2023-02-02
Gli utili idioti dell’eversione
Deborah Serracchiani (Imagoeconomica)
Gli utili idioti dell’eversione. Il Pd crea una cagnara sulla rivelazione di presunti segreti ma non spiega la visita all’anarcoterrorista, né la tempesta di tweet per fargli togliere il regime del 41 bis. Esattamente quello che vogliono lui e i padrini con i quali ha stretto un patto dietro le sbarre. Avete presente quei tizi che quando qualcuno indica la luna guardano il dito? Ecco, la sinistra unita e i suoi commentatori mi paiono tutti quanti un po’ strabici. Infatti, invece di puntare gli occhi sulla realtà osservano altro ossia la diffusione di notizie che, come ha spiegato ieri il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sono sicuramente sensibili, ma non è detto che per forza debbano anche essere segretate. Anzi, a sostenere l’opposto ieri è stata persino l’Ansa. Tuttavia, per ricostruire la storia che vede protagonista il parlamentare di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli (e anche il suo compagno di stanza e sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro), sarà bene chiarire di che cosa parliamo, partendo dall’inizio. Nonostante tutti i problemi che abbiamo, da giorni non si parla che di Alfredo Cospito, anarcoterrorista condannato per strage, che da oltre 100 giorni digiuna per ottenere la cancellazione, per sé e per altri 800 detenuti, del cosiddetto carcere duro. Il vicepresidente del Copasir, nel suo intervento alla Camera, ha fatto riferimento ai rapporti che costui ha intrattenuto in prigione con alcuni criminali, lasciando intendere che vi sia una precisa strategia mafiosa contro il 41 bis. In particolare, l’onorevole di Fdi ha citato una relazione della polizia penitenziaria sui colloqui tra ‘ndranghetisti, mafiosi e il terrorista, chiedendo agli onorevoli del Pd che si erano recati in cella per verificare le condizioni di salute di Cospito da che parte stessero. Se fossero cioè con lo Stato o con i terroristi e i malavitosi. Apriti o cielo: Donzelli è stato accusato di essere un analfabeta istituzionale, perché avrebbe rivelato atti coperti da segreto. A prescindere dalla riservatezza di quelle registrazioni, il problema non è la loro diffusione, bensì il fatto che in un regime di detenzione speciale alcuni pericolosi detenuti possano fare comunella in cortile e organizzare strategie contro lo Stato. Questo avrebbero dovuto osservare coloro che si autodefiniscono alfabetizzati in regole istituzionali. Ma come, rinchiudiamo i mafiosi in isolamento, impedendo loro di avere contatti con l’esterno per evitare che possano continuare la loro azione criminale, e questi arruolano un kamikaze pronto a lasciarsi morire per combattere lo Stato? Perché è evidente che i boss stanno usando il digiuno di un terrorista per incutere timore alle istituzioni e indurle a allentare le misure di detenzione. Di fronte a un simile ricatto, non ci dovrebbe essere alcun tentennamento e invece nelle forze politiche non solo non c’è stata coesione nella risposta a mafiosi e terroristi, ma addirittura ci si è soffermati sulla diffusione di notizie sensibili, quasi che il fatto grave fosse questo. Ma a questo proposito, sarà bene chiarire che un conto è un’informazione riservata e un altro un atto segretato. I colloqui tra Cospito e alcuni criminali sono avvenuti nel carcere di Sassari e da giorni erano il segreto di Pulcinella. Prova ne sia che proprio la mattina prima che Donzelli prendesse la parola, Lirio Abbate, cronista esperto di storie di mafia ed ex direttore dell’Espresso, su Repubblica anticipava le conversazioni tra l’anarchico e i boss. Cito testualmente: «Cospito condivide la sua ora di socialità con un camorrista e due mafiosi di Cosa nostra, in particolare un boss palermitano che anche lui è al 41 bis, e con loro passeggia nel cortile, parla, e condivide idee e analisi». Certo, non ci sono i nomi, ma c’è quel che basta per capire che l’alleanza fra terroristi e criminali contro il regime di carcere duro stava diventando di dominio pubblico. Del resto, a poche ore dall’intervento di Donzelli, sul sito del Domani, Giovanni Tizian e Nello Trocchia non solo hanno parlato dei colloqui in carcere con Francesco Di Maio e Francesco Presta, ma ai nomi «spifferati» dal parlamentare di Fdi ne hanno aggiunti altri, chiamando in causa Pietro Rampulla, artificiere della strage di Capaci, e Pino Cammarata, reggente del clan omonimo in provincia di Caltanissetta. La coppia di cronisti, di certo quei due nomi non li ha recuperati due ore dopo il discorso di Donzelli. Dunque il buon senso ci induce a credere che il documento riservatissimo del Dap, tanto riservato non fosse. Del resto, a chiarire che la relazione del Dap non fosse affatto segreta ci ha pensato ieri in tv lo stesso Lirio Abbate, il quale, pur dichiarandosi imbarazzato nel dover difendere il deputato di Fdi, ha spiegato che il rapporto non era un atto d’indagine, ma una semplice relazione ministeriale, senza prescrizione di riservatezza. Dunque, una tempesta in un bicchier d’acqua. O meglio, un modo per fuorviare l’attenzione, guardando il dito e non la luna. Ma a proposito di depistaggi, nessuno ha affrontato il tema posto provocatoriamente da Donzelli, il quale si è chiesto le ragioni del viaggio in Sardegna di quattro parlamentari del Pd. Ufficialmente, sono volati a Sassari per verificare le condizioni di salute dell’anarchico in digiuno per protesta. «Abbiamo visitato, tra gli altri Cospito, per ragioni umanitarie e non per mettere in dubbio l’applicazione del 41 bis o la revoca del provvedimento nel suo caso», ha dichiarato Debora Serracchiani. In realtà, a smentirla ci ha pensato Andrea Orlando, altro onorevole del Pd in missione speciale a Sassari, il quale il 7 gennaio si augurò via Twitter «che il ministro Nordio raccolga l’appello di giuristi ed intellettuali per la revoca del 41 bis a Cospito». Un’incomprensione? No, infatti il 29 gennaio sempre l’ex ministro della Giustizia ed ex ministro del lavoro twittò: «Penso che questo Cospito debba essere trasferito e il 41 bis revocato». Chiaro il concetto? Sì, ma è sempre meglio ribadirlo è così il 30 gennaio ecco un’altra presa di posizione: «È urgente trasferire Cospito e revocare il 41 bis. Ho detto in tutti i modi che il 41 bis va revocato in ossequio allo Stato di diritto». Tralascio i tweet di Beppe Provenzano, di Cecilia D’Elia e perfino di Carlo Cottarelli, tutti preoccupati per Cospito al punto da sollecitare l’intervento del ministro Nordio. Ma ora che si scopre che i peggiori mafiosi sono in combutta con l’anarcoterrorista per ottenere la revisione del carcere duro, obiettivo dichiarato fin dalle stragi di mafia, che hanno da dire i compagni? Sapete che c’è? Ho il sospetto che il polverone sollevato attorno a Donzelli, serva a sfuggire a questa domanda.
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