c'è grosso scetticismo e la preoccupazione che 5 stelle e dem non riescano a evitare l'aumento dell'Iva. Dunque la posizione sembra restare quella dell'astensione. E cosa dire degli ex grillini? Si tratta di Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Carlo Martelli, Saverio De Bonis e Maurizio Buccarella. Al governo gialloblù non hanno fatto mancare i loro voti favorevoli, quindi in tanti prevedono che faranno lo stesso con i giallorossi. Garanzia di ciò è che se si andasse alle elezioni loro perderebbero la poltrona, essendo ormai sganciati dal Movimento.Sviluppi invece ci sono stati a proposito dei senatori a vita. probabilmente Renzo Piano non ci sarà, viste le molte assenze. Così come è improbabile la presenza di Giorgio Napolitano. Carlo Rubbia, Elena Cattaneo e Liliana Segre sono contati, almeno in casa grillina, come «sì». Resta il dubbio su cosa farà Mario Monti. Ultimo da considerare, Pier Ferdinando Casini, che si è speso in complimentoni per Conte, forse nella speranza di ricevere qualche straccio di incarico. La sua fiducia è assicurata. Ma cosa accadrebbe se alcuni grillini a Palazzo Madama decidessero di bloccare l'iniziativa di Conte? Rumor parlano di un gruppo di cinque o sei pentastellati pronti a far mancare il proprio assenso, compreso Gianluigi Paragone, il cui «no» alla fiducia al nuovo governo giallorosso è data per scontata. Una fonte di Palazzo Chigi svela anche un'ulteriore possibilità: che i senatori grillini siano pronti a dare la fiducia al nuovo esecutivo per poi far mancare i numeri durante la legislatura, sui singoli provvedimenti. E ci sarà da ridere.