2018-05-05
I conti tarocchi di Lady Leopolda nell’inchiesta sulla mamma di Renzi
L'imputato Mirko Provenzano fa le prime ammissioni su Lilian Mammoliti, organizzatrice della kermesse renziana, e su alcuni suoi strani affari con la famiglia dell'ex premier: «Abbiamo fatto carte false».«Ho le prove che non distribuivano i volantini». L'avvocato dei clienti della Eventi 6: «Secondo loro la ditta non rispettava le consegne».Aria di guai anche per Lady Leopolda, al secolo Lilian Mammoliti. Dall'inchiesta cuneese per bancarotta fraudolenta documentale in cui è indagata Laura Bovoli, la mamma dell'ex premier Matteo Renzi, sembrano in arrivo brutte notizie pure per la manager che con la sua Dotmedia è una delle organizzatrici della kermesse renziana, oltre che ideatrice delle campagne elettorali di molti big del Partito democratico.Nell'udienza preliminare del 18 febbraio 2018 del processo per la bancarotta della Direkta srl di Cuneo è stato letto il capo di imputazione aggiornato per gli indagati e nel capitolo dedicato al «concorso anche aggravato in bancarotta fraudolenta documentale post fallimentare» è entrato pure il nome della Mammoliti, accusata, insieme con altri, di aver imbellettato i bilanci della Direkta da presentare al curatore fallimentare. Secondo la Procura diretta da Francesca Nanni i due principali imputati, Mirko Provenzano, titolare della Direkta srl, e la compagna Erika Conterno, coordinavano e dirigevano la fraudolenta attività contabile «materialmente svolta dalla Mammoliti Lilian» e da due collaboratori di uno studio di commercialisti di Macerata «al deliberato fine di eliminare ogni traccia di crediti contabili maturati dalla Direkta srl nei confronti delle altre ditte riferibili a loro due (Provenzano e Conterno, ndr) e ogni traccia di rapporti della società fallita con le ditte Chil post srl e C. G. (per evitare possibili richieste a opera del curatore)». Per l'accusa i fatti sarebbero avvenuti a partire dal mese successivo al fallimento.Gli inquirenti nell'interrogatorio del 20 luglio 2017 hanno chiesto a Provenzano se «prima della consegna dei libri e dei registri al curatore fallimentare Alberto Peluttiero» abbia «provveduto con l'ausilio di Erika Conterno e Lilian Mammoliti (…) e di collaboratori dello studio Pagamici (commercialista imputato nell'inchiesta, ndr) alla rettifica e al completamento della contabilità di Direkta, come chiudere diverse posizioni debitorie e creditorie (…), azzerare mastrini da non presentare oppure sostituire fatture emesse da Direkta e Kopy 3 nel 2012 e annullare fatture attive emesse nel 2013 e 2014». L'imputato, che a febbraio ha ammesso di aver fatto «carte false», a luglio aveva risposto: «Sì, confermo di aver provveduto alla rettifica e al completamento della contabilità della Direkta seppur non materialmente, ma con l'ausilio di Erika Conterno, Lilian Mammoliti e dello studio di Pagamici».Nelle carte depositate a Cuneo è specificato che la posizione della Mammoliti è stata stralciata, infatti gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Firenze che sta indagando sugli affari della famiglia Renzi e dei loro collaboratori. Ma la vicenda potrebbe interessare anche gli uffici giudiziari di Genova.Nel capoluogo ligure aveva infatti la sede la Chil post di Mariano Massone. L'imprenditore genovese aveva acquisito l'azienda nel 2010 da Tiziano Renzi e l'aveva condotta al fallimento nel febbraio 2013. Per questo Massone e Renzi senior, nel febbraio 2014, erano stati iscritti sul registro degli indagati per il crac della Chil. Nel 2016 il primo ha patteggiato 26 mesi di pena, mentre il secondo è stato archiviato. Ma negli atti cuneesi emergono alcune operazioni di depauperamento della Chil post, mai emersi nel processo genovese. Per esempio è citata una scrittura privata del 24 ottobre 2014 con cui Massone ha trasferito alla Direkta un contratto di distribuzione di posta non indirizzata da 500.000 euro annui. Massone, in passato, ha dichiarato che l'idea era stata di Tiziano Renzi. Con i magistrati cuneesi, nel giugno 2017, si è limitato a spiegare che la decisione «era dovuta al fatto che Chil post non era in grado di assolvere alle incombenze distributive di volantini». In cambio Massone aveva chiesto a Provenzano 222.000 euro e provvigioni per la moglie. Ma con chi scrive si era lamentato di non aver ricevuto nulla. Vero o falso che sia, Provenzano ha raccontato di aver dovuto versare 200.000 euro alla Eventi 6, soldi che però erano destinati alla Chil post. «Mi è stato chiesto di non pagare direttamente a Massone queste fatture e di pagarle invece alla Eventi 6 perché vantava un credito per equivalente nei confronti di Massone. Sono venuti tutti e due da me, Massone e Tiziano Renzi. Eventi 6 ha emesso una fattura o più fatture che sono state pagate seppure non integralmente». Dopo poco più di un anno la Chil post è colata picco.L'attenzione degli inquirenti si è rivolta anche a uno strano finanziamento effettuato dalla Direkta alla Soluzione grafica e comunicazione Sas di Patrizio Donnini, ex marito della Mammoliti. Donnini è un personaggio molto vicino alla famiglia Renzi: