
Trimestrale Unicredit sopra le attese, anche se i ricavi sono in calo. L'ad: «Ridurremo l'esposizione ai Btp, ora a 54 miliardi».Unicredit ha concluso il primo trimestre con un utile netto a 1,38 miliardi (+24,7% rispetto al primo trimestre 2018). Un risultato che per la banca rappresenta «il miglior primo trimestre degli ultimi dieci anni per la seconda volta consecutiva». Un risultato che risulta sopra le attese degli analisti che si attendevano un risultato di 1,19 miliardi.I ricavi, invece, si sono mostrati in lieve flessione del 3% a 5 miliardi, con costi operativi del 4,2% rispetto al primo trimestre 2018 attestandosi a 2,6 miliardi. Le rettifiche sui crediti operate nel periodo sono scese del 5,8% a 0,47 miliardi. Buono anche il rapporto tra costi e fatturato, migliorato al 52,8%. Rispetto a marzo 2018, il margine d'interesse è poi salito dello 0,7% a 2,6 miliardi.Per quanto riguarda il margine operativo netto, la flessione è dello 0,5% a 1,9 miliardi. Le commissioni sono diminuite del 5,3% anno su anno a 1,7 miliardi. I crediti concessi alla clientela sono aumentati del 4,2% a 432,1 miliardi, mentre la raccolta è cresciuta del 4,3% a 429,3 miliardi.Il rapporto tra crediti deteriorati lordi e impieghi complessivi è calato di 1,9% punti, attestandosi al 7,6%. Il relativo tasso di copertura è segnalato al 61,8%. Giù anche le sofferenze di gruppo, calate del 15,1% a 21,4 miliardi. Sul fronte del capitale, l'istituto a fine marzo scorso aveva raggiunto un livello di capitalizzazione Cet1 del 12,25%, tra i più alti del settore bancario.In seguito alla pubblicazione dei conti di periodo, sono arrivate le prime valutazioni a caldo da parte della comunità finanziaria. Gli esperti di Jefferies hanno confermato la raccomandazione buy (comprare) e il prezzo obiettivo a 15 euro, definendo «solidi» i conti trimestrali.Nel corso di una conference call di commento successiva ai risultati, l'ad Jean Pierre Mustier ha annunciato che Unicredit ridurrà il peso del debito sovrano italiano in portafoglio, che attualmente «ammonta a 54 miliardi di Btp». Un quantitativo che «è il più elevato tra le banche europee». Per questo motivo, ha aggiunto, «provvederemo progressivamente ad allineare il quantitativo a quello dei nostri peer». La decisione «fa parte di una serie di misure finanziarie decise in cda in vista del nuovo piano che verrà varato a dicembre. Operazioni che puntano a rafforzare il profilo finanziario» dell'istituto, ha detto ancora il capo azienda.Mustier non ha voluto fornire un target specifico relativo alla riduzione dei Btp attesa, ma ha specificato che l'alleggerimento avverrà non attraverso la vendita di obbligazioni sul mercato, quanto piuttosto non rinnovando le emissioni che via via giungeranno a scadenza.Comunque, ha osservato ancora il numero uno di Unicredit, per la banca «l'impegno sull'Italia non è mai stato così forte. Siamo molto orgogliosi di essere un istituto europeo presente e quotato in Italia». Il banchiere francese ha anche ricordato come sull'Italia Unicredit abbia «incrementato del 4,4% anno su anno i crediti» e varato pochi giorni fa «un'iniziativa a supporto delle Pmi per la quale sono stati stanziati due miliardi di capitale».A rafforzare la sua tesi, il capo azienda ha poi ricordato i 65 milioni di euro in prestiti concessi per sostenere iniziative di social banking con cui «estendere il funding a persone che non hanno accesso al canale bancario». Il titolo del gruppo ieri in Borsa ha chiuso, dopo i realizzi, a 11,13 in calo del 2,69%.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





