
Sotto traccia rispetto al dibattito politico, il vertice del M5s ha pronti i nomi da mettere alla Cassa depositi e prestiti (che presenta buoni conti): Luca Lanzalone, Fabrizio Palermo e Salvatore Sardo. Una terna che piace più a sinistra che al mondo della Lega.La Cassa depositi e prestiti chiude una buona annata. Oltre 33 miliardi di risorse movimentate (20% in più rispetto al 2016) e investimenti sostenuti per 58 miliardi, alla base di un bilancio in utile per oltre due miliardi. Si arriva a 4,5 miliardi se si include tutto il perimetro delle controllate del gruppo. Migliora anche il patrimonio, dopo un 2016 all'insegna delle svalutazioni legate a operazioni chieste dal ministero dell'Economia: l'attivo sale di un gradino a quasi 370 miliardi di euro. Numeri che racchiudono un sistema Paese, anzi qualcosa di più. Non a caso la Cdp ancor ancora oggi viene chiamata l'Iri renziana. Chiaramente, nel macinare numeri al gruppo ha giovato il servizio di tesoreria dello Stato (basta vedere l'andamento del margine d'interesse) che gode di tassi favorevoli. E se nel complesso il bilancio suona come sostanzialmente positivo, per trovare i lati in ombra bisogna entrare più in profondità e guardare agli investimenti nel turismo, e poi alla grande operazione che vede due controllate pubbliche confluire in Open fiber e nella banda larga di Stato che stenta a decollare. Per il presidente, Claudio Costamagna, e per l'amministratore delegato, Fabio Gallia, aver discusso di numeri ieri rischia però di essere ininfluente ai fini della permanenza futura in Cdp. Ieri il candidato ministro dell'Economia 5 stelle, Andrea Roventini, ha reso pubblico un lungo post che sa tanto di avviso di sfratto. «Gli investimenti nel settore alberghiero non hanno seguito logiche di economicità e soprattutto non hanno contribuito in alcun modo alla realizzazione degli obiettivi strategici del Paese», si legge. Roventini punta il dito su numerose operazioni industriali. Omette i rapporti molto stretti tra Costamagna e Pietro Salini. Come La Verità ha avuto modo di scrivere, il presidente di Cdp è entrato nel consiglio di amministrazione della cassaforte del costruttore romano pochi mesi prima che il gruppo pubblico finanziasse con 300 milioni un centro commerciale negli Emirati arabi affidato alla stessa Salini Impregilo. I grillini avrebbero di che scatenarsi. Invece il profilo accusatorio resta basso, e mirato a sedersi alla plancia di comando.Ovviamente sul blog del partito sono partite una serie di elucubrazioni fino a immaginare la Cdp come banca del Sud (organismo che tra l'altro già esiste) o istituto del popolo. L'immagine esteriore e la realtà si guardano però sempre a debita distanza. Così, se il Web grillino è distruttivo, il comitato economico del partito si pone come garante della continuità. A ragionare di nomine sono Stefano Buffagni, già consigliere regionale lombardo e molto vicino a Luigi Di Maio, Laura Castelli, ex membro della commissione bilancio e Luca Alfredo Lanzalone. Quest'ultimo, attuale presidente di Acea, è anche il candidato dei 5 stelle a prendere il posto di Costamagna. Il partito pentastellato comincia ad avere le idee chiare, tanto che a Lanzalone vorrebbe affiancare Fabrizio Palermo in qualità di amministratore delegato e Salvatore Sardo nel ruolo di direttore generale. Gli ultimi due manager sono interni alla Cassa e farebbero dal punto di vista professionale un grande passo in avanti. Palermo proviene da Fincantieri e per mesi (cose vecchie riferibili al 2015) è stato considerato successore potenziale di Giuseppe Bono al vertice della cantieristica italiana. Oggi è il responsabile finanziaro di Cdp, apprezzato per le competenze specifiche ma anche legato al mondo dei grand commis. Sardo, attuale direttore esecutivo ovvero Coo, non è da meno. Proviene da Telecom, Enel ed Eni, dove è stato direttore delle risorse umane ai tempi di Paolo Scaroni, al quale è ancora molto legato. Immaginare che il trio di comando della nuova Cdp in versione 5 stelle sia una frattura richiederebbe voli pindarici insostenibili. Non solo per via della lunga permanenza nelle partecipate pubbliche, ma anche perché si tratterebbe di nomine (soprattutto quelle interne alla Cassa) in sintonia con il mondo del Pd. Magari incarichi che non avrebbe proposto Matteo Renzi in persona. Ma di sicuro graditi anche al governo uscente. Potrebbe essere un primo tentativo di approccio tra il partito di Di Maio e i democratici. L'antipasto di ciò che potrebbe accadere se l'alleanza con Matteo Salvini rimanesse una chiacchiera. Sicuramente c'è molto coté romano nell'idea 5 stelle di Cdp, e nulla di contiguo al Carroccio. La situazione è fluida. Circolano molti nomi per i vertici della Cassa, così come per Saipem. Compresi profili istituzionali come quello di Dario Scannapieco, vice presidente della Bei, la banca europea per gli investimenti. Si capirà molto dal calendario. Più Costamagna proverà a spostare alla fine giugno l'assemblea più il manager tenterà di respingere gli assalti grillini in corso.
Charlie Kirk (Ansa)
Sposato con due figli, teneva incontri in cui sfidava il pubblico: «Provate che ho torto».
Donald Trump (Ansa)
Trump, anche lui vittima di un attentato, sottolinea la matrice politica dell’attacco che ha ucciso l’attivista. «La violenza arriva da chi ogni giorno demonizza e ostracizza coloro che la pensano diversamente».
Charlie Kirk (Getty Images)
L’assassinio negli Usa del giovane attivista conservatore mostra che certa cultura progressista, mentre lancia allarmi sulla tenuta della democrazia, è la prima a minarla. E intona il coretto del «se l’è cercata».