2020-06-17
I pentastellati chiariscano i rapporti con Maduro
Le domande sono ancora lì, sul Blog delle stelle, il magazine online del grillismo, sotto il titolo «Salvini rispondi». Era il 23 ottobre dello scorso anno e tra il leader della Lega e i 5 stelle era finita a botte, con Giuseppe Conte impegnato nel triplo salto carpiato per passare da un governo orgogliosamente strapopulista a uno orgogliosamente post comunista, con perfino un ministro di Liberi e uguali. Caricati a testa bassa dall'ex alleato, che minacciava di svuotare definitivamente il bacino di consensi pentastellato, Beppe Grillo e i suoi s'attaccarono al carro del Metropol, l'albergo di Mosca al centro di un maxi intrigo, con rubli, un ex giornalista della Padania e alcuni misteriosi personaggi a fare da contorno. «Salvini deve chiarire la storia dei presunti fondi dalla Russia», fu il ritornello ripetuto in quei giorni. Secondo L'Espresso, dietro a una compravendita di petrolio ci sarebbe stata una operazione per finanziare la Lega e, nonostante dei soldi non ci fosse traccia, ma soprattutto l'intera faccenda sembrasse inverosimile anche per le dimensioni della fornitura, i grillini non mollarono l'osso. «4 domande a Salvini», «Salvini rispondi», «È scappato dal Parlamento».Certo, a rileggerle ora che è esploso l'affare venezuelano, queste frasi fanno un po' ridere e confermano quello che diceva Pietro Nenni a proposito dei puri e duri: alla fine trovi sempre uno più puro che ti epura. Eh, già. Perché chi di fondi (neri) ferisce, a volte di fondi (neri) perisce. Non sarà questo il caso, perché gli aspetti di un finanziamento con i milioni dentro una valigia sono tutti da chiarire. Tuttavia, nonostante le smentite e le minacce di querele, la storia merita di essere approfondita.Cominciamo con il dire che Abc, il giornale che ha rivelato la faccenda e pubblicato i documenti, non è una testata nota per il gossip. In Spagna, per copie vendute, è il terzo quotidiano del Paese, con oltre cent'anni di storia. È noto per le sue posizioni conservatrici e filo monarchiche, ma gode di un'ottima reputazione, così come l'autore dello scoop, un giornalista investigativo con all'attivo altre esclusive. Dopo la pubblicazione dell'articolo e le smentite dei grillini, la direzione del giornale ha confermato le notizie, dicendo di aver fatto più di una verifica. Vero, c'è qualche cosa che non quadra nel documento riprodotto da Abc, ovvero un timbro che pare vecchio e non più usato dal regime di Hugo Chavez. Ed è altrettanto vero che i protagonisti del presunto pagamento, cioè il console venezuelano e altri esponenti vicini al defunto leader di Caracas hanno negato che una valigia carica di soldi sia mai stata consegnata per finanziare i grillini. Ma timbro a parte, s'è mai visto qualcuno che paga in nero e poi - se non beccato con il sorcio in bocca - lo ammette candidamente? Ovvio che no.In Venezuela nessuno oggi, tra gli esponenti vicini a Maduro, l'uomo succeduto a Chavez, avrebbe interesse a riesumare una storia simile, anche perché il Paese è alla fame e raccontare che i gerarchi andavano in giro a distribuire milioni per sostenere i movimenti rivoluzionari sarebbe come gettare benzina sul fuoco. Con ciò non vogliamo dire che la storia dei soldi sia vera, ma solo che meriti un approfondimento. Come un anno fa sia la politica che i giornali si gettarono a capofitto nella vicenda dei fondi russi alla Lega, chiedendo indagini, risposte parlamentari e perfino commissioni d'inchiesta, oggi sarebbe il caso di avere almeno un chiarimento. Perché se dei soldi non c'è traccia, per ora un documento c'è e qualcuno al quotidiano spagnolo lo ha fatto pervenire. Non solo. Oltre al testo in cui si parla di milioni, c'è una consuetudine che ha visto, nel tempo, Chavez e Maduro dare soldi ad altri partiti, in Spagna e in Sud America. Può darsi che dal regime comunista venezuelano non sia arrivato in Italia nemmeno un euro, ma l'abitudine di sostenere la rivoluzione a suon di milioni diciamo che i compagni di Caracas l'avevano. C'è poi un altro elemento che richiede un chiarimento della complicata faccenda. Ed è il sostegno che i grillini hanno riservato a Maduro e i suoi. Quando l'America e l'Europa si schierarono al fianco di Guaidò, l'autoproclamato presidente che intendeva rovesciare chi aveva portato il Paese sull'orlo della bancarotta, i pentastellati puntarono i piedi, impedendo che il governo italiano si esprimesse. In pratica, preferirono stare dalla parte del dittatore piuttosto che da quella del popolo. Il che, per un movimento che si dice democratico, dove uno vale uno, e la democrazia la si fa dal basso, non è proprio un bell'esempio di coerenza. Già, perché se uno vale uno, non può valere tre e mezzo. Certo, con il tempo il Tap, la Tav, la caducazione della concessione di autostrade, la rendicontazione delle spese della Casta e perfino la regola del doppio mandato sono stati archiviati, ma se nel cestino della carta straccia finiscono anche la trasparenza e la democrazia, significa che la diversità dei 5 stelle ha smesso di brillare e il movimento, partito per cambiare il mondo, alla fine è arrivato cambiato. Come gli altri, anzi: peggio degli altri.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)