2025-10-21
Piano Stellantis: un contentino e tante parole
Antonio Filosa, ad Stellantis (Ansa)
L’ad Filosa promette ai sindacati 400 assunzioni a Mirafiori che è ai minimi termini. Ancora rinvii su gigafactory e siti in crisi come Cassino. Il manager incolpa l’incertezza delle norme europee. Di Giuseppe (Fdi): premio a Elkann? Cattivo esempio ai giovani.Un po’ di fumo negli occhi - le 400 assunzioni a Mirafiori sono sicuramente una buona notizie ma se messe a confronto con le uscite degli ultimi anni restano insufficienti - e poco altro. È quello che emerge dal primo incontro tra Antonio Filosa, l’ad di Stellantis chiamato all’ingrato compito di rimediare agli errori della gestione Tavares, e i sindacati a Torino. Poco altro, perché sulle questioni che contano: cosa ne sarà della gigafactory di Termoli, da molti data per morta, e cosa succederà ai siti più in difficoltà, Cassino in primis, il manager con origini napoletane ha fatto melina. Certo, ha evidenziato che Cassino non chiuderà e ci mancherebbe. Certo, non ha dato l’addio definitivo al progetto di fare di Termoli il nuovo hub per le batterie delle elettriche, ma il rinvio di ogni decisione a fine anno, è l’ulteriore segnale che il piano resterà sulla carta. E certo rispetto a Melfi è stato ribadito il lancio della nuova Jeep Compass nella versioni multienergy, ma si tratta appunto del ribadire un impegno già preso. Le novità arrivano invece sulle responsabilità. Di chi è la colpa? Perché il Piano Italia resta in mezzo al guado e la sua presentazione completa è stata addirittura rinviata? Per il manager la colpa è dell’incertezza del quadro normativo Ue. «L’incontro», spiega alla Verità il coordinatore nazionale automotive della Fim, Stefano Boschini, «è stato sostanzialmente deludente. Bene le assunzioni annunciate a Mirafiori, ma va ricordato che si tratta di uno stabilimento che ha una forza lavoro già ridotta ai minimi termini e molto anziana, mentre continua a mancare chiarezza sul Piano Italia. Su Cassino c’è stata confermata la volontà di trasformare in multienergy (elettrica e ibrida ndr) tutte le vetture previste, ma ci sono da recuperare i tempi persi su Alfa Romeo Stelvio e Giulia. E anche su Pomigliano non siamo andati oltre alla replica di quanto c’era stato promesso a fine 2024. A più riprese abbiamo denunciato i problemi produttivi di Termoli per lo stop al progetto della gigafactory e la risposta è stato un altro rinvio. Così come nessuna garanzia è arrivata sulla cessazione o l’ammorbidimento degli ammortizzatori sociali con i quali devono fare i conti tutti i siti italiani del gruppo». Su un punto tutti i sindacalisti presenti al tavolo convergono: nel confronto con Filosa è emersa una situazione di forte incertezza del mercato europeo dell’auto, legata al tema delle multe per le emissioni di CO2 e ai limiti alla produzione di motori endotermici fissati per il 2035. Secondo Stellantis, questo quadro crea difficoltà nella definizione del futuro Piano Italia. E se l’azienda ha investito 13 miliardi negli Usa con una ricaduta di 5.000 nuovi occupati e non in Europa, il motivo è proprio questo. Sarà pure colpa dell’Europa, ma se, come evidenziato ieri dalla Verità, i giornali (Repubblica e Stampa) del gruppo sponsorizzano le city car elettriche dell’alleata cinese Leapmotor che mette sul mercato vetture a 4.900 euro sfruttando gli incentivi pubblici, esiste un cortocircuito in azienda che Filosa avrebbe il dovere di spiegare. E polemiche ci sono anche rispetto al premio ricevuto poche ore fa da John Elkann alla Niaf, l’organizzazione che sostiene la comunità e la cultura italo-americana da mezzo secolo. In tanti hanno fatto fatica a capire perché al manager responsabile di numeri così negativi sia stato assegnato lo Special Achievement Award nella categoria Global Business Leader per la costante promozione dell’eccellenza imprenditoriale italiana a livello internazionale. «Prima da imprenditore e poi da parlamentare», spiega alla Verità Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto circoscrizione America settentrionale e centrale e presente all’evento organizzato dalla Niaf, «davvero non riesco a capire come sia possibile premiare e considerare un’eccellenza italiana all’estero chi continuamente dimostra di mettere l’Italia e gli italiani in coda alla lista dei suoi interessi. Lo dico per le nuove generazioni e perché se si decide di attribuire un riconoscimento così importante si ha la consapevolezza di elevare quella persona a esempio per i ragazzi che vogliono intraprendere una strada simile. L’esempio qual è? Quello di promettere posti di lavoro e nuove sedi produttive in Italia, vedi la gigafactory di Termoli, salvo poi riempire di tagli e ammortizzatori sociali tutti i siti italiani del gruppo? Oppure quello di aprire le porte ai cinesi che finiranno per cannibalizzare il nostro mercato? Qui stiamo parlando di un’azienda che negli anni ha ricevuto sussidi statali come mai nessuno prima e dovrebbe avere un occhio di riguardo per l’Italia. Il confronto con Sergio Marchionne, manager spigoloso ma che diceva la verità de visu, è impietoso».
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