
L'ordine del giorno del prossimo Eurogruppo mette l'epidemia al terzo posto: in cima alla lista resta sempre l'approvazione del Fondo. Ma il ministro annuncia che la finalizzazione del Patto non è certa. E se ne dispiace.«È verosimile e ragionevole immaginare che lunedì la priorità (dell'Eurogruppo, ndr) sia la discussione sul coronavirus e che quindi non sarà possibile la finalizzazione del negoziato ( sulla riforma del Mes, ndr) che a mio giudizio, peraltro, era ed è destinato ad un esito positivo», cioènegativo per l'Italia..Le parole del ministro Roberto Gualtieri rese in video conferenza all'audizione delle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunitesi ieri, sono piene di sottintesi e come al solito ambigue.Puntualizziamo innanzitutto che la priorità dell'Ue sia proprio la riforma del cosiddetto Fondo salva Stati messo al primo punto dell'ordine del giorno della riunione del prossimo Eurogruppo, mentre l'epidemia coronavirus è stata inserita al terzo posto davanti soltanto al classico «varie ed eventuali». A ciò si aggiunga che la trattazione del punto finalizzato al raggiungimento di «un accordo politico» sul Mes è stato addirittura anticipata di un mese rispetto alla originaria prevista scadenza di aprile. Se infine si considera che nei mesi precedenti il Paese che più si è fatto sentire sulla prevista riforma sia stata la Francia -e non l'Italia- possiamo trarne due conclusioni: o la Francia nel frattempo ha sciolto le riserve e quindi l'Eurocrazia ha deciso di accelerare i tempi per portare a casa il «delitto perfetto» dell'approvazione della riforma nel pieno dell'emergenza Covid-19 oppure dobbiamo ancora sperare che qualcuno si opponga, visto che il ministro Gualtieri ritiene che la cosa sia in sé «positiva». Ancorché inutile, perché nessuno mai si scordi, sia chiaro, le parole rese sempre da Roberto Gualtieri nell'audizione resa lo scorso ottobre sempre in audizione alla commissione bilancio e come al solito riportata solo dalla Verità: «Ciò che effettivamente ha salvaguardato l'integrità dell'eurozona è stata la capacità di iniziativa della Bce sintetizzata nella famosa frase di Draghi “whatever it takes" che peraltro proprio perché potenzialmente illimitata ha messo in campo una misura che non è neanche stata utilizzata a dimostrazione del fatto che quando si dispone di una potenziale sovranità monetaria questa è più efficace del conferimento di risorse ai vari fondi salva Stati. Questi sono i fatti».A ciò si aggiunga la circostanza aggravante di avere di fatto un Parlamento non operativo per motivi sanitari visto che i deputati e senatori del Nord sono impossibilitati a spostarsi. O meglio funzionante di fatto con un numero ridotto di parlamentari, seppur presenti in proporzioni tali da rispettare la composizione percentuale dei gruppi. Il tema non è affatto secondario, perché se comunque si raggiungesse un accordo politico il prossimo lunedì in seno all'Eurogruppo e si scegliesse subito di ratificare l'accordo nel nostro mini Parlamento dovremmo stare alla sorte. Chi ci sarà a rappresentare il Movimento 5 stelle? Il deputato Raphael Raduzzi o chi come lui è apertamente e dichiaratamente contrario al Mes oppure colleghi quali il deputato Giuseppe Brescia o chi come lui non ha mai mostrato aperta ostilità a tutte le proposte di riforma avanzate da Bruxelles? Vi è poi un ulteriore e non secondario tema. È fantascientifico pensare che questo governo abbia di fatto barattato la possibilità di spendere qualche spicciolo (prima tre, poi sei infine venti miliardi) in più per fronteggiare l'emergenza coronavirus in cambio di un accordo veloce sul Mes? La solita pistola puntata alla tempia insomma prima della firma. Probabilmente non lo scopriremo lunedì prossimo visto che nessuno avrà il coraggio di dirci cosa si saranno realmente detti alla riunione dell'Eurogruppo ma forse fra qualche settimana, quando qualcuno da via XX Settembre si degnerà di farci sapere che l'accordo politico sul Mes è già stato raggiunto da tempo. A pensar male si sa che si fa peccato ma spesso ci si indovina. Nel frattempo qualcuno si muove per sollecitare la messa in campo del Mes quale meccanismo per risollevare le sorti dell'economia europea disintegrata dall'epidemia Covid-19. La situazione è grave ma non seria avrebbe detto Ennio Flaiano. Pur di non riconoscere che l'unico interlocutore capace di iniettare liquidità nell'economia reale è la Banca centrale europea, economisti come Alberto Quadro Curzio o Achim Truger (consulente di Frau Merkel) arrivano a teorizzare la necessità che i soldi debba metterceli il Mes magari collocando sul mercato titoli che poi costituiscano il cosidetto «safe asset europeo». L'economista tedesco, ad esempio, dopo aver esplicitamente puntato il dito contro l'eurozona come «architettura fragile» e riconoscendo che l'Italia con l'ingresso nell'euro «ha perso molti strumenti per la gestione delle crisi» arriva addirittura a riconoscere come la Bce non stia svolgendo il compito di garante di ultima istanza invece assunto dalle singole banche centrali nazionali prima dell'adozione dell'euro. Ma la sua soluzione non è ovviamente far sì che la Bce raccolga l'eredità delle banche centrali nazionali. Bensì il Mes garantito dagli Stati. Un po' come dire: non abbiamo più il martello per piantare un chiodo nel muro ed invece che prenderne un altro infiliamocelo con la fronte.
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