2025-07-02
Trump cancella le sanzioni a Rosatom e Gazprombank dopo aver tolto i fondi Usaid alle Ong contrarie al progetto Paks 2.Con lo zampino del presidente americano, Donald Trump, Mosca torna ad assumere un ruolo di rilievo nell’energia nucleare di Budapest: il tycoon ha rimosso le sanzioni contro il leader energetico Rosatom e l’istituto di credito Gazprombank, entrambi russi. Si dà così il via libera alla Russia di portare avanti il progetto per ampliare la centrale ungherese di Paks 2, finanziata proprio da Mosca per 10 miliardi di euro. Si tratta di una decisione che ha delle ripercussioni geopolitiche e che soprattutto scombina le carte in tavola di Bruxelles in materia energetica. Facendo un passo indietro, l’iniziativa era stata firmata nel 2014 tra Russia e Ungheria. Con la prima centrale nucleare Paks già operativa, l’ampliamento del progetto prevedeva di costruire due nuove unità di reattori avanzati Vver-1200 di produzione russa in modo tale da aumentare la capacità energetica nucleare ungherese da 2 Gw a 4,4 Gw.La fase di stallo, come ricorda il sito di analisti militari Debug lies, è iniziata dopo che l’amministrazione Biden, nel novembre 2024, aveva applicato le sanzioni proprio contro Rosatom e Gazprombank, mettendo di fatto i bastoni tra le ruote a Paks 2. Tra le motivazioni avanzate dal dipartimento del Tesoro americano, si sottolineava il ruolo di Gazprombank nel finanziare l’esportazione energetica di Mosca, da cui poi ne traeva beneficio il settore militare russo. Va da sé che le misure di Biden avevano incrinato i rapporti con l’Ungheria, visto che le transazioni destinate a Paks si sono bloccate, i subappaltatori non sono stati pagati e si è aperta una fase di criticità per lo stesso settore finanziario ungherese. Tra l’altro la decisione dell’ex presidente dem aveva avuto delle ripercussioni anche sulla francese Framatome e la tedesca Siemens Energy, coinvolte nel progetto per fornire i sistemi di controllo. Inevitabilmente il cambio di rotta voluto dall’attuale amministrazione Usa segna un avvicinamento tra Washington e Budapest. Basta osservare le stesse dichiarazioni del ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, che, come riporta la Tass, ha definito la linea adottata da Biden come «nemica», al contrario della visione di Trump. Il tycoon aveva già cercato di preparare il terreno, visto che diverse Agenzie americane, tra cui Usaid, hanno congelato i fondi verso le Ong ungheresi aventi posizioni critiche contro Paks 2. Per esempio, Radio Free Europe/Radio Liberty, destinatarie delle sovvenzioni da parte dell’Agenzia statunitense per i media globali (Usagm), avevano scritto articoli che mettevano in dubbio la sicurezza di Rosatom. Nel marzo di quest’anno ne è quindi conseguita una controversia sui finanziamenti proprio con gli Stati Uniti.Ma la decisione di Trump di togliere le sanzioni contro i due colossi russi scuote anche le politiche energetiche dell’Ue su diversi fronti. Vero è che, nel settembre 2022, la Commissione Ue, con la guerra in Ucraina già iniziata, aveva chiuso un occhio sul progetto Paks e il coinvolgimento russo, riconoscendo l’iniziativa come uno step importante per arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050. Tuttavia, già nel 2023, l’Ucraina aveva chiesto al Consiglio dell’Ue di imporre delle misure contro Rosatom per diminuire l’influenza nucleare della Russia. Quindi, da una parte, la linea del tycoon aggiunge un altro ostacolo a Bruxelles per svincolarsi dalla dipendenza energetica di Mosca, anche se le sanzioni dell’Ue per ora si indirizzano a gas e petrolio, escludendo il nucleare. Dall’altra, potrebbe spostare la traiettoria energetica europea più sul nucleare, che su altre politiche green. Che è esattamente il contrario di ciò che vuole il vicepresidente della Commissione Ue per clima e concorrenza, Teresa Ribera. Ma stando a quanto comunicato da un rapporto dell’European investment bank del marzo del 2025, l’ampliamento del progetto Paks 2 avrebbe degli effetti positivi sui Paesi dell’Europa centrale: potrebbe infatti ridurre la dipendenza dal gas russo dell’8% entro il 2035.Ovviamente, a trarre i maggiori benefici sarebbe l’Ungheria: il completamento della centrale nucleare, come sottolineato dal rapporto Global economic prospects 2025 della Banca mondiale, comporterebbe la riduzione della dipendenza energetica del 15% entro il 2035, configurando un risparmio di oltre 2 miliardi di euro all’anno sui costi dell’energia. Se non si fossero rimosse le sanzioni contro Rosatom e Gazprombank, secondo l’Autorità ungherese di regolamentazione dell’energia e dei servizi pubblici, si sarebbe potuto verificare un aumento di costi pari a 1,8 miliardi di euro per importare energia alternativa. Ma a complicare ulteriormente il quadro sono le ripercussioni geopolitiche che ci saranno con Mosca, visto che l’80% dell’iniziativa è finanziata dalla Russia per 10 miliardi di euro. Ne consegue quindi l’indebitamento di Budapest e l’indebolimento della sua indipendenza strategica: da una parte ridurrebbe il vincolo con la Russia per importare gas russo, ma dall’altra resta legata indistricabilmente a Mosca per il progetto nucleare, causando un altro grattacapo per Bruxelles.
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