2019-08-11
Grandi città e Sud. Dove rischia Salvini se deciderà di correre da solo
Senza Giorgia Meloni, nei collegi uninominali del Meridione la Lega «pigliatutto» può subire il M5s. E, nei centri maggiori, il Pd.In qualsiasi caso sarò scacco matto. Ma ora Matteo Salvini deve scegliere in quante mosse portarlo a casa e come evitare il balletto dei numeri in Parlamento una volta formato il governo. Le opzioni sono tre, da plasmare sui gangli della legge elettorale, al fine di comporre al meglio il risiko dei collegi. Il Capitano potrebbe scegliere di correre da solo, in uno scenario di «Lega contro tutti»; riproporre la stessa coalizione di centrodestra delle politiche 2018, con Forza Italia e Fratelli d'Italia, ma stavolta da leader del cartello; oppure scegliere come unico alleato il partito di Giorgia Meloni. Se la legge elettorale resterà quella attualmente in vigore - il cosiddetto Rosatellum bis - i partiti dovranno scegliersi degli alleati per formare coalizioni competitive giacché oltre un terzo dei seggi (il 36%) sia alla Camera che al Senato è assegnato in collegi uninominali maggioritari, dove viene eletto il candidato (di coalizione) che prende anche solo un voto in più degli avversari. Stante questo sistema elettorale misto, il Carroccio, almeno secondo le rilevazioni fatte da Youtrend giovedì scorso allo scoccare della crisi, colorerebbe l'intero stivale. I dati sono quelli dell'ultima Supermedia del primo agosto e confermano una Lega «pigliatutto». Come si presenteranno le diverse forze politiche? Il Movimento 5 stelle, salvo giochetti di palazzo, dovrebbe presentarsi nuovamente da solo. Il Pd è sulla via di allearsi con altre liste minori, sempre di centrosinistra. Le uniche variabili, come è intuibile, riguardano il centrodestra, con Salvini che però non scopre ancora le carte e dice che di alleanze parlerà «solo quando sarà stata fissata la data delle elezioni». Gli scenari possibiliPassando in rassegna le tre ipotesi per la Lega di cui dicevamo all'inizio, c'è un comun denominatore, e cioè la costante prevalenza del Carroccio nei collegi del Centro-Nord. Il centrosinistra, invece, risulta in vantaggio nei collegi tra Firenze e Bologna e in quelli delle grandi città del Centro. Dove resta l'eventuale interrogativo? Ovviamente al Sud, in cui non a caso si gioca la partita delle alleanze. Un centrodestra unito, stando sempre alle stime di Youtrend, avrebbe l'opportunità di stravincere anche nella quasi totalità dei collegi meridionali. Il discorso tuttavia cambia se della coalizione non dovesse far parte Forza Italia o se la Lega dovesse correre in solitaria. In questo caso, molti collegi del Sud ridiventerebbero contendibili e vedrebbero in netto vantaggio i 5 stelle, che è stato il primo partito del Mezzogiorno alle europee. Un'ulteriore analisi riguarda i maggiori comuni maggiori. A Torino confrontando i casi di «Lega da sola» contro «Lega in coalizione tipo 2018», si passerebbe da 3 collegi su 4 a vantaggio del centrosinistra a 3 su 4 per il centrodestra. Nel caso di «Lega in coalizione solo con Fdi», il centrosinistra condurrebbe per 2 a 1, con il quarto collegio in bilico. Vediamo Roma e Milano. In questo caso il centrosinistra manterrebbe un vantaggio superiore ai 10 punti nei collegi più centrali, indipendentemente dallo scenario simulato; mentre nei collegi periferici la situazione cambierebbe nettamente in favore del centrodestra in caso di coalizione simil-2018, mentre diventerebbero contendibili, per il centrosinistra, se la Lega corresse sola. Le incognite principaliQualora Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia si presentassero uniti alle prossime elezioni, «la coalizione si affermerebbe come la forza dominante nella quasi totalità del Paese, e con margini molto ampi», ha spiegato Lorenzo Pregliasco, fondatore di Youtrend. Pregliasco ricorda «come, nel 2018, il Mezzogiorno avesse premiato il M5s in più del 90% dei collegi: in questo scenario, invece, andrebbero tutti al centrodestra, tranne che in Campania». Se la Lega dovesse invece costituire un fronte sovranista con Fratelli d'Italia, i due partiti «otterrebbero una prevalenza molto netta in quasi tutto il Nord e in buona parte del Centro-Sud». In Sicilia, diversamente, ci sarebbe «una maggiore diffusione di collegi vinti dal M5s, mentre diverrebbero contendibili alcuni collegi tra Calabria e Basilicata e buona parte della Campania». Il Pd, invece, «avrebbe ottime chance di mantenere qualche collegio uninominale nei collegi centrali di Torino e Milano». E ancora, se la Lega facesse la solista, con i sondaggi attuali «riuscirebbe a conquistare la grandissima parte dei collegi nel Nord e nel Centro Italia». Il Sud in quel caso diventerebbe «un vero campo di battaglia», nel quale il Movimento potrebbe dire la sua dividendosi i collegi uninominali con la Lega (in Puglia, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna). «Dei tre scenari», ha aggiunto Pregliasco commentando i dati post-crisi, «questo è chiaramente quello che può rappresentare le maggiori incognite per quanto riguarda i collegi uninominali». Anche perché bisogna considerare come, al momento, «è chiaramente impossibile stimare quanto potrà incidere il voto utile all'interno del centrodestra: una parte degli elettori di Fdi e Fi potrebbe decidere di appoggiare l'unico partito di area in grado di competere per la maggioranza dei seggi, cioè la Lega». Il racconto fa presagire una lunga stagione a marchio Matteo Salvini, ma all'orizzonte non manca qualche nuvola. È di ieri sera un tweet del Capitano in cui parla di un asse giallo-dem: «Sento Grillo e Renzi e inorridisco al pensiero di un governo tra loro». E avverte: «Siamo seri, l'Italia ha bisogno di certezze, fermezza, chiarezza e tanti sì».
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)