2020-02-05
I conflitti di interessi di Gualtieri, ministro e candidato
Il titolare del Mef in campo per le suppletive, con un occhio alle nomine e uno allo stipendio. Adolfo Urso: «Lesa la trasparenza».Da un po' di tempo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri si fa vedere spesso in televisione. Almeno da quando la sua candidatura alle suppletive di Roma è stata ufficializzata. Ieri mattina era su La7 per un'intervista di 15 minuti, ma c'è da scommettere che da qui al primo marzo, giorno in cui si voterà nel collegio 1 della capitale, lo si vedrà ancora più spesso. Tutto normale? Più o meno. Gualtieri è il primo ministro a concorrere per il Parlamento. Come si misurano i conflitti di interessi o le violazioni del par condicio? Quando parla da ministro e quando da candidato? Sul pericolo interviene con un'interrogazione parlamentare il senatore Adolfo Urso (Fratelli d'Italia) che domanda al presidente del Consiglio Giuseppe Conte se «non ritiene che la candidatura del ministro contrasti con l'intero assetto normativo-istituzionale e, in ogni caso, se non ritiene doveroso assumere l'interim dello stesso dicastero almeno per la durata della campagna elettorale, al fine di fugare ogni dubbio in merito alle finalità degli atti che il ministero è chiamato ad assumere, e al mancato rispetto della par condicio, elemento fondamentale di ogni sana democrazia». Del resto, la candidatura del numero uno del Mef a Roma è stata molto combattuta all'interno del centrosinistra. Il posto lasciato vacante dall'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, volato come commissario a Bruxelles, è stata al centro di una trattativa serrata da Pd e il leader di Italia viva Matteo Renzi. È sembrata a molti addetti ai lavori come un preambolo delle discussioni per la grande partita sulle nomine pubbliche, i 400 incarichi in scadenza tra consigli di amministrazione e collegi sindacali, che dovranno essere rinnovati in primavera. Il problema è che Gualtieri è al momento il principale azionista di molte partecipate. E sta organizzando un tavolo tecnico insieme con Cassa depositi e prestiti per nominare i nuovi amministratori delegati di Eni, Leonardo, Poste, Terna e molte altre. «Bisogna stare attenti», spiega ancora Urso alla Verità, «gestire una campagna elettorale a Roma da capo del Mef apre a a vari pericoli. Da un lato alcune nomine potrebbero essere considerate border line. Potrebbero essere valutate come traffico di influenze, anche se nelle mosse e scelte di Gualtieri non lo sono. In ogni caso, gli eventuali ricorsi inficerebbero l'intera macchina».Tanto più che appuntamenti nei cda non scadono solo a primavera. Ce ne sono pure in questi giorni. E caso vuole siano partite su cui il confronto è proprio tra i principali azionisti della maggioranza, cioè Pd e 5 stelle, e Mef. Nelle ultime ore Gualtieri, da ministro e candidato, sta gestendo il rinnovo di vertici di un'azienda che riguarda da vicino il territorio di Roma, cioè la Eur spa che gestisce il Rome convention center, controllata al 90% dal Tesoro. Gualtieri vorrebbe nominare come amministratore delegato Enrico Gasbarra (ex presidente dem della provincia di Roma) per sostituire Enrico Pazzali, dall'anno scorso alla presidenza della Fondazione Fiera di Milano. Ma a remare contro Gasbarra è il Campidoglio di Virginia Raggi, che possiede il 10% delle azioni di Eur spa. Inutile spiegare che certi ruoli possono muovere molti voti sul territorio. Non solo. Altro rinnovo in corso è quello del Gse, il gestore dei servizi energetici, commissariato a dicembre. Entro metà febbraio dovranno essere individuati il commissario e il vice. Nelle scorse settimane era circolato il nome di Lorena De Marco, ora in Acquirente unico spa (gruppo Gse), sostenuta dall'ex sottosegretario al Mise Davide Crippa. Ma nelle ultime ore c'è stata una sterzata. Il Mef, che deve comunque dare un'indicazione in raccordo comunque con il Mise di Stefano Patuanelli, ha fatto trapelare altri due nomi, tra cui quello di Cesare San Mauro, avvocato, componente del collegio di garanzia dello sport del Coni, organismo che vigila sullo sport presieduto da Franco Frattini. San Mauro è segretario generale anche della Fondazione Roma europea, ente che ha lo scopo di rendere la Capitale sempre più inserita in Europa. L'altro nome che circola è quello dell'avvocato Vincenzo Sanasi D'Arpe, titolare di un importante studio legale in piazza del Popolo. Al di là dei carboni ardenti delle nomine, c'è anche un tema di quattrini che rende poco opportuna la candidatura da ministro. Per di più, aggiunge sempre Urso nell'interrogazione parlamentare, «il ministro-deputato percepirà anche l'indennità di parlamentare per una funzione che, di fatto, non potrà esplicitare», non potendo quindi dare rappresentanza al collegio. Quando era europarlamentare Gualtieri percepiva uno stipendio netto di 6.200 euro più 4.200 euro di indennità per spese. Ora, diventando un ministro parlamentare, arriverà a percepire almeno 14.300 euro al mese. Di sicuro un bel passo in avanti in busta paga. Stipendi a parte, il punto centrale restano sempre le nomine pubbliche perché, come ricorda il senatore di Fratelli d'Italia, «nelle prossime settimane il governo dovrà procedere a 400 nomine, e proprio il ministero dell'Economia e delle finanze si troverà a dover svolgere un ruolo delicato e cruciale». Per questo motivo, «è evidente che, tanto più in tale scenario, la candidatura di un ministro in carica rischia di alterare la competizione elettorale, creando seri squilibri in termini di competitività, concorrenza, parità di accesso e di condizioni rispetto agli altri candidati, stante la sua acclarata posizione dominante e privilegiata». Soprattutto non va dimenticato che il collegio interessato è sede dei ministeri, delle Autorità e delle principali società su cui il Mef esercita un potere diretto di nomina, di indirizzo e di vigilanza. Forse sarebbe il caso che Palazzo Chigi intervenisse?
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