
Ci siamo. Mancano ormai poche ore all'Election Night. Un evento dirimente, a cui ci si sta avvicinando in un clima di non poca incertezza. LA DATAQuest'anno la data delle elezioni americane cade il 3 novembre. Ricordiamo che il giorno elettorale è fissato da una legge del 1845, che prescrive di votare il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre. In tal senso, se le elezioni si svolgono sempre nella giornata di martedì, la data può variare dal 2 all'8 novembre. Ulteriore elemento da tener presente è che, per la Casa Bianca, avviene un'elezione indiretta. Ragion per cui, tecnicamente questa sera non si voterà per eleggere il presidente, ma i grandi elettori (definiti "voti elettorali") che eleggeranno a loro volta il presidente tra un mese. In aggiunta, il 3 novembre si vota anche per rinnovare la totalità della Camera e un terzo del Senato. CHI VINCE LA CASA BIANCAPer conquistare la Casa Bianca, un candidato deve ottenere un quorum di 270 grandi elettori su un totale di 538. Ciascuno Stato mette in palio un determinato numero di grandi elettori proporzionalmente alla propria popolosità: la California (che è lo Stato con maggior numero di abitanti) ne ha 55, il quasi disabitato Alaska ne ha 3. Oltre alla California, gli Stati con più grandi elettori sono: Texas, Florida, New York e Pennsylvania. SCENARI DI CONTENZIOSORaramente come quest'anno si sono temuti contenziosi legali per il post elezioni. Gli scenari problematici sono (almeno) tre. Primo: risultato eccessivamente risicato in uno o più Stati. Questa situazione si è verificata per esempio nel 2000, quando George W. Bush e Al Gore ingaggiarono una battaglia legale sul voto in Florida: battaglia che venne infine risolta dalla Corte Suprema a favore del candidato repubblicano. Secondo: accuse di brogli elettorali. Qui la situazione potrebbe rivelarsi più scivolosa, in quanto i precedenti scarseggiano. Nel 1960, alcuni esponenti del comitato elettorale di Richard Nixon sostennero che, alle presidenziali di quell'anno, vi fossero state delle irregolarità in Illinois e Texas. Cercarono quindi di convincere Nixon a fare ricorso contro John F. Kennedy, ma il candidato repubblicano si rifiutò. Terzo: nessuno dei due contendenti potrebbe arrivare al quorum dei 270 grandi elettori. Uno scenario che si verificherebbe in caso di pareggio 269 a 269. Qualora un eventuale risultato dovesse essere confermato in sede di elezione di secondo grado, a inizio gennaio sarebbe la Camera dei Rappresentanti (appena rinnovata) a doversi esprimere. La decisione non verrebbe tuttavia presa tramite voto per deputato, ma per delegazione statale. E questo potrebbe eventualmente favorire i repubblicani.IL VOTO POSTALE Secondo The Hill, ad oggi, sono quasi 100 milioni gli americani che hanno già votato per posta o di persona. Stando ai dati grezzi sulle registrazioni di voto, i democratici sono in vantaggio a livello nazionale, sebbene in alcuni Stati chiave siano i repubblicani ad essere avanti (si pensi per esempio all'Ohio). Cercare di prevedere l'esito delle presidenziali attraverso i dati del voto anticipato è ciononostante sempre rischioso. Innanzitutto l'affiliazione partitica non comporta automaticamente un voto per il candidato corrispondente. In secondo luogo, si ravvisa l'incognita degli elettori indipendenti. Ricordiamo che, nel 2016, alcuni analisti preconizzarono una vittoria di Hillary Clinton in Arizona e Texas sulla base dei dati sul voto anticipato. Una vittoria che, alla fine, non si verificò. QUANDO CONOSCEREMO IL NOME DEL VINCITOREA causa dell'elevato ricorso al voto postale, lo spoglio in alcune aree rischia stavolta di andare a rilento. Teoricamente i risultati definitivi in Florida, Arizona e North Carolina potrebbero già esserci nella mattinata italiana del 4 novembre. Si attendono invece operazioni più lente (che richiederanno forse addirittura giorni) per la Pennsylvania e per il Wisconsin. I SONDAGGIA oggi, la maggior parte dei sondaggi dà Biden saldamente avanti nel voto nazionale (+ 6,7% secondo la media di Real Clear Politics), attribuendogli invece vantaggi più risicati negli Stati chiave. Va anche rivelato che, quest'anno, gli istituti di ricerca si stiano dividendo in due categorie. Da una parte, troviamo quelli "blasonati", secondo cui l'ex vicepresidente vincerà quasi sicuramente, dal momento che gli elettori indecisi sarebbero troppo pochi per ribaltare i loro pronostici. Dall'altra, troviamo realtà più piccole (come il Trafalgar Group), secondo cui Trump riuscirà a vincere grazie a un nutrito numero di "elettori nascosti", che lo sosterranno oggi alle urne. LA BATTAGLIA PER IL CONGRESSO Oggi non si voterà soltanto per i grandi elettori che dovranno a loro volta eleggere il presidente, ma anche per rinnovare un terzo del Senato e la totalità della Camera. Secondo i sondaggi, i democratici dovrebbero riuscire a mantenere (se non addirittura a rafforzare) la maggioranza alla Camera, mentre i repubblicani dovrebbero essere in grado di difendere il controllo del Senato. Una corsa, quella del Senato, che - stando alle rilevazioni di Real Clear Politics - si starebbe tuttavia giocando sul filo del rasoio.
Paolo Gentiloni (Ansa)
L’ex commissario vede l’Ue indietro sull’Ia, ma chi ha spalancato le porte a Pechino?
Ursula von der Leyen (Ansa)
Le sbalorditive parole di Ursula: «Le nostre politiche hanno aiutato Pechino nel solare, nelle batterie, nelle auto elettriche. Adesso rischiamo una nuova dipendenza». È tutta colpa sua e si dovrebbe dimettere. Invece incredibilmente rilancia: «Bisogna accelerare».
Antonio Filosa, ad Stellantis (Ansa)
L’ad Filosa promette ai sindacati 400 assunzioni a Mirafiori che è ai minimi termini. Ancora rinvii su gigafactory e siti in crisi come Cassino. Il manager incolpa l’incertezza delle norme europee. Di Giuseppe (Fdi): premio a Elkann? Cattivo esempio ai giovani.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
I risparmiatori rispondono: il primo giorno di emissione sfiora il record. A questo ritmo lo Stato potrebbe incassare 10 miliardi. La richiesta media è stata di 35.000 euro.