2020-07-30
I soldi del Mes non li vuole nessuno. E il Fondo si fa pubblicità ingannevole
Sul sito del Salvastati, un dirigente esalta la convenienza del prestito, ma poi ammette che è a tassi variabili. Malumore M5s: il testo della risoluzione approvata in Aula contiene un riferimento implicito allo strumento.È un momento difficile per le prospettive occupazionali dei 186 dipendenti del Mes, ciascuno dei quali costa mediamente circa 177.000 euro annui. Non male per essere una banca priva di clienti. Infatti, non fosse per la Grecia che ha ricevuto l'ultimo prestito nel 2018, il Mes è fermo dal 2015. Da allora, solo gestione di liquidità.Solo tenendo presente questa preoccupazione, diventa giustificabile l'affannarsi del suo direttore finanziario, Kalin Janse, nel tentativo - purtroppo goffo e mal riuscito, come vedremo - di conservare un lavoro a sé stesso e ai colleghi, pubblicizzando in modo ingannevole una merce altrimenti destinata a restare invenduta. Ieri ha pubblicato un intervento sul sito del Mes in cui riprende quanto già affermato lo scorso 3 giugno, aggiornandolo con gli ultimi dati relativi all'andamento dei tassi e mostrando che, nonostante la loro discesa nelle ultime settimane, la convenienza del Mes esista ancora, soprattutto per Italia e Grecia. Anzi, con il varo del Recovery fund, che farà vedere i suoi flussi (in minima parte, aggiungiamo noi) solo dal 2021, il Mes esalta il suo ruolo di finanziamento «ponte» per esigenze di breve termine in attesa del 2021. Secondo Janse, sulla base delle attuali condizioni di mercato, il risparmio per l'Italia sarebbe pari, su 10 anni, non più a 6 miliardi ma a circa 4. Perché è vero che il Btp è diventato meno costoso, ma anche i tassi del Mes sono scesi e si attestano ora a -0,26% a 7 anni e -0,12% a 10 anni. A tali mirabili risultati, simili a saldi da fine attività, si giunge specificando che il Mes, per finanziare i prestiti della linea Pandemic crisis support (Psc) istituirà un apposito «magazzino» di raccolta, separato da quello già in corso per gli altri Paesi. Il costo di quel primo magazzino risente delle emissioni a tasso relativamente alto eseguite dal Mes dal 2013 in poi ed è pari al 0,76%. Oggi tali obbligazioni hanno una durata media residua di 7,2 anni e ben 33 miliardi su 86 sono con scadenza inferiore a quattro anni. In questo modo, Janse ci rivela involontariamente quanto sosteniamo da mesi: il tasso del Mes è variabile, poiché dipende dalla loro politica di posizionamento lungo la curva delle scadenze. In questo specifico caso, i già derelitti greci i cui rimborsi termineranno nel 2060 (Efsf) e 2070 (Esm), potranno trovarsi davanti a una spiacevole sorpresa. Infatti, quando il Mes rinnoverà le sue obbligazioni giunte a scadenza, in caso di aumento dei tassi di mercato ribalterà automaticamente sui greci tale incremento. È lo stesso giochino che vogliono fare con noi, perché Janse ammette che l'effettivo risparmio per il Paese beneficiario dipende da «come le condizioni di raccolta evolveranno in futuro». Allora perché sbandierare numeri buoni solo per il Superenalotto, fondati su un'evoluzione degli spread del tutto ipotetica? Se il differenziale Btp/Bund domani si dimezzasse, quel fantomatico risparmio si ridurrebbe a pochi spiccioli. Il Cfo del Mes si vanta di prevenire, con una scadenza a dieci anni, il rischio di liquidità per il Paese beneficiario, che potrebbe avere difficoltà a rinnovare titoli a breve. Peccato che dica questo nello stesso giorno in cui il Tesoro raccoglie 7 miliardi (con una richiesta di 12,5) con Bot a 6 mesi al tasso del -0,28%, e il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, dichiari in audizione parlamentare che non ci sono preoccupazioni e tensioni di cassa. Allora a cosa serve il Mes se, come dimostrato, non si finanziano nemmeno loro su scadenze lunghe e approfittano dei tassi più bassi sulle scadenze più brevi, sulle quali anche il nostro Tesoro è molto competitivo? Perché lasciare il gioco del piccolo banchiere al dottor Janse che, in caso di insuccesso, scaricherà il costo su di noi? Finanziarsi a breve per esigenze di medio lungo è rischioso, certo. Ma il Mes non ci protegge dal rischio tasso e il rischio liquidità non esiste. Non ci sono sufficienti competenze al Mef, che gestisce il terzo debito pubblico al mondo e, in una settimana, farebbe emissioni che Janse farebbe in 7 mesi? Perché Janse non quota il tasso del Mes senza status di creditore privilegiato? Crede davvero che in Italia abbocchiamo ai suoi grafici da venditore disperato per assenza di clienti?Come se non bastasse questo quadro già deprimente, dobbiamo registrare uscite come quelle del deputato Mara Carfagna che invita, all'insegna della proroga dello stato di emergenza (con le terapie intensive però vuote) a utilizzare i fondi del Mes. Siamo oltre il teatro dell'assurdo: chiamare i pompieri perché la casa potrebbe incendiarsi. Per non parlare del senatore Emma Bonino che si lamenta del «debito mostruoso» e invoca il Mes che, purtroppo per lei, è anch'esso debito. Ma ormai vale tutto. Compreso il testo sibillino della risoluzione di maggioranza che impegna il governo a «prevedere l'utilizzo, sulla base dell'interesse generale del Paese e dell'analisi dell'effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall'Unione europea per fronteggiare l'emergenza sanitaria e socio economica in atto», che ieri ha irritato molti nel M5s. Il dottor Janse ha molti amici a Roma.
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