2025-10-21
Gentiloni allarmato per l’industria distrutta dalle sue strategie verdi
L’ex commissario vede l’Ue indietro sull’Ia, ma chi ha spalancato le porte a Pechino?Siamo alla scoperta dell’acqua fredda; per riscaldarla - capirete - si emette troppa CO2. L’ex commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni e la «notaia» del politicamente corretto Milena Gabanelli, il primo su Repubblica il foglio di casa Elkann-Stellantis che apre le porte dell’Italia alle auto cinesi facendo pagare i bonus ai contribuenti italiani, la seconda sul Corriere nella sua Dataroom c’informano che l’industria non ce la fa, nonostante il Green deal sia in arretramento segno che non è colpa del dogma verde se siamo in crisi. Sono i nostalgici della retorica ambientalista che fu. Il primo, con qualche anno di ritardo, si accorge che l’Europa sull’intelligenza artificiale non conta nulla e rischia di subire lo strapotere di Cina e America. Ma avverte: non vuol dire però che le nostre industrie rinuncino a incorporare i vantaggi dell’Ia (che va alimentata con un sacco di energia, ma lo stop al nucleare sponsorizzato dalla sua sinistra è costato un ritardo quasi incolmabile all’Italia). E predice: «Il fatto che la produzione automobilistica di massa sia stata inventata da Henry Ford non ha impedito a Giappone e Germania di diventarne i campioni mondiali». Si capisce perché lo chiamano «Er Moviola»: è rimasto indietro. Nel 2023 la Cina è diventata – grazie alla follia del Green deal europeo – il primo produttore ed esportatore mondiale di auto. Pechino è capace di produrre 50 milioni di pezzi all’anno, gli Usa, che sono il secondo, 10 milioni. Ma quando parlano i verdi è assai probabile che le cifre non corrispondano al vero, ne dà ottima prova la Gabanelli. Ecco i rimbrotti di Gentiloni al governo. Il primo – udite udite – è di aver subito i dazi americani e non avere la capacità di adattarsi al nuovo ordine mondiale con la Cina che ha aumentato l’export in Ue del 27%: se Trump gli chiude la porta loro devono smaltire il surplus produttivo. Aggiunge Gentiloni: «Manca il sostegno alle imprese per l’innovazione digitale e la transizione ecologica». L’esempio da imitare è la Spagna. Gentiloni fa delle omissioni. A far entrare la Cina in Europa senza dazio alcuno è stato dal 2000 Romano Prodi, a consentire alla Cina di crescere è stata l’opzione solo elettrica dell’Ue che si è legata mani e piedi a tecnologie e materie prime cinesi. Pure Mario Draghi si è ricreduto constatando che «l’innovazione europea è rimasta indietro». Quanto alla Spagna avere puntato al 100% sulle rinnovabili ha fatto saltare il sistema di distribuzione dell’elettricità. Milena Gabanelli mette su il solito disco rotto: da 30 anni il consenso scientifico è unanime, le emissioni di CO2 generate dai combustibili fossi stanno distruggendo l’ambiente. Il conto degli eventi avversi per l’Ue quest’anno è di 43 miliardi, 12 per l’Italia. Eppure – sottolinea la Gabanelli – c’è chi ha attaccato il Green deal e l’Ue sta facendo marcia indietro. La stessa Von der Leyen è assai più cauta e dopodomani al vertice europeo sul clima ci saranno non poche tensioni. Si sono resi conto però tutti che l’ideologia verde ha messo in ginocchio l’industria, l’agricoltura ed ha creato un eccesso di vincoli. Nella Dataroom del Corriere queste sono tutte sciagure come la pressione di quel «cattivone» di Donald Trump che ha osato dire: «Il riscaldamento globale è un imbroglio inventato da persone malvage». La maestrina dalla penna rossa ribatte: «Le persone malvage sono, secondo lui, i 644 scienziati dell’Ipcc indicati da 111 paesi». Non si parla mai delle altre migliaia che pensano diversamente. Alla notaia Gabanelli le tocca di pigliare atto che sulle emissioni si sono allentati i vincoli, che le opzioni sulle auto sono in discussione, che la legge sulla deforestazione è stata attenuata, che anche in agricoltura è stata mollata un po’ la presa. Un errore perché «le politiche ambientali hanno portato dagli anni Novanta (essere un po’ più precisi no? ndr) una riduzione della CO2 del 37% e un aumento del pil del 68%». Sicura? Negli ultimi venti anni il tasso medio di crescita del Pil in Ue è stato dell’1,66%, in Usa del 3,15, in Cina dell’8,76%, il India dell’8,2% e perfino l’anemico Giappone ha fatto meglio: più 1,7%. La causa? È davvero la scoperta dell’acqua fredda: il Green deal.
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