2025-10-15
Altra gaffe di Schillaci sulle nomine. Da firmare restano solo le dimissioni
Il ministro piazza il Parisi sbagliato a capo dell’Antidoping: invece di Attilio, noto medico dello sport, ci finisce Giorgio, il Nobel alla fisica. Ennesima figuraccia dopo il caso Nitag. E per fortuna non ha scritto Heather...Era il Parisi sbagliato. Che ci volete fare? Il ministro della Salute Orazio Schillaci con le commissioni proprio non ci azzecca: ad agosto ha fatto una figuraccia memorabile con le nomine alla commissione vaccini, ora ne sta facendo un’altra con la nomina alla commissione antidoping. Infatti avrebbe voluto mettere come presidente uno che se ne intende, e cioè Attilio Parisi, medico dello sport e rettore dell’Università di Roma Foro Italico. Invece ha nominato il fisico nonché premio Nobel Giorgio Parisi, che non è propriamente un tecnico della materia. Evidentemente per il nostro ministro della Salute un Parisi vale l’altro. Voleva nominare Attilio, ha nominato Giorgio, ma avrebbe anche potute nominare Heather che, in fondo, sempre Parisi è. Sarebbe stato Fantastico, anzi super Fantastico proprio come nel sabato sera di Pippo Baudo. E ovviamente «chi sta male, cicale cicale cicale…». A questo punto viene il dubbio: non sarebbe il caso che l’antidoping lo facessero direttamente nelle stanze del ministero? È chiaro che lassù ai piani alti sta mancando un po’ di lucidità. «Al ministero c’è chi ammette la sorpresa per il nuovo scivolone», scrive Michele Bocci su Repubblica. E parla di uno Schillaci «innervosito» e «pure un po’ avvilito» per essersi cacciato in un altro guaio. Sulle prime, infatti, è parso difficile tornare indietro, a differenza di quello che accadde con la commissione vaccini, perché la commissione antidoping non si può sciogliere e il premio Nobel Giorgio Parisi non si può umiliare revocandogli d’autorità il mandato. Il ministro avrebbe così cominciato a sperare nel passo indietro. «Pronto, Giorgio? Scusa, devo chiederti di farti da parte. A proposito, tu che studi l’infinitamente piccolo sai dirmi perché il mio cervello non riesce ad azzeccare una nomina che sia una?».Giorgio Parisi, per altro, manco era stato avvertito della nomina. La famosa nomina a insaputa del nominato. E anche del nominante, purtroppo. Infatti non è stato mai avvertito chi ha ricevuto l’incarico ma soprattutto, ed è più grave, non è stato mai avvertito chi l’incarico lo ha conferito, e cioè il noto ministro Cimabue fa una cosa e ne sbaglia due. Il nome di Giorgio Parisi compare sul decreto del 14 luglio scorso, firmato da Schillaci alle ore 12.28.54. Nemmeno un orario da pisolino, per altro. Il ministro indica il premio Nobel Giorgio Parisi anche come presidente della medesima commissione. E pare molto convinto della sua scelta, se solo sapesse di cosa sta parlando. Ora il dubbio è lecito: a inizio agosto Schillaci ha nominato una commissione vaccini a sua insaputa, cioè senza sapere chi nominava, o per lo meno pentendosi subito dopo; adesso si scopre che nomina una commissione antidoping a sua insaputa, cioè senza sapere chi nomina, o per lo meno scambiando Roma per toma. Siamo sicuri che quest’uomo sia in grado di governare il ministero della Salute? Non è che, prima ancora di chiamare il premio Nobel per chiedergli scusa, sia il caso di chiamare l’ambulanza? Se il ministro è avvilito, infatti, figurarsi come sono avviliti gli italiani a osservare le gesta chi dovrebbe garantire loro un sistema sanitario dignitoso. Senza per altro riuscirci minimamente. Le liste d’attesa? Sono sempre lì, nonostante una legge inutile. I pronto soccorso? Un disastro. Le operazioni? Si accumulano ritardi. La commissione per gli effetti avversi da vaccini? Mai fatta. I danneggiati? Mai ricevuti. Nel frattempo Schillaci è stato accusato di aver pubblicato in una sua ricerca dati copiati e farlocchi. «Non lo sapevo, è colpa di un microscopista». Probabilmente è lo stesso microscopista che firma i decreti al posto suo. Ogni tanto il ministro si sveglia dal torpore e rilascia un’intervista per dire: «Serve un nuovo approccio». In realtà forse servirebbe un nuovo ministro. Uno, per dire, che non confonda il mitico chirurgo Barnard con un San Bernardo. Alla fine, poi, ieri sera il premio Nobel Parisi ha annunciato la rinuncia all’incarico. Ma immaginiamo che il ministro continui a interrogarsi: Parisi, chi era costui? Giorgio o Attilio? O forse Haether? Ma poi è Parisi o Parigi? Avanti di questo passo troveremo Robespierre presidente della commissione anti-cervicale e la Bastille come presidio farmacologico nazionale (il celebre decreto: «Perché bisogna prendere la Bastille»). C’è poco da ridere: il ministro è in evidente stato confusionale. Pare che pure a casa sua ormai non sappiano più come gestirlo: ogni volta che dice «vado a fare una commissione», la moglie va nel panico. «Le commissioni no! Ti prego! Lo sa tutt’Italia che le commissioni non le sai fare». È passato dall’essere un uomo di Speranza all’essere un uomo senza speranza. Senza speranza per noi, soprattutto, di vedere una sanità migliore finché c’è lui alla guida del ministero. Al che mi domando: prima che sia costretto allo strazio di dover firmare un altro decreto senza capirlo, non si potrebbe fargli firmare le dimissioni? In altre parole: anziché continuare a correre dietro agli errori del ministro, non sarebbe meglio ammettere che il vero errore è stato nominarlo ministro?
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