2025-11-27
«La legge anti stupro favorisce le vendette»
Giulia Bongiorno (Imagoeconomica)
La Lega mette nel mirino il ddl e fa slittare l’approvazione a febbraio. La Bongiorno: «È necessario ascoltare esperti». Il timore è che norme troppo vaghe invertano l’onere della prova. In effetti sul punto il presidente del Tribunale di Milano si è già contraddetto.L’accordo tra Elly Schlein e Giorgia Meloni sul ddl consenso è chiuso, certo, ma non nei dettagli, come ovvio che accada tra presidente del Consiglio e leader di opposizione. Difficile immaginarle al tavolo insieme a scrivere la legge, ma è proprio nei dettagli che, come si dice, spesso si nasconde il diavolo. O meglio detto: nei particolari si celano le preoccupazioni. Qui si è creata l’impasse che ha portato alla richiesta di approfondimenti da parte della Lega e poi di tutto il centrodestra in commissione Giustizia al Senato. Tra le pieghe dell’emendamento ci sono passaggi poco chiari, che vanno definiti e chiariti bene per evitare di emanare una legge scritta male con tutti i rischi che ne derivano.Nel dettaglio il terzo comma prevede che «nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non minore eccedente i due terzi». Il passaggio, già previsto dall’attuale articolo 609 bis del codice penale (Violenza sessuale), è già considerato criptico: cosa si intende per minore gravità? Non solo. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini osserva: «Questa sorta di consenso preliminare, informato e attuale, così come è scritto, lascia lo spazio a vendette personali, da parte di donne e uomini, che senza nessun abuso userebbero una norma vaga per vendette personali che intaserebbero i tribunali». Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato: «Devi valutare virgola per virgola, proprio per evitare un domani delle interpretazioni eccentriche. Questo secondo me è il problema e questo è quello che ha detto la presidente Bongiorno».Giulia Bongiorno infatti, oltre a essere uno dei più importanti e preparati avvocati penalisti italiani, ricopre la carica di presidente della commissione Giustizia in Senato. Sua la decisione di audire nuovi esperti. «Questa è una norma importantissima, ma non è che il patto tra Schlein e Meloni era sul singolo comma di una norma o sulla questione che si sarebbe dovuta approvare il 25 novembre. Non è che se io considero importantissimo valorizzare il consenso vuol dire che la legge venga fatta senza un minimo di approfondimento in commissione. Questo disegno di legge è arrivato da noi ieri (martedì, ndr) mattina e alcuni dei senatori della mia commissione hanno detto che fosse il caso di approfondirlo. Visto che si tratta di una riforma importantissima, ho accordato questo tempo e ho già ricevuto centinaia di richieste di audizioni, perché ci sono tantissime persone che vogliono partecipare e dare la loro indicazione. Quindi, non c’è nulla di diverso se non un approfondimento, l’accordo tra Schlein e Meloni sarà assolutamente rispettato e la legge si farà, escludo categoricamente che ci sia una volontà di affossarla». Sui tempi poi ha aggiunto: «Ho già dato il termine per lunedì per indicare gli esperti da audire. Ho chiesto ai gruppi che vengano sentite persone esperte, tecnici. In secondo luogo è vietato superare il numero di due per gruppo». In seguito sarà fissato un termine per presentare nuovi emendamenti. Sempre Bongiorno ha spiegato: «Ho chiesto se ci fosse unanimità nella rinuncia agli emendamenti, l’unanimità non c’è stata». Se dovessero passare delle modifiche la legge ritornerà alla Camera per una nuova approvazione. «In commissione la legge sarà pronta a gennaio. A febbraio potrebbe già esserci l’approvazione in Senato», ha precisato la Bongiorno. E anche il presidente del Senato Ignazio La Russa ha chiarito «Meloni d’accordo con Schlein. Non fa alcun passo indietro sul ddl consenso».Eppure son dure le reazioni del centrosinistra che accusa la maggioranza di tradire i patti e di voler affossare la legge. La fretta delle opposizioni per alcune fonti parlamentari era strategica, voluta per far passare una norma non condivisa, dopo aver strumentalmente fatto passare la generica disponibilità di Meloni per un accordo su quel testo. Lo stesso ministro delle Pari opportunità e della Famiglia Eugenia Roccella ha sollevato dubbi circa la possibilità che si inneschi l’inversione dell’onere della prova a carico dell’accusato di stupro. Il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia la considera una «suggestione, un profondo sbaglio giuridico-processuale» perché «dovrà essere il pm, non la donna, che si limiterà a fare una denuncia, che viene fatta sempre sotto assunzione di responsabilità, a dimostrare che quel rapporto è avvenuto senza un libero consenso». Tuttavia Roia sullo stesso nodo esprimeva un parere opposto intervistato da Repubblica appena una settimana fa. Rispondendo alla domanda: «Adesso dovrà essere l’uomo a dimostrare che la donna era consenziente?», ha detto: «Se io fossi un pm, davanti ad una donna che mi dice di aver subìto violenza, la prova c’è già. Poi naturalmente andrà valutata nel dibattimento». A dimostrazione del fatto che le leggi, specie se mal scritte, si possono interpretare a piacimento.
Elly Schlein, Roberto Fico e Giuseppe Conte (Ansa)