2022-03-15
I negoziati per la pace sono al quinto round. «Ma ora Mosca vuole colloqui costruttivi»
Oggi nuovo summit, domani Volodymyr Zelensky parlerà al Congresso Kiev: «I russi ritirino le truppe». Telefonata tra lo zar e Naftali Bennett.Continuano ad arrancare i negoziati diplomatici tra le delegazioni di Ucraina e Russia. Nella giornata di ieri si è tenuto per via telematica un nuovo round di colloqui negoziali. Anche stavolta i risultati si sono rivelati piuttosto scarsi, mentre è stato annunciato un prosieguo per oggi (il quinto incontro). «Una pausa tecnica è stata presa nelle trattative fino a domani. Per attività aggiuntiva nei sottogruppi di lavoro e chiarimento delle definizioni individuali. I negoziati continuano», ha twittato ieri pomeriggio il capo negoziatore ucraino, Mykhailo Podolyak. Lo stesso Podolyak, ore prima, aveva lasciato intendere che i colloqui si stavano rivelando in salita. «Le parti esprimono attivamente le loro posizioni specificate. La comunicazione è mantenuta ma è difficile. La ragione della discordia sono i sistemi politici troppo diversi», aveva dichiarato in mattinata. Sempre il capo delegazione ucraina, all’inizio del nuovo round, aveva specificato il proprio obiettivo, invocando «pace, un cessate il fuoco immediato e il ritiro di tutte le truppe russe». A quanto pare, l’obiettivo del cessate il fuoco resta - almeno per il momento - ancora lontano. Di «trattative difficili» aveva del resto parlato, sempre ieri, anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Tutto questo, mentre il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky, ha reso noto che i colloqui si stanno svolgendo quotidianamente in modalità video e senza giorni di riposo. Il vicecapo dell’ufficio di Zelensky, Ihor Zhovka, ha aperto qualche spiraglio: «Invece di darci un ultimatum», ora i russi «sembrano avviare negoziati costruttivi». Va senza dubbio sottolineato il fatto positivo che i negoziati stiano proseguendo. Il problema però è che il processo sembra sempre più preda di lungaggini e non è al momento affatto chiaro se sono stati raggiunti dei progressi sostanziali. Anche perché, sul terreno, le operazioni belliche intanto stanno andando avanti. Resta quindi ancora da capire se questi negoziati stanno portando a qualcosa o se, al contrario, le parti li utilizzano soltanto come uno specchietto per le allodole. Sul piano diplomatico, è interessante sottolineare che, nella giornata di ieri, c’è stata una telefonata dedicata alla crisi ucraina tra il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Makei, e l’omologo turco Mevlut Cavusoglu. «[I due ministri, ndr] hanno espresso un’opinione comune secondo cui il conflitto nella sua fase calda deve finire il prima possibile. Hanno affrontato questioni relative all’evacuazione dei cittadini dalla zona di conflitto e il funzionamento dei corridoi umanitari», si legge in una nota del governo di Minsk. Questo colloquio costituisce un «dettaglio» interessante: Turchia e Bielorussia stanno infatti entrambe cercando di ritagliarsi il ruolo di mediatrici nella crisi. Minsk risulta tuttavia una strettissima alleata di Mosca. E questa conversazione mostra che forse i turchi e i russi sono oggi molto più vicini di quanto appare a prima vista. È frattanto arrivato il via al quarto round anche delle sanzioni dell’Unione europea contro Mosca: in particolare, nella lista nera di figure vicine a Vladimir Putin, è finito il magnate russo, Roman Abramovich.Nel frattempo, Joe Biden ha detto che sta portando avanti una «stretta cooperazione con gli alleati e i partner per consentire al popolo ucraino di poter difendere la propria nazione». Il presidente americano starebbe inoltre ipotizzando di effettuare prossimamente un viaggio in Europa. Il problema è che la Casa Bianca sembra non avere le idee chiare. Il recente tour di Kamala Harris in Polonia e Romania non ha portato a nulla e la stessa vicepresidente degli Stati Uniti è stata per questo aspramente criticata in patria. In tutto ciò, Biden non è al momento in prima linea sul fronte dell’iniziativa diplomatica. È tra l’altro tutto da dimostrare che lo stesso iperattivismo diplomatico francotedesco stia avvenendo in coordinamento con la Casa Bianca. Biden non ha mai apprezzato le fughe in avanti di Emmanuel Macron, mentre Olaf Scholz si è mostrato restio ad allinearsi all’embargo energetico che gli Stati Uniti hanno recentemente imposto alla Russia. Viste le ben note smanie neo-golliste dell’attuale inquilino dell’Eliseo, il sospetto è che la Francia si stia muovendo in proprio, senza una reale armonia con Washington. In tutto questo, per mercoledì è previsto un intervento di Zelensky al Congresso americano, per via telematica. Sta diventando intanto sempre più centrale il ruolo del premier israeliano, Naftali Bennett, che si è sentito ieri telefonicamente con Putin. «Bennett ha informato il presidente russo dei suoi recenti contatti sull’Ucraina con i leader di un certo numero di Paesi», si legge in una nota del Cremlino. «Vladimir Putin, da parte sua, ha condiviso la sua valutazione del processo negoziale tra i rappresentanti russi e ucraini, che si sta svolgendo in collegamento video in questi giorni». «Le parti», conclude il comunicato, «hanno deciso di continuare il dialogo». Pochi giorni fa, Zelensky aveva del resto proposto Gerusalemme come luogo di incontro per un eventuale vertice con Putin.
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