da anni si reca in pellegrinaggio a Medjugorje con i genitori dell'ex premier e fa parte dello staff del ministro della Difesa Roberta Pinotti. Secondo l'accusa alcuni degli imputati avrebbero alterato i bilanci della Direkta, inserendo tra i crediti 80.000 euro, parte di un finanziamento all'azienda di Donnini. Peccato che questa fosse stata sciolta nell'ottobre 2012, dichiarando di non avere debiti. Le ragioni di quel prestito non sono ancora del tutto chiarite, ma si sa che nell'agosto 2012 la Eventi 6 ha inviato 200.000 euro alla Direkta («finanziamento infruttifero per liquidità» si legge nel libro giornale) e la Direkta, lo stesso giorno, ha trasferito 250.000 euro alla Soluzione grafica sas, con la causale «affitto azienda». Sulla Verità nei mesi scorsi abbiamo ricostruito, grazie ad alcune fonti, che la strana triangolazione sarebbe servita a Renzi senior per finanziare (attività non prevista dalla ragione sociale) l'amico Donnini in difficoltà con le proprie aziende editoriali, compresa la Web&press Edizioni, che era stata utilizzata nel 2009 per incassare un contributo elettorale destinato a Renzi da parte del tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Con i magistrati cuneesi Provenzano ha confermato che, causali «civetta» a parte, il fine di Renzi senior era proprio quello di sostenere, di sponda, l'amico Donnini: «In merito alla operazione editoriale in Toscana posso dire che a me e a Erika Conterno è stata richiesta da Renzi Tiziano la cortesia di risultare quali finanziatori della Soluzioni grafiche sas. Non so assolutamente perché non abbia finanziato direttamente lui Patrizio Donnini». Nell'occasione Provenzano dovette anche accollarsi «due riviste costantemente in passivo» di proprietà della Web&press di Donnini e con «fatture pubblicitarie di modico importo». Una, Il Reporter, aveva partecipato alla campagna elettorale per Renzi sindaco ed era stata diretta dall'attuale portavoce del Pd Marco Agnoletti. Provenzano ha definito quell'acquisizione «un'operazione nefasta a posteriori», ma ha giurato di non aver «avuto alcuna pressione in tal senso».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-conti-tarocchi-di-lady-leopolda-nellinchiesta-sulla-mamma-di-renzi-2565913864.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ho-le-prove-che-non-distribuivano-i-volantini" data-post-id="2565913864" data-published-at="1757844733" data-use-pagination="False"> «Ho le prove che non distribuivano i volantini» Le foto per ora non si trovano, ma il mistero inizia a dipanarsi. Le immagini compromettenti paventate con la famiglia Renzi dovrebbero riguardare la mancata consegna dei volantini dei supermercati in Piemonte. L'avvocato Andrea De Pasquale, nel 2012, scrisse ai legali della Eventi 6, l'azienda dei parenti dell'ex premier, per chiedere uno sconto su un debito di due suoi clienti, committenti della società rignanese. Propose di ridurre del 15% l'importo dovuto, a causa di presunti disservizi nella consegna dei volantini. Si disse deluso «per la condotta commerciale assai brusca (e, mi si consenta, immotivata) della Eventi 6». Quindi aggiunse, per suffragare le contestazioni: «Sono nelle mie mani fotografie che nessuno avrebbe interesse a rendere pubbliche». Laura Bovoli, mamma di Renzi e presidente della Eventi 6, commentò: «Trovo grave che il loro avvocato ci abbia velatamente minacciato, dicendo di possedere le foto, che le tiri fuori allora, non ci fanno paura». Per capire di più, ieri abbiamo contattato l'avvocato De Pasquale, che inizialmente non ricorda la vicenda: «Ho proprio un vuoto di memoria». Poi controlla sul computer e riaffiora la pratica. Ritrova anche la mail considerata minacciosa dai Renzi. De Pasquale non si scompone: «Io faccio l'avvocato e li stavo informando che nel caso in cui fossimo dovuti andare avanti non ci saremmo fermati e avremmo prodotto il materiale in nostro possesso in Tribunale». Il legale prova a fare mente locale: «Credo di aver fatto risparmiare ai miei clienti un bel po' di soldi considerate le buone parcelle (sorride, ndr). Forse i miei clienti avevano trovato buttata in qualche fosso chissà quanta carta. Per le foto però devo controllare in archivio». Nel pomeriggio l'avvocato ritrova il fascicolo, ma le istantanee non saltano fuori: «Credo che per quelle bisognerà rivolgersi ai miei vecchi clienti». Nel faldone ci sono però numerosi plichi, suddivisi per aree. «Si tratta di documentazione da cui risultava il volume di volantini che non sarebbero stati consegnati, con indicazioni molto precise. Che non arrivavano solo dai miei clienti, ma addirittura dal cliente finale che faceva gli accertamenti sulle consegne». Comunicazioni simili a questa: «In allegato inviamo le segnalazioni dei nostri clienti per la mancata consegna del volantino del mese di luglio 2012». I supermercati avrebbero eseguito dei controlli e indicato con precisione comuni, vie, condomini che non erano stati raggiunti dai volantinisti. «Si tratta di indicazioni di mancata consegna che ho preso per oggettive. Perché avrebbero dovuto mentire, offrendo tutti quei riferimenti?» conclude De Pasquale.