2025-10-21
«L’Europa ha lavorato per la Cina»
Ursula von der Leyen (Ansa)
Le sbalorditive parole di Ursula: «Le nostre politiche hanno aiutato Pechino nel solare, nelle batterie, nelle auto elettriche. Adesso rischiamo una nuova dipendenza». È tutta colpa sua e si dovrebbe dimettere. Invece incredibilmente rilancia: «Bisogna accelerare».«Le nostre politiche hanno aiutato la Cina ad emergere nel settore delle tecnologie verdi». Chi l’ha detto? Un impenitente avversario della transizione energetica come Matteo Salvini? Oppure un critico del Green deal come Donald Trump? No, le parole di cui sopra sono scritte da Ursula von der Leyen nella sua lettera sulla competitività in vista del vertice europeo del 23 ottobre. La presidente della Ue ha annunciato l’intenzione di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni. Ma se qualcuno crede che la mossa preluda al rinvio dello stop alla produzione di motori a combustione entro il 2035 si sbaglia. Von der Leyen non sembra affatto pentita, né intenzionata a correggere gli errori di una transizione che con il passare dei giorni sembra sempre di più una corsa verso il baratro. Le aziende del settore automobilistico annunciano continuamente tagli al personale e chiusure di impianti. In Borsa si registrano perdite secche nella quotazione delle azioni, conseguenza immediata all’annuncio di correzioni al ribasso delle previsioni annuali. Ma invece di preoccuparsi di tutto ciò e di dare un colpo di freno alle misure draconiane che impongono limiti alle emissioni di CO2, Von der Leyen che fa? Accelera. Lo si capisce dalle sue parole, laddove spiega che «la corsa alle tecnologie pulite richiede maggiore concentrazione e uno sforzo incessante». Sì, proprio così. Non c’è da fermarsi per riflettere sugli effetti collaterali del Green deal, come vorrebbe il buon senso. Bisogna fare il contrario e cioè aumentare il passo per ridurre la distanza con la Cina. La presidente Ue infatti, spiega che Pechino «ha individuato le opportunità commerciali e sta sfruttando le sue enormi risorse umane, con l’obiettivo di diventare un leader indiscusso di tutti gli elementi cruciali dell’economia del futuro». In pratica, il Dragone si accinge a dominare il mercato della tecnologia necessaria per produrre energia solare, fabbricare batterie e auto elettriche. Tutto ciò, dice Von der Leyen, dovrebbe servire da monito. «La leadership richiede reazioni forti per evitare di cadere in nuove e pericolose dipendenze (probabilmente allude alla Russia, che per anni ha pompato il gas necessario a far funzionare le industrie europee, in particolare quelle tedesche, ndr)». Dunque? Urge adottare «reazioni forti». Non so che cosa intenda la donna che guida l’Europa da sei anni per reazioni forti. Né comprendo che cosa voglia dire che non «c’è spazio all’autocompiacimento». Di sicuro le sue parole sono sorprendenti, perché mentre osserva che la Cina è diventata leader indiscusso nella produzione di tecnologie verdi, come pannelli solari, pale eoliche, batterie per auto elettriche e veicoli ad accumulo, non fa alcun accenno al fatto che il mercato in cui Pechino trionfa lo abbiamo creato noi. Anzi: lo ha creato l’Unione europea da lei guidata con le sue politiche green. È la Ue che ha sposato le energie rinnovabili senza porsi il problema di dove trovare le materie prime per produrre ciò che serve a sfruttare il sole e il vento. Ed è sempre Bruxelles che ha cavalcato lo stop ai motori termici per sostituirli con quelli elettrici senza aver prima previsto dove e come produrre le batterie necessarie a far marciare i veicoli. Senza di lei e senza il commissario Frans Timmermans, quello che dichiarò guerra ai peti delle vacche per ridurre le emissioni gassose, oggi non ci troveremmo nella situazione in cui siamo, cioè non rischieremmo il crack dell’industria automobilistica né vedremmo le nostre auto e le nostre case perdere valore in quanto giudicate non in linea con le politiche verdi.In altre parole, invece di scrivere una lettera sulla competitività per spiegare che cosa devono fare i Paesi europei, Ursula von der Leyen farebbe bene a scrivere una lettera di dimissioni. Perché se sono state le nostre politiche ad aiutare la Cina a trionfare nelle tecnologie verdi, significa che sono state le decisioni della Ue a danneggiare l’industria europea, favorendo Pechino. A Tokyo, dove manager e politici sono abituati ad assumersi le proprie colpe, sarebbe costretta a chinare il capo almeno un centinaio di volte per chiedere scusa. A noi ne basterebbe una: possibilmente con la valigia in mano.
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