2018-11-09
La sanatoria fiscale parte martedì: ci sono solo due finestre
Tempi, modi, rischi: tutto quello che bisogna sapere. Vale per qualsiasi cartella Equitalia e permette di pagare solo il debito netto. Verrà estesa anche ai Comuni. Tre mesi di discussioni nel governo e 15 giorni per firmare l'armistizio. Ci auguriamo che in sede di conversione del decreto vengano previste altre date per il 2019. Nel frattempo parte anche la rottamazione ter: scadenza aprile 2019. Lo speciale contiene due articoli !function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js"); Due date per firmare l'armistizio con l'Erario. Il decreto fiscale ha previsto l'introduzione della sanatoria per venire incontro ai contribuenti che hanno debiti, non ancora saldati, con l'Amministrazione. Il governo guidato dal premier Giuseppe Conte ha dunque stabilito con il dl fiscale un trattamento maggiormente favorevole, rispetto alle rottamazioni avviate dai governi precedenti. E questo perché è stata prevista l'esclusione integrale delle sanzioni e degli interessi. vale per tutte le cartelle: dall'Imu, Ici fino alle multe e il bollo auto. Il contribuente dovrà dunque limitarsi a pagare il debito netto senza l'aggiunta di altre voci di spesa. Per rendere dunque operativa la pace fiscale l'Agenzia delle entrate ha pubblicato, il 7 novembre, un calendario prevedendo due sole date: 13 e 23 novembre. Il primo appuntamento è dunque previsto per martedì prossimo. Al massimo il 13 dovranno essere versare tutte le somme risultanti dalle adesioni sottoscritte, ma non perfezionate entro il 24 ottobre (data di entrata in vigore del dl). Il 23 novembre sarà invece la volta per chi non ha ancora impugnato gli avvisi di accertamento e per gli accertamenti sottoscritti ma non ancora perfezionati alla data del 24 ottobre. Le modalità di versamento saranno inoltre diverse a secondo del debito che si dovrà saldare. Se si rientra nella prima data, 13 novembre, (accertamento con adesione) il contribuente dovrà usare i dati presenti nel facsimile di F24 o F23 consegnato dall'ufficio al momento della sottoscrizione dell'atto. Attenzione ai codici tributo da inserire. Si dovranno mettere solo gli importi dei tributi e degli eventuali contributi; oltre che il codice di atto, il codice di ufficio e l'anno di riferimento (solo se si usa l'F24). Se invece si deve versare la rata il 23 novembre (invito al contradditorio) ci sono due strade diverse: o la compilazione dell'F24, indicando i codici tributo relativi agli importi dei soli tributi ed eventuali contributi previsti per l'accertamento con adesione (dati reperibili sul sito dell'Agenzia delle entrate) o se si sceglie il modello F23, usando i codici tributo, il codice ufficio riportati nell'invito ricevuto, l'anno di riferimento e il codice atto «99999999107». Nel caso in cui si parli di accertamento, avviso di rettifica liquidazione, atto di recupero, il contribuente dovrà usare i dati presenti nel fac-simile di F24 o F23 allegato all'atto da definire, indicando: i codici tributo relativi agli importi dei soli tributi ed eventuali, il codice atto o il numero di riferimento, il codice ufficio e solo per il modello F24 l'anno di riferimento. È stato inoltre previsto che il versamento può essere fatto o in un'unica rata o in massimo 20 rate trimestrali di pari importo. La prima rata deve dunque essere versata il 13 o il 23 novembre e le altre l'ultimo giorno di ciascun trimestre. Se non si dovessero rispettare queste date, ci si potrà ritenere esclusi dall'agevolazione, salvo ulteriori modifiche. Da considerare, inoltre, che sull'importo delle rate successive alla prima, sono dovuti gli interessi legali calcolati a partire dal giorno successivo al termine di versamento della prima rata. Non tutti i contribuenti potranno però accedere alla pace fiscale. Se infatti si era iniziato a saldare i debiti con l'Amministrazione, con la rottamazione bis, non si potrà passare alla pace fiscale. Se invece, un contribuente era stato accettato alla rottamazione bis, ma non ha saldato neanche una rata del debito previsto, risultando escluso dall'agevolazione precedente, potrà accedere a quelle nuova. Se non verranno rispettate le date, ci si può ritenere esclusi dalla pace fiscale, anche in questo caso escludendo modifiche dell'ultimo. Se dunque da una parte è innegabile che la pace fiscale presenti dei vantaggi in termini di sanzioni e interessi, dall'altra le tempistiche previste per saldare la prima rata dei debiti fiscali sono piuttosto ristrette, rispetto alle agevolazioni precedenti. Nella rottamazione bis (in corso) il contribuente ha infatti tempo, per pagare il debito, da luglio 2017 fino a febbraio 2019. Mentre ora parte anche la rottamazione ter. Se dunque si era ricevuta risposta positiva da parte dell'Agenzia delle entrate entro il 30 giugno scorso, si doveva versare la prima rata entro il 31 luglio 2018 e l'ultima entro il 28 febbraio 2019. Se inoltre non si erano riuscite a pagare le prime rate (luglio, settembre e ottobre 2018) si può rientrare nella rottamazione saldando il debito entro il 7 dicembre. Chi ha aderito alla rottamazione bis ed è in regola con i pagamenti, può pagare le due rate rimanenti (scadono nel 2019) con tempi ben più lunghi. L'Agenzia della riscossione infatti gli invierà una lettera entro il 30 giugno 2019 spalmandogli le due rate rimanenti in 10 rate di pari importo (5 anni) con scadenza il 31 luglio e il 30 novembre di ogni anno. Questo significa che chi ha aderito alla rottamazione bis invece di pagare entro l'anno prossimo - il 2019 - avrà a disposizione ben cinque anni in più. Se invece uno ha aderito alla rottamazione bis e non ha pagato uno, due o tre rate deve saldare quanto dovuto entro il 7 dicembre. Poi riceverà - come chi è già in regola con i pagamenti- la lettera dell'Agenzia della riscossione con le due rate rimanenti spalmate su cinque anni. Chi ha aderito alla prima rottamazione i cui termini di pagamento sono scaduti a settembre 2018, e non ha pagato o ha pagato solo qualcosa, puo' ripresentare la domanda per aderire alla ter e prende 10 rate spalmate sempre su 5 anni. Quindi puo' rimettersi in regola con pagamenti piu' lunghi. Chi aderisce entro il 30 aprile 2019 alla rottamazione ter ha da subito dieci rate in cinque anni. Quindi da subito conveniente. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/guida-alla-pace-fiscale-ecco-le-due-finestre-2618753383.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tempi-troppo-stretti-per-una-sanatoria-cosi-ampia" data-post-id="2618753383" data-published-at="1757822928" data-use-pagination="False"> Tempi troppo stretti per una sanatoria così ampia Quirinale - Cerimonia di consegna delle onorificenze ai nuovi Cavalieri del Lavoro Che l'Italia sia un Paese strano non è certo una novità. Si discute per giorni e giorni e poi dell'attuazione di solito non si occupa più nessuno. Un po' quello che rischia di accadere con la pace fiscale. Il dibattito attorno alla sanatoria è durato la bellezze di tre mesi, con un picco di tensione coinciso con l'ipotesi di inserire nel testo della manovra il rimpatrio di capitali dall'estero con tanto di condono sul reato di auto riciclaggio. Il comma inserito dalla Lega ha quasi rischiato di rompere in due il Consiglio dei ministri, costringendo Giuseppe Conte a una conferenza stampa a Bruxelles nella quale si è preso colpe evidentemente non sue a reti unificate. Lo stesso premier ha dovuto indire un nuovo cdm che ha rivisto le norme. Una lunghissima discussione politica che si è concretizzata in un decreto, pubblicato il 24 ottobre, e in una circolare dell'Agenzia delle entrate diffusa soltanto mercoledì sera. Nello stesso documento del fisco si sono individuate le date per pagare e saldare la sanatoria. Per alcuni contribuenti sarà martedì e per altri il 23 novembre. Stop. In pratica, tre mesi per discutere e solo sei giorni (al massimo 16) per pagare. Perché tutta questa fretta? È controproducente. Si finisce come al solito per imporre, soprattutto ai commercialisti, tempi irrealistici con il rischio di commettere errori. La fretta apre anche una serie di conseguenze che sono a dir poco spiacevoli. Innanzitutto la certezza della programmazione. La pace fiscale è uno dei pilastri del contratto di governo, ridurla a pochissimi giorni rischia di limitare il gettito e dunque l'efficacia del provvedimento. Entro 60 giorni, dunque il 22 dicembre, il decreto dovrà essere convertito in legge. In quell'occasione sarà possibile definire eventuali altre finestre. Così come potrà essere inserita l'estensione della sanatoria anche alle pendenze Imu e Tasi gestite direttamente dai Comuni, almeno così si è appreso ieri. Il decreto ora però non prevede estensioni e non indica altre finestre. Tanto meno spetta all'Agenzia, guidata da Antonino Maggiore, prendere tali decisioni. Sarebbe più opportuno già adesso svelare un calendario per il 2019 se questi sono gli obiettivi. Inoltre la data del 24 ottobre decisa come spartiacque tra chi beneficia della pace fiscale e chi ne è tagliato fuori rappresenta una ulteriore complicazione. Seppur legittimo non tiene conto della realtà delle cose. In questi giorni il fisco sta accelerando sugli inviti al contraddittorio nati in conseguenza della voluntary disclosure bis, i cui accertamenti si chiudono con l'anno solare. Chi riceve la letterina delle Entrate dopo il 25 ottobre è tagliato fuori e certamente penalizzato. Ma non c'è un criterio preciso. Dipende dalla velocità dei singoli uffici nello smaltire le pratiche. Sarebbe stato più semplice fissare la data del 31 dicembre per cristallizzare tutte le situazioni pendenti e chiudere in un colpo solo. Offrendo ai contribuenti le medesime opportunità. Senza dimenticare che la pace fiscale avviata dal governo gialloblù si accavalla con la rottamazione (terza edizione) che scadrà il prossimo febbraio. C'è tempo fino al 22 dicembre per convertire il decreto, e in molti si augurano altre finestre. In fondo è una questione di marketing e di divulgazione. Non ci aspettiamo che lo faccia l'Agenzia delle entrate, ma politicamente sarebbe opportuno estendere il periodo e spiegare un po' di più agli italiani come funziona la sanatoria. Anche perché si va dall'Imu fino alla Tari passando per il bollo auto e le multe. Speriamo che l'amministrazione fiscale diventi un po' più smart. O almeno un po' più simile alle aziende private che devono rincorrere i clienti.