2020-09-26
I soldi al fratello dell’ex cardinale? Una triangolazione con la Caritas
Fluiti 700.000 euro nella coop di Tonino: si sospetta siano stati impiegati per altri scopi. Su rogatoria s'è mossa anche la Procura di Roma. Martedì, Mike Pompeo dal Pontefice: lo scandalo può condizionare i rapporti con gli Usa.Tra il settembre del 2013 e l'aprile del 2018 la cooperativa Spes, strettamente collegata alla Caritas di Ozieri e gestita da Tonino Becciu, fratello dell'ex prelato, avrebbe ricevuto, secondo gli inquirenti vaticani, la somma di circa 700.000 euro. La prima tranche di versamenti sarebbe servita per attività di ripristino dei locali e di ampliamento di un forno. La seconda tranche invece sarebbe servita per interventi a seguito di un incendio, mentre l'ultimo bonifico da 100.000 euro avrebbe avuto come causale «fondo perduto». Il denaro, secondo l'accusa, proviene dall'obolo di San Pietro e dalla Cei e arriva alla onlus del fratello di Becciu tramite la Caritas. In occasione di uno de bonifici, quello da 100.000 euro, la componente amministrativa della Cei avrebbe tardato a movimentare il denaro tanto da spingere lo stesso Becciu a chiamare per sbloccare la pratica. Fino a qui si percepisce un grande conflitto di interessi. Denaro dei poveri che si muove a beneficio di una cooperativa gestita da un parente stretto è di per sé una scelta border line. Non necessariamente però foriera di illeciti. Non a caso i legali di Tonino e del terzo fratello Mario si sono mossi diffondendo una nota stampa. «Nessuna somma risulta essere mai stata erogata dall'obolo di San Pietro, né alcun intervento non giustificato per opere diverse da quelle caritatevoli o di solidarietà è mai pervenuto alla Diocesi di Ozieri, alla Caritas diocesana e, suo tramite, alla cooperativa Spes, onlus fiduciaria del Vescovo per le attività di natura solidale e di reinserimento lavorativo e sociale», commenta l'avvocato Ivano Iai. Quanto a Tonino Becciu, aggiunge, «alcuna somma è mai stata erogata direttamente alla onlus da egli diretta la quale, viceversa, ha ricevuto il finanziamento dei soli progetti solidali ritenuti meritevoli di realizzazione da parte del Vescovo Corrado Melis quale presidente della Caritas diocesana». I difensori della famiglia tengono a specificare che la somma in questione «è ancora a disposizione della Caritas per realizzare la cittadella della solidarietà». Ma gli altri soldi? Sono effettivamente finiti nella onlus? In che modo spesi?E la domanda successiva che si devono essere posti gli inquirenti è che fine abbiano fatto. Da qui in vanti l'ipotesi è che siano stati deviati per altri utilizzi, tanto che il Vaticano poche settimane fa si muove con una rogatoria internazionale e chiede alla Procura di Roma di avviare una lunga serie di accertamenti. Il pm Maria Teresa Gerace prende in carico il fascicolo e successivamente comunica al Vaticano le risultanze. Da qui scatta la decisione del Papa di convocare il cardinale e chiedergli di dimettersi, lasciare la porpora, rinunciare ai benefici economici e all'immunità diplomatica. Tutto in meno di mezz'ora. La difesa della famiglia Becciu si muove tutta attorno a queste somme. Ma è chiaro che questa sia solo la punta dell'icerbeg, e il solo elemento d'inciampo avvenuto in Italia. Sarebbe però la smoking gun (passateci il termine) che il Papa stava aspettando per prendere una decisione definitiva. Bisogna infatti partire dall'Angola per valutare le somme effettivamente movimentate e sparse in giro per il mondo, attraverso la consulenza dell'ex Credit Suisse Enrico Crasso. Non solo l'ormai celebre investimento di Sloane avenue tramite il fondo di Raffaele Mincione, ma altre attività immobiliari a Londra che generavano commissioni stratosferiche in grado di creare più di un sospetto e almeno l'ipotesi che potessero servire a fornire provviste illecite. Tante e sparse in innumerevoli società. Il tema di fondo adesso sarà recuperare il denaro e riportarlo dentro le casse del Vaticano. Sempre che avvenga e sia tutto lineare come sembra. Perché non si può immaginare che questa sia una indagine semplice. Non solo per lo schema che gli inquirenti vaticani sono stati costretti a seguire, ma anche per i ricaschi politici e persino geopolitici che la notizia bomba diffusa giovedì sera (le dimissioni di Becciu, ndr) porta con sé. Martedì prossimo arriverà a Roma per una visita ufficiale al Vaticano il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, il quale si è fatto precedere da una missiva infuocata. Il braccio destro di Donald Trump ha chiesto espressamente alla sua controparte Vaticana di non rinnovare l'accordo stipulato con la Cina. Niente più relazione né condivisione di intenti. L'aver sporporato Becciu a pochi giorni dallo storico incontro sarà un rafforzamento del Santo Padre agli occhi di Pompeo, oppure al contrario sarà da considerare un indebolimento? In fondo la nomina di Becciu è stata voluta proprio da Bergoglio. Ma al tempo stesso mettere in piazza i panni sporchi è segno di grande coraggio.
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Il presidente e ad di Philip Morris Italia dal Forum Teha di Cernobbio: «La leva competitiva è cruciale per l'Italia e l'Europa».