
Passa la riforma delle concessioni: gare dal 2027, quelle in corso vanno avanti. A chi perde il lido non è riconosciuto l’avviamento.Dovendo fare la storia l’orizzonte europeo non è trascurabile. Giorgia Meloni ieri prima del Consiglio dei ministri si è raccolta in un vertice con Antonio Tajani e Matteo Salvini per discutere del decreto balneari. Forza Italia e Lega si sono messe di traverso: il testo non li convinceva. Ma la presidente del Consiglio ha usato argomenti molto convincenti. Uno di questi lo ha preso a prestito da Enrico di Navara: Bruxelles val bene un ombrellone. Il Navarra riuscì così a diventare Enrico IV e Raffaele Fitto vicepresidente della Commissione. Si pone molto l’accento sul fatto che le concessioni sono prorogate fino al 2027 con la possibilità di arrivare al 2028 se ci saranno difficoltà nel bandire le gare. L’articolato che è stato suggerito da Salvatore D’Acunto – capo della direzione mercato di Bruxelles, italiano sì, ma molto amico degli ambientalisti e un po’ meno dei bagnini – è stato trasmesso dalla Commissione a palazzo Chigi che lo ha «trattato» arrivando a un compromesso che i gestori dei lidi leggono come una disfatta. E di questo parere fino a pochi minuti dall’inizio del Consiglio dei ministri ieri erano anche Forza Italia e Lega tant’è che nell’ordine del giorno della riunione dei ministri il provvedimento sui balneari non c’era. Lo hanno inserito, trovato l’accordo, all’ultimo tuffo tra le varie ed eventuali. Di fatto è la traduzione puntuale del volere di Bruxelles e va detto che l’Italia è per la mancata applicazione della Bolkestein ai lidi in procedura d’infrazione. Sulla faccenda dei lidi si era speso persino Sergio Mattarella che aveva richiamato il Governo al rispetto delle direttive europee. Giorgia Meloni aveva ben presente che i margini di manovra erano molto limitati, ma aveva provato a far valere un’interpretazione fortemente sostenuta da Forza Italia e Lega. E cioè che la Bolkestein si applica se c’è scarsità della risorsa. Il governo ha fatto la mappatura dei litorali dimostrando che meno di un terzo delle coste italiane è in concessione, dunque non essendoci scarsità di risorsa non si applica a Bolkestein. Ma proprio D’Acunto aveva contestato la mappatura sostenendo che non era credibile e che semmai doveva essere qualitativa e non quantitativa. La presidente del Consiglio aveva fatto capire ai balneari che la strada era in salita. Da ieri 30.000 aziende, 300.000 famiglie di fatto perdono il lavoro. Perché è vero che il decreto prevede l’allungamento delle concessioni al 2027, ma contiene una postilla: le gare già bandite prima di questo decreto vanno avanti. E le gare sono tante perché Consiglio di Stato e Autorità per la concorrenza - di fatto espropriando Parlamento e Governo della potestà legislativa - hanno intimato ai Comuni di bandirle. Non basta. Ai gestori che dovessero non vedersi rinnovata la concessione non viene riconosciuto l’avviamento dell’impresa, ma solo il ristoro degli investimenti fatti negli ultimi cinque anni non ancora ammortizzati e al netto di eventuali contributi. Da domani sui litorali italiani, per fortuna che come cantavano i Rigueira «l’estate sta finendo», entrano in funzione le ruspe. I Comuni hanno diritto ad abbattere le strutture dei lidi che perdono la concessione accollando la spesa al vecchio gestore. Nel decreto ci sono altri particolari. Il primo è che i canoni demaniali saranno adeguati al rialzo, il secondo che nei lidi dovranno lavorare prevalentemente persone al di sotto dei 36 anni – non si capisce cosa c’entri con la libertà di concorrenza - il terzo che i nuovi concessionari sono tenuti a prestare fideiussione per i canoni. Ma da quando partono le gare? Quelle già in essere vanno avanti, le prossime si faranno nel 2027 con scadenza massima al 30 settembre, vanno promosse sei mesi prima e i bandi vanno pubblicati prima dei 30 giorni da quando si fa «l’asta». Entro luglio 2027 il ministro dei Trasporti riferisce al Parlamento lo stato dell’arte delle gare e se ci sono difficoltà le concessioni vengono prorogate al 2028 quando saranno riassegnate d’imperio. Molto stretti anche i termini di validità delle nuove licenze: da 5 anni a un massimo di 20. In litorali particolarmente di pregio si costringe i gestori a investimenti molto limitati, pena il non riuscire a rientrare della spesa. Perché - e qui si dimostra come non ci sia stata alcuna obiezione sollevata a Bruxelles - viene confermato l’articolo 49 del regio e fascistissimo codice della navigazione che consente l’esproprio senza indennizzo delle strutture non amovibili (moletti, piscine, ristoranti) costruite dal concessionario che si vede revocata la licenza. La cosa curiosa è che giace alla Camera una proposta di legge firmata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per l’abrogazione di quell’articolo. Ma ormai è acqua passata.
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