2020-12-01
I giudici di pace incrociano le braccia: «Nessuna tutela». Tribunali paralizzati
A Milano e Palermo le toghe onorarie da oggi si autosospendono. Alfonso Bonafede si rifiuta di stabilizzare i 5.000 magistrati «a cottimo».La giustizia italiana, da oggi, rischia la paralisi. E se il ministro grillino Alfonso Bonafede non troverà presto una soluzione, sarà probabilmente una paralisi piena, totale, definitiva. Non è colpa soltanto della seconda ondata di Covid. La paralisi è frutto della protesta montante dei 5.000 giudici onorari di pace, i Gop, che affiancano gli oltre 9.000 magistrati togati e giorno dopo giorno risolvono oltre metà del pesante carico della giustizia italiana. Preoccupati dalla seconda ondata del contagio e dall'assenza di ogni tipo di garanzie, da questa mattina a Palermo oltre 50 Gop e più di 40 viceprocuratori onorari, i Vpo che prestano servizio in Procura, hanno deciso di autosospendersi per protestare contro le loro «precarie e ripugnanti condizioni di lavoro, prive di qualsiasi tutela». Lo stesso accade a Milano, anche se nel solo tribunale penale, dove da stamani sono ufficialmente «indisponibili» i 64 Vpo. A Palermo la protesta ha in più la coloritura polemica di uno sciopero della fame deciso da due volti noti della categoria: Vincenza Gagliardotto e Sabrina Argiolas, dopo oltre 20 anni di servizio come giudici onorari nel tribunale monocratico, da stamattina si siederanno sulle panchine al pian terreno del nuovo Palazzo di giustizia e non assumeranno cibo, avvisano, «fino a quando il ministro Bonafede non troverà una soluzione per noi precari della magistratura». La protesta nasce in Sicilia e Lombardia, ma nuovi focolai potrebbero presto comparirne in altre regioni, a partire da Lazio e Sardegna. A stabilire l'astensione dal lavoro non sono le organizzazioni di categoria, confluite nella Consulta della magistratura onoraria, ma le libere assemblee dei Gop e dei Vpo, raccolte nei vari distretti giudiziari. Per quanto esasperati, i giudici onorari non proclamano mai ufficialmente uno sciopero, un passo che sarebbe illegittimo e li esporrebbe a procedimenti disciplinari, ma stabiliscono di rendersi «indisponibili al lavoro» dopo averlo tempestivamente annunciato ai presidenti dei rispettivi tribunali. A Palermo e a Milano, per esempio, gli avvisi erano stati spediti un mese fa, ma non hanno mai ricevuto risposta.Il Covid, poi, è soltanto riuscito a incattivire la categoria. Dopo anni di proteste volte al riconoscimento di una minima tutela su reddito, previdenza e sanità, sono stati contagiati molti giudici onorari. Nella prima ondata, e nella sola Sicilia, è accaduto almeno a dieci di loro. Un Gop di Palermo, 45 anni e sei figli a carico, è finito in terapia intensiva e per due mesi non ha percepito né stipendio né indennità di malattia. Già la scorsa primavera, del resto, i Gop si sono trovati nella paradossale condizione di essere gli unici «dipendenti» dello Stato privi di copertura assistenziale e previdenziale: di fatto, non possono permettersi di ammalarsi. Mai. E non soltanto di Covid, ma di nessuna malattia visto che non hanno tutele contro gli infortuni sul lavoro. In realtà, la categoria non ha diritto nemmeno alle ferie, al trattamento di fine rapporto, a una pensione. La loro è una vita professionale fatta solo di incertezze: dopo una prima nomina di tre anni, infatti, i Gop possono ottenere una proroga, ma non ne hanno alcuna garanzia. In molti lavorano con queste regole vacue da più di 25 anni, alla faccia dei più altisonanti proclami sull'indipendenza della magistratura.Malgrado le promesse di riforma venute nel 2017 dall'ex ministro Pd della Giustizia, Andrea Orlando, i Gop e i Vpo continuano a vivere di un'indennità di 75 euro netti a udienza e sono veri e propri «cottimisti» dell'amministrazione giudiziaria. Tutto questo avviene malgrado la Corte di giustizia europea, lo scorso 16 luglio, abbia attribuito loro lo status di «lavoratori a tempo determinato», con tutto quel che ne consegue in termini di garanzie previdenziali, economiche e assistenziali. Nel 2016 anche la Commissione europea ha stabilito che i Gop e i Vpo siano da considerare «lavoratori ai fini del diritto dell'Ue», in quanto «sono assunti a determinate condizioni, si vedono assegnare compiti e cause, e sono valutati dal Consiglio superiore della magistratura, che può anche revocarli». La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, e ha dato il «la» alla protesta è venuta il 20 novembre con la risposta del ministro Bonafede a un'interrogazione presentata da Andrea Delmastro Delle Vedove, deputato di Fratelli d'Italia, che gli chiedeva di destinare parte delle risorse del Recovery fund all'assunzione in pianta stabile dei giudici onorari. Il guardasigilli gli ha risposto picche, e tra cento motivazioni giuridiche ha spiegato che, di fatto, l'esistenza dei giudici onorari «è legata alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale». Risposta rivelatrice: in parole povere, Gop e Vpo dovrebbero continuare a tirare la carretta, senza diritti e tutele, per non danneggiare l'immagine e il portafogli dei magistrati di professione. È anche per questo se, da oggi, la giustizia italiana rischia il caos.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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