2019-07-16
Huawei punta 3 miliardi sul Paese
Dopo l'inasprimento del golden power sul 5G, la società cinese vuole ingolosire il governo gialloblù con investimenti per 3.000 posti di lavoro lungo la Penisola.Huawei ha reso noto che investirà 3,1 miliardi di dollari in Italia nei prossimi tre anni. Ad annunciarlo, è stato il ceo di Huawei in Italia, Thomas Miao, nel corso di una conferenza stampa a Milano. «[Italia e Cina] sono due Paesi che da un punto di vista economico sono allineati: l'Italia ha bisogno della Cina e la Cina dell'Italia. Da un punto di vista commerciale sono molto ottimista, i due Paesi d'ora in poi saranno sempre più vicini», ha dichiarato Miao. Nel dettaglio, oltre 1,2 miliardi di dollari verranno impiegati in «Marketing e operazioni», 52 milioni in ricerca e sviluppo e 1,9 miliardi saranno invece utilizzati in approvvigionamenti diretti di forniture. Si stima che l'operazione possa creare circa tremila posti di lavoro.La mossa viene annunciata nelle stesse ore in cui il colosso cinese sembrerebbe pronto ad effettuare svariati licenziamenti nella sua sussidiaria Futurewei technologies, presente in Texas e in California. Del resto, non è un mistero che il dossier Huawei rappresenti ormai da mesi uno dei punti di principale attrito tra Washington e Pechino. Fu proprio per questo tema, d'altronde, che gli Stati Uniti mostrarono una certa diffidenza verso il memorandum d'intesa, siglato dall'Italia a marzo con la Cina, per aderire al progetto della Nuova Via della Seta. Una questione delicatissima, che all'epoca rischiò di incrinare seriamente i rapporti tra Roma e Washington.In questo senso, è chiaro che adesso bisognerà capire in che modo il governo gialloblù intenda ricorrere ai suoi poteri speciali in materia di telecomunicazioni (il cosiddetto golden power). Non a caso, su questo fronte, Miao ha esplicitamente chiesto «regole trasparenti e uguali per tutti». Il nodo tuttavia resta. Ed è tutto politico (oltre che geopolitico), chiamando in causa le varie sensibilità in seno al governo italiano. Non sarà del resto un caso che Palazzo Chigi nel Consiglio dei ministri di giovedì scorso abbia ampliato i poteri del golden power nel settore delle telecomunicazioni. Un modo per consentire un maggior controllo proprio sulla questione del 5G. Un modo, in altre parole, per far sì che la Lega – componente maggiormente filoamericana dell'attuale maggioranza – possa avere voce in capitolo nel dossier Huawei ed evitare conseguentemente strappi con l'alleato statunitense. L'obiettivo è, insomma, quello di scongiurare un attrito simile a quello avvenuto lo scorso marzo con Washington, tenendo così ben salda l'Italia nell'orbita atlantica. In secondo luogo, con questa linea il Carroccio tende a rafforzare la propria convergenza con la Casa Bianca, a seguito del recente viaggio compiuto da Matteo Salvini negli Stati Uniti, dove ha incontrato – tra gli altri – il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, e il vicepresidente, Mike Pence.Il Pentagono guarda da tempo con crescente preoccupazione ai progressi tecnologici del 5G cinese: un problema spinoso, che chiama direttamente in causa problematiche militari e di intelligence. Negli ultimi giorni, la Casa Bianca ha sì aperto a un parziale ammorbidimento del bando emesso settimane fa contro Huawei, tuttavia si tratta di un disgelo per il momento parziale, perché fondamentalmente subordinato alla tregua commerciale che hanno siglato al G20 di Osaka Donald Trump e Xi Jinping. Una tregua commerciale che, da qualche giorno, ha iniziato tuttavia a traballare. Con il rischio di rendere precario lo stesso aperturismo palesato dagli americani sul dossier Huawei.Di questo problema Roma si mostra conscia. E il golden power potrebbe rappresentare oggi la miglior garanzia per il governo gialloblù di rafforzare i propri legami oltreatlantico.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo