2021-04-25
I dividendi miliardari dei Benetton mentre il Morandi andava in malora
La strategia del gruppo: mentre Atlantia incassava gli utili, Autostrade risparmiava sugli investimenti. L'intercettazione tra il top manager e l'erede della famiglia di imprenditori: «Castellucci si offre in giro»Costi di gestione che scendevano e dividendi che crescevano vertiginosamente a beneficio dei Benetton. Era l'era di Giovanni Castellucci, ex ad di Atlantia e di Autostrade per l'Italia. Finita con il crollo del ponte Morandi e con la rottura dei rapporti con la famiglia verso la quale erano stati pompati gli utili. La prova? È in un'annotazione di polizia giudiziaria agli atti dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi che è raccolta la spartizione di utili di Autostrade per l'Italia (Aspi), il più importante gestore di reti autostradali del nostro Paese, con 2.857,5 chilometri di rete sotto il suo controllo su un totale di 7.523, che tra il 2010 e il 2018 ha visto moltiplicarsi i dividendi distribuiti agli azionisti, di cui il principale è di fatto la famiglia Benetton, che controlla, attraverso una serie di società e di holding, il 30,25 di Atlantia a sua volta azionista dell'88,06 per cento di Aspi. I finanzieri del Primo gruppo di Genova, coordinati dal colonnello Filippo Ivan Bixio, devono essersi arrovellati non poco per ricostruire quella che definiscono «la catena partecipativa».Dall'analisi della distribuzione dei dividendi di Aspi e di Atlantia emerge che fino al 2016 quest'ultima, in quanto unico azionista, percepiva tutti gli utili destinati ai soci: la bellezza di 516,2 milioni di euro nel 2010, 549,2 nel 2011, 561,6 nel 2012, 693,7 nel 2013, 669,9 nel 2014, 670,5 nel 2015 e 775 nel 2016. L'anno successivo, il primo in cui entrano come soci di minoranza Appia investment srl (consorzio formato da Allianz Capital Partners, per conto di Allianz Group, Edf Invest e Ddif) e Silk road fund (fondo d'investimento controllato dal governo cinese), Atlantia incassa una cedola monstre: 2,56 miliardi di euro, seguiti da 455 milioni nel 2018, anno del crollo del viadotto che costerà la vita a 43 persone. Complessivamente, in otto anni Atlantia ha percepito da Aspi dividendi per 7,45 miliardi di euro. A sua volta i dividendi di Atlantia sono andati principalmente alla Edizione srl, società non quotata controllata dalla famiglia Benetton. Spaziando tra infrastrutture e servizi per la mobilità, ristorazione autostradale e aeroportuale, tessile e abbigliamento, immobiliare e agricolo, è considerata una tra le maggiori holding di partecipazioni italiane.L'analisi degli investigatori non si è fermata ad accertare la catena partecipativa e i dividendi. Grazie ai dati relativi agli anni tra il 2012 e il 2017, raccolti dalla Finanza, che per il suo lavoro di analisi ha comparato i dati di Aspi a quelli degli altri gestori, si è scoperto che, «mentre i costi di produzione del settore autostradale tendono ad aumentare negli anni presi in considerazione, nello stesso periodo la medesima voce considerata in Autostrade per l'Italia spa è in netta controtendenza evidenziando un andamento decrescente nel tempo». E infatti, nel 2012 i costi di produzione di Aspi iscritti a bilancio erano di 2,49 miliardi di euro (ovvero l'87,2 per cento dell'intero comparto), nel 2013 la cifra calava a 2,13 miliardi (75,5 per cento), nel 2014 una leggera risalita a 2,21 miliardi (79 per cento), nel 2015 di nuovo giù, a 2,1 miliardi (70,7 per cento), nel 2016 2,07 miliardi (70,7 per cento) e nel 2017, l'anno del super dividendo da 2,56 miliardi finito nelle casse di Atlantia, il costo della produzione, però, scende sotto i due miliardi: esattamente a 1,95, con un crollo della percentuale rispetto all'intero comparto, che precipita di circa 6 punti percentuali, al 64,23 per cento. A dicembre 2020, quasi due anni e mezzo dopo il crollo del Morandi, l'ex ad di Aspi Castellucci muoveva ancora i fili nell'ombra. Non lo affermano ricostruzioni giudiziarie o giornalistiche ma Gianni Mion, storico deus ex machina delle holding della famiglia Benetton al telefono proprio con uno dei Benetton, Alessandro, figlio di Luciano e nipote di Gilberto, scomparso due anni fa ed ex componente del cda di Atlantia, la controllante di Aspi. Il 31 dicembre, Mion chiama Alessandro che si trova nel suo ufficio alla 21 Invest, ed esprime i suoi dubbi su Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia: «Ma tu sei sicuro che in... in tutto questo processo... purché un amico... cioè scusami, un amico era di mio zio non mio... eh un... una brava persona eh... cioè, non, non, non, non, non ritieni che a questo punto venga il dubbio che a... a tutte queste cose sia stato complementare, non dico direttamente coinvolto, anche Cerchiai?». Mion conferma i timori dell'erede Benetton: «Ma non c'è il minimo dubbio...» e poi inizia a descrivere il rapporto tra Cerchiai e Castellucci: «allora, c'erano due alternative... o fa... ma no, ma diciamo, allora... diciamo... purtroppo tu sei l'unico a cui lo posso dire... cioè, allora, ci sono... o... allora, lui era stato messo lì per... condizionare questa mania egocentrisma de, de, de, de... egocentristica de... de Castellucci... quando tuo zio è caduto innamorato di Castellucci cosa ha fatto? Si è messo lì a non fare un cazzo, facendo contento contemporaneamente Castellucci e tuo zio... e adesso... ha un proble... questo è successo perché... tutto...». Poi Mion sgancia la bomba: «E questo non lo so, ma... oggi addirittura ho sentito che... Castellucci si sta offrendo... in giro... per... per creare aggregazioni per vendere Atlantia... per comprare Atlantia... che il giudice gli fa un... diciamo... no non fa...», e Alessandro Benetton commenta: «È pazzo questo!». Ma mentre si sta per concludere l'inchiesta, a preoccupare i due sembra essere soprattutto la strategia di comunicazione di Atlantia. Mion infatti spiega a Benetton di aver «fatto a pezzi Bertazzo (Carlo, ad di Atlantia, ndr) e ... e ... come si chiama? E Cerchiai ... perché c'hanno ancora quello stronzo di Delzio (Francesco, responsabile della comunicazione di Atlantia, ndr) e tutta la sua corte ...». Il motivo? La chiosa di Mion è senza appello: «Quello è il capo della comunicazione di Be .. che sta sempre lì in ... in Atlantia a difendere Castellucci e i suoi».