2025-10-15
Alberto Virgolino: «I centri aborto sono più di quelli nascita»
Alberto Virgolino (iStock)
Il presidente dei ginecologi cattolici risponde al ddl Crisanti: «È una forzatura ideologica, i dati dicono che i medici non obiettori sono spesso sottoutilizzati. La libertà di coscienza? Un caposaldo della 194». Le ostetriche: «Così si snatura il nostro lavoro».Il dottor Andrea Crisanti, senatore del Partito democratico, ha recentemente proposto insieme a 12 suoi colleghi (non solo del Pd, ve ne sono anche due del M5S e uno, Aurora Floridia, dei Verdi del Sudtirolo-Alto Adige) un disegno di legge finalizzato, attraverso l’estensione delle attività di competenza delle ostetriche, «da un lato ad aumentare l’accessibilità dell’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg); dall’altro ad aumentare la platea degli operatori sanitari autorizzati a praticarla». Intervistato ieri da Radio Cusano Campus durante il programma Calibro 9, Crisanti ha sostanzialmente circoscritto le possibilità di intervento in un aborto, da parte di un’ostetrica, alla somministrazione - sotto il controllo medico sanitario - di farmaci idonei a determinare l’interruzione di gravidanza e al successivo monitoraggio della paziente. Se si esamina il suo ddl, però, ci si accorge che le cose non stanno proprio così. Nel testo si legge infatti che, già oggi, un’ostetrica è autorizzata a «prendere provvedimenti d’urgenza che si impongono in assenza del medico e, in particolare, l’estrazione manuale della placenta seguita eventualmente dalla revisione uterina manuale»; pratica, quest’ultima, che sempre nel ddl è definita «dal punto di vista procedurale identica a un’interruzione di gravidanza chirurgica». Ebbene, uno degli obiettivi del disegno di legge è quello, citiamo testualmente dalla quinta pagina del documento, di «sottrarre la revisione uterina manuale dalle attività che l’ostetrica può eseguire solo in via d’urgenza e in assenza del medico» e conseguentemente di «autorizzare l’ostetrica a praticare la revisione uterina manuale anche nel caso di interruzione volontaria della gravidanza». Insomma, una quasi totale equiparazione dell’ostetrica al medico chirurgo, se è vero che la revisione uterina manuale corrisponde a un’interruzione di gravidanza chirurgica. «La volontà di coinvolgere direttamente le ostetriche nella pratica dell’aborto nasce in primo luogo da una valutazione esasperata dei dati nazionali sui punti in cui è possibile attuare l’Ivg e sull’aumento dei ginecologi obiettori di coscienza», osserva il dottor Alberto Virgolino, presidente dell’Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici, «ma il dato nazionale, pur con differenze tra le varie regioni italiane, è che per ogni punto nascita ne esistono cinque per l’Ivg. Anche il dato sul carico di lavoro settimanale per i ginecologi non obiettori è in costante diminuzione (nel 2022 è stato di 0,87 interventi chirurgici a settimana) e, inoltre, ci sono strutture che non utilizzano appieno i ginecologi non obiettori pur presenti nell’organico». A parere di Virgolino, «coinvolgere in prima persona le ostetriche, con tutte le responsabilità che ne derivano, in un compito che peraltro ne snatura l’originaria funzione professionale, ovvero assistere e presiedere alla nascita di un figlio, è a tutti gli effetti una forzatura ideologica». Non meno severo è il giudizio sul ddl Crisanti espresso da Rachele Sagramoso, che esercita proprio la professione di ostetrica: «I medici, tra i quali gli obiettori sono circa il 70%, si trovano spesso davanti a un 70% di ostetriche che invece non lo sono. Del resto, che le ostetriche operino attivamente nelle Ivg accade da sempre, seppur non ufficialmente, ad esempio suggerendo l’assunzione del Cytotec, farmaco utilizzato per indurre un aborto almeno parziale così da ricevere assistenza al più vicino pronto soccorso ostetrico. Quindi, benché il testo del ddl indugi sulle capacità professionali e la vocazione quasi missionaria delle ostetriche, in realtà - facendo assegnamento sulla maggior disponibilità delle ostetriche - si vuol correre ai ripari di fronte al fatto che molti medici non obiettori sono ormai stufi di praticare aborti a donne che abortiscono solo perché “possono farlo”, ossia in piena violazione della legge 194». Sulla stessa lunghezza d’onda è Rosaria Redaelli, collega di Rachele Sagramoso: «La missione dell’ostetrica è favorire la nascita degli esseri umani tutelandone la vita fin dal concepimento. Estendere una procedura abortiva già appannaggio dei ginecologi attribuendone la competenza anche a un’ostetrica non è altro che un rimedio di tipo “organizzativo” in ragione del progressivo aumento dei medici obiettori». Riguardo all’obiezione di coscienza, il dottor Virgolino sottolinea come sia «un caposaldo della legge 194, forse l’ultimo baluardo a difesa della vita prenatale, considerato il fatto che gli altri articoli della legge non vengono quasi mai applicati. Eppure contro i medici obiettori si sta portando avanti, a tutti i livelli, una vera e propria battaglia. In alcune regioni, da ultima la Sicilia, vengono addirittura riservati dei concorsi ai soli ginecologi non obiettori». Virgolino si dimostra critico anche nei confronti della revisione uterina in sé: «È una pratica pericolosa, si tratta di un intervento da fare in sedazione perché molto doloroso. Uno dei motivi per cui, tramite il ddl Crisanti, si vorrebbe adesso estenderla alle ostetriche è perché in questo modo si garantirebbe loro uno scudo penale qualora, come purtroppo può accadere durante un aborto, commettano qualche errore». Il dottore ha poi un’ultima domanda: «Se l’assunzione della Ru486, la pillola abortiva, è così salutare come viene detto, perché è prevista la revisione uterina? La pillola non era il farmaco che avrebbe definitivamente liberato le donne che abortiscono dalla chirurgia?».
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