2020-10-25
Hanno riportato Diabolik al cinema. Ora rubare è l’ultimo dei suoi difetti
A Capodanno uscirà la pellicola sul criminale creato dalle sorelle Giussani nel 1962, un incubo per i paladini del politically correct: un eterosessuale palestrato che gira su un bolide a benzina e dà ordini alla compagna.Il film su Diabolik girato dai Manetti Bros. arriverà nelle sale cinematografiche il 31 dicembre, l'attore idolo degli adolescenti Luca Marinelli vestirà la calzamaglia del ladro dagli occhi cerulei, Miriam Leone sarà la sua compagna e complice Eva Kant, Valerio Mastandrea indosserà l'impermeabile del caparbio ispettore Ginko, che gli sta alle calcagna senza riuscire a sbatterlo in gattabuia, un po' come il capitano Achab quando insegue Moby Dick. Per respiro emozionale ci si aspetta un kolossal, l'antieroe del fumetto nero all'italiana ideato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962 si è sedimentato nell'immaginario collettivo di generazioni, riempiendolo con suggestioni pruriginose che all'epoca fecero scandalo. Nel 1968, il regista Mario Bava tentò di portarlo sul grande schermo in una trasposizione lisergica e rielaborata, creando però una pellicola di nicchia. Il rischio che si corre, quando si ha a che fare con un personaggio immutabile nel tempo, sta proprio nel mantenerne inalterate le caratteristiche portanti, per questo i fan della saga attendono con ansia la nuova versione. Ispirato al francese Fantomas - assassino e predone, protagonista dei romanzi di Marcel Allain e Pierre Souvestre - Diabolik inaugurò nel nostro paese il filone degli antieroi affrancati dalla dicotomia etica che vorrebbe i protagonisti dei fumetti o totalmente positivi o totalmente negativi. Vita grama per lui oggi, se lo si giudicasse col filtro del politicamente corretto, quello che divide il mondo in buoni e cattivi, in - perché no - mondialisti dal cuore d'oro e identitari abominevoli. Se il nostro ladro con la predilezione per le belle donne e le macchine veloci venisse sottoposto al tribunale popolare del buonismo formale, ne uscirebbe malconcio. Per forgiare il suo fisico muscoloso e le sue tecniche di spionaggio da 007, viene descritto con dovizia di dettagli il suo addestramento in palestra, tra arti marziali e prove durissime: insomma, sarebbe il classico atleta che in tempi di Covid-19 non rinuncerebbe ad allenarsi, suscitando lo sdegno contegnoso di chi ne ravviserebbe un esponente della fronda machista, fanatica delle palestre aperte. E però Diabolik si presenterebbe al processo con una difesa inattaccabile: le sue creatrici sono donne, tutto a lui si potrebbe imputare, tranne che tramare per un colpo di stato fallocratico. Un punto a suo favore, restando sul fronte coronavirus, del resto ce l'ha: se ne va in giro mascherato, nessuno lo taccerebbe di negazionismo, anzi, lui al Billionaire in estate ci metterebbe piede soltanto per derubare qualche avventore benestante. Ma le gatte da pelare non finirebbero qui. Per sfrecciare nelle strade della città immaginaria di Clerville - dove compie le sue prodezze brigantesche - si mette alla guida di una Jaguar E-Type, bolide poderoso, che sbevazza benzina come un gaudente farebbe col vino buono. La giovane Greta Thunberg inarcherebbe la critica arcata sopraccigliare con sguardo di disappunto, piazzandolo seduta stante nel girone infernale degli inquinatori impenitenti. Diabolik non si offenderebbe, giammai si vendicherebbe verso di lei. È un criminale, un omicida all'occorrenza, ma con un codice morale: fa fuori solo chi se lo merita o chi prova a ostacolarlo con metodi non ortodossi. Poco importa se l'avversario sia maschio o femmina. Durante le sue avventure su carta, non si è fatto scrupoli nell'eliminare a sangue freddo pure nemici del gentil sesso. Femminicidio o parità di genere? Qualche testolina radical potrebbe andarci in tilt. Woody Allen e Indro Montanelli sono stati messi alla gogna per molto meno. Nonostante questo, o forse proprio per questo, le fanciulle si sdilinquiscono davanti al suo fascino. Elizabeth Gay, la sua prima fidanzata, dapprima perde la testa per lui, poi però non esita a denunciarlo una volta scoperta la sua doppia identità di finto borghese facoltoso e di vero lestofante. Finirà reclusa in un ospedale psichiatrico. Natasha Morgan, pericolosa capa di un'organizzazione malavitosa, si infatuerà dei suoi modi risoluti e sceglierà di suicidarsi, schiantandosi su un aereo da lei pilotato. Eva Kant ne diventerà complice e amante fissa. Bellissima, di una bellezza eterea e carnale a un tempo, potrebbe suscitare rabbia negli aedi della normalizzazione fisica esibita sulle riviste patinate. Deve il suo cognome alla passione di Angela Giussani per il filosofo Immanuel Kant. In barba al pensiero di Kant, Eva, donna forte e spericolata, nutre per il suo Diabolik un trasporto da metafisica tradizionale. Imparerà da lui, lo aiuterà nelle situazioni più spinose, sviluppando nei decenni peculiarità definite. Non rinuncerà a seguirlo persino quando il suo amato tenterà di strangolarla, in uno scatto d'ira per aver disobbedito a una sua indicazione. Non dimentichiamo poi le doti da trasformista del nostro gaglioffo in calzamaglia. Essere umano dalla professionalità qualificata, Diabolik, all'occorrenza, grazie a sofisticate tecniche di travestimento, improvvisazione, capacità di parlare molte lingue e di mutuare il tono della voce di un interlocutore, sa assumere le sembianze di altri personaggi, ingannando le sue vittime e la polizia. Un perfetto assemblatore di fake news. Al giorno d'oggi sarebbe sospettato di fiancheggiare le campagne elettorali di qualche presidente americano, o di qualche segretario di partito europeo mal visto dall'opinione pubblica garbata. Certo, il virile campione partorito dalla mente delle sorelle Giussani ha pure il brutto vizio di rubare. Ma rispetto a tutto il resto, con gran costernazione del coriaceo ispettore Ginko, non se la caverebbe al massimo con un buffetto